La guimauve di menta e cioccolata

Dovete sapere che quasi tutte le caramelle, anzi tutte, prima di diventare medicamentose per lo spirito, erano cure per i malanni del corpo. Questo accadde anche per la guimauve, ora meglio conosciuta come marshmallows. All’epoca, farla, era cosa da speziale, l’antico farmacista, che usava la mucillagine dell’altea (guimauve in francese) nota erba medicinale e ne ricavava un piacevole cubotto antitosse; poi, dato il suo sapore neutro, lo aromatizzava a piacere.
Divenne invece ad uso esclusivo dei golosi e non dei malati di gola quando al posto della mucillagine usarono, non più i farmacisti ma i confettieri, l’albume d’uovo e la gelatina. Il sapore e il colore rimasero comunque modificabili.
Questo è ciò che sta dietro ad un dolcetto che di solito si acquista e fa impazzire grandi e piccini. La bella sorpresa è che è possibile farlo in casa, piu morbido e meno dolce. Davvero squisito.
A chi si chiede se sia sintetico io rispondo che tutto risiede nella chimica della natura e non c’è niente di finto, nemmeno il colore. E a coloro che invece si domandano  quanto sia difficile l’esecuzione, io rispondo: preparare la guimauve è molto semplice. Semplice come fare un sorriso.

guimauve-menta-cioccolato

Ingredienti per 30 dolcetti

60 g di albumi

300 g di zucchero fine*

1 cucchiaio di zucchero fine

16 g  di gelatina in fogli

2 dl di sciroppo di menta

per completare

100 g di zucchero a velo

250 g di cioccolato fondente

Mettete la gelatina in ammollo nell’acqua fredda. Scaldate lo sciroppo di menta e lo zucchero per 8 minuti circa, il composto inizierà a fare molta schiuma. Nel frattempo montate gli albumi a neve con un cucchiaio di zucchero fine e il sale. Non appena saranno trascorsi gli 8 minuti unite a filo agli albumi lo zucchero alla menta e continuate a montare per almeno 5 minuti. Versate quindi il composto in un recipiente rettangolare o quadrato ad un altezza di 2 cm. Lasciate raffreddare a temperatura ambiente e poi mettete la guimauve in frigorifero fino al momento di tagliarla. Spolverate leggermente sopra e sotto con lo zucchero a velo e tagliate il composto a cubi o losanghe. Ricoprite i dolcetti con l’aiuto di un cucchiaino con un sottile strato di cioccolata sciolta su tutti i lati, lasciandoli asciugare un po’ alla volta.
Potete alternare lo sciroppo di menta ad altri sciroppi a piacere. Se vorrete provare i due colori, dividente a metà le quantità e usate due sciroppi diversi. Sovrapponete lo strato di colore diverso solo quando il primo strato sarà asciutto.
La cioccolata e la menta sono un ottimo abbinamento, ma se gradite potete lasciare la guimauve al naturale.

*lo zucchero fine si trova in vendita, oppure potete farlo frullando per poco tempo lo zucchero semolato.

Felice giornata a tutti!

 

La torta della Domenica: ciambella leggerissima (ma non volerà)

ciambellone all'olio

Si sa per certo che quando il paese è piccolo la gente mormora. Ma quella volta nessuno parlò perché nessuno può parlare con la bocca aperta soprattutto se spalancata, e per lo stupore. Accadde infatti qualcosa di molto strano nella forneria.

La signora Adalgisa in quella notte di Giugno  sfornava tranquilla le sue ciambelle. Le avrebbe portate al mattino alla scuola per la festa di fine d’anno. Fuori un bel silenzio ovattato accompagnava il suo lavoro attento. Solo, da lontano, si sentiva il solito vociare dei soliti che alzavano il gomito. A volte gli stessi si mettevano fuori dalla forneria ad aspettare le prime sfornate di panini dolci e brioche calde. Ma, quella volta nessuno aspettava.
Mise le ciambelle sul bel piano di lavoro pulito che tante ne aveva viste fare in tutti quegli anni; si tolse il grembiule, la cuffietta e uscì quatta quatta, quasi non volesse disturbare quelle dieci meraviglie che tronfie parevano volerla ringraziare. Respirò forte l’aria della notte e si avviò verso casa, stanca ma soddisfatta.
Era l’ora del giornale quando la forneria riaprì ed assieme al quotidiano il giornalaio portò fresca la notizia che Adalgisa era sconvolta: le sue ciambelle erano sparite. Spa-ri-te! L’aveva lasciata seduta con la testa tra le mani che andava ripetendo: “Mi hanno rubato le ciambelle, mi hanno rubato le ciambelle!”.
Arrivarono il vigile, di seguito il prete assieme al sacrestano, il farmacista, il barista e il bidello della scuola dove avrebbero dovuto mangiare le ciambelle sfacciatamente sottratte. E, arrivato uno e, arrivato l’altro, arrivò pure il sindaco che, lasciata la sede del consiglio, fu mandato di corsa a sincerarsi dell’accaduto.Fuori dalla forneria s’era ormai formato un corteo, un drappello che da lì partiva e arrivava fin quasi sul sagrato, come fosse una processione al contrario. E in mezzo a tanta calca il sindaco fece una fatica biblica ad aprirsi un varco. Finalmente riuscì ad entrare, ma Adalgisa nemmeno lo vide tanto era china nella sua mortificazione. Fu lui che invece, e non si sa se per il limite di quella situazione o perché volesse chiedere: se esisti, Dio, fa che si ritrovino le ciambelle che qui sto per morire di caldo, alzò gli occhi al cielo. E così come gli si erano alzati gli occhi gli caddero le braccia: le ciambelle erano incollate al soffitto, in procinto di volarsene via, come palloncini della fiera  di San Saverio sfuggiti al mazzo.

“Tiratele giù” urlò perentorio, dopo tutto era il sindaco, “roba da matti…”.

E aveva ragione. Possibile che nessuno si fosse accorto delle ciambelle sul soffitto? Tuttavia è bene quello che ben finisce e tutti tornarono alle loro cose. Le ciambelle furono messe in scatole e portate a scuola dove anche lì ben presto si volatilizzarono nelle piccole bocche affamate.
Tornò in consiglio il sindaco dove, nell’attesa, s’era fatto fitto fitto il chiacchiericcio degno ormai di una scolaresca abbandonata. E andava dicendo che era roba da matti, che eran volate le ciambelle. Poi, visto che i problemi comunali erano molti e valevano ben più di una ciambella, il parlottare s’andò così spegnendo e la riunione ricominciò seria.
Adalgisa non si scompose più di tanto, decisa comunque a cambiare la ricetta. Ogni tanto le viene da pensare ai dolci svolazzanti e rida tra sé, con un piccolo unico rammarico: le sarebbe piaciuto essere una di quelle ciambelle per provare a volare anche lei.

Ciambella leggerissima (ma non volerà) 

280 g di farina, 30 g di fecola, 1 bustina di lievito, 2 pizzichi di sale, 3 uova, 100 g di olio di semi di arachidi, 150 g di latte, semi di una bacca di vaniglia, 140 g di zucchero, zucchero in granella per decorare

Setacciate le farine con il lievito e il sale, montate le uova con lo zucchero e aromatizzate con la vaniglia. Senza smettere di montare aggiungere a filo l’olio e il latte. Incorporate le farine setacciate e versate l’impasto nella stampo da ciambella livellandolo. Distribuite sulla superficie lo zucchero in granella e infornate a 175 ° per 35 minuti. Testate la cottura inserendo uno stecchino nella parte più alta del dolce. Se non ne esce asciutto proseguite la cottura per altri 10 minuti. Sfornate la ciambella e dopo circa 20 minuti sformatela e lasciatela raffreddare su una gratella.

Felice giornata a tutti!

 

 

Le caramelle di zucchero

Gaspare, Melchiorre, Baldassarre: già dai nomi sorgono pensieri fantasiosi su questi scienziati ricchi e ben vestiti, che recano doni preziosi quanto loro. E la befana? Lei non s’appella per nome. Lei è befana e punto, stop.
Se non l’avete capito, anche se nutro un debole per Baldassarre, io tifo Befana. Vuoi mai: anche solo  perché nella “befanitudine” ci son già dentro e quasi fino al collo…
Due parole allora su chi era l’innominata Befana e di come accadde che fu costretta ad essere befana e un po’ strega per l’eternità e di più.
La sera di un lontanissimo  cinque Gennaio la signora Cesira se ne stava tranquilla, intenta a preparar caramelle. Da qualche giorno girava di casa in casa la novella che era arrivato “quel bambino”. Da nonna tenerissima, ma di nessun nipote qual era, voleva portagli giocattoli e caramelle fatte in casa che sarebbero stati il suo dono.  Fuori faceva molto, molto freddo e le sue ossa ne risentivano, tanto che lavorava vicino ad una stufetta per riuscire a scaldarsi. Bussarono alla porta. Sola, timorosa e circospetta non apriva mai dopo le otto di sera. Ma non erano degli sconosciuti: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre le si pararono dinanzi, pieni di mercanzie, ben tenuti ed eleganti come al solito. Lei si guardò il grembiule e le ciabatte e li invitò ad entrare.
“No, non ci fermiamo” rispose Baldassarre “ stiamo andando dal bambinello, vieni anche tu?”
“Baldassarre! Come ti sei fatto vecchio! No. Io non posso, son qui a preparar caramelle da portargli in dono e devono asciugarsi. Ci andrò domani, ci andrò. E poi fa troppo freddo.” E i tre se ne andarono, senza aggiungere altro.Sì, insomma, Baldassarre avrebbe voluto replicare, ma avevano molta fretta.
La mattina del giorno dopo, assai di buonora, Cesira riempì il paniere di giocattolini e caramelle colorate. Arrivò ansimante alla capannuccia, ma non c’era più nessuno. Aspettò un pochino, in mezzo ai brividi per il freddo mattutino, poi dovette tornarsene sui suoi fiacchi passi, tristemente.
“Eccola lì, la ritardataria!” urlò bruscamente un angelo del Signore
“ Ehi! Biondino caro, biondino bello, chiedo venia: stavo aspettando che le mie caramelle si asciugassero. Dov’è andato Gesù. Dove sono tutti?”
“Capo primo: biondino lo dici a tuo fratello! Io sono un angelo del Signore. Secondo: non so di preciso… Cercateli! Da qualche parte saranno andati…Terzo: se io son bello e biondo, tu sei una Befana e anche un po’ strega”.
Ecco fatto! Da Cesira diventò befana e per sempre.
E fu così che: per aver sbagliato i tempi, forse per un eccesso di confidenza, per un accesso di irriverenza, per l’artrite e non so cos’altro, Cesira sta ancora girando a cercare Gesù, lasciando doni e caramelle buonissime. Ma è Befana, nei secoli dei secoli.
Si dice che qualcuno l’abbia sentita parlare da sola. Tra sé e sé non fa che ripetersi: è proprio tutta una questione di tempo. Nella vita è solo una faccenda di ritmo…
Dunque, ditemi un po’: come si fa a non tifare Befana?

ginevrine

 

Ingredienti: 320 g di zucchero semolato, 80 g di succo di frutta senza zucchero, 1 cucchiaino di succo di limone, coloranti alimentari facoltativi

Occorrenti: casseruola, sac a poche senza bocchetta o cucchiaino, carta da forno teglia

Mettete gli ingredienti nella casseruola e mescolate fino ad ottenere un composto morbido. Scaldatelo per 5 minuti su fuoco basso, senza farlo bollire. Formate subito le caramelle grandi quanto vi piace. Il composto si allargherà leggermente. Lasciate asciugare per qualche ora poi staccatele dalla carta forno. Il colorante alimentare non è indispensabile. Il mio rosa è stato ottenuto mettendo al posto dell’acqua un po’ di succo residuo della cottura a vapore della prugne rosse.
Le caramelle si conservano per molto tempo se ben chiuse e in ambiente fresco e secco.

Per tutti una buona giornata felice!

Mentre scrivevo questo post ho appreso della morte di un grandissimo della musica: Pino Daniele. Mi viene spontaneo dedicarglielo.

 

IL BANANA BREAD

Due banana ignorate, e ora troppo scure. Se nessuno le ha mangiate prima, non lo farà di certo adesso. Ci sono molti modi di riciclare le banane mature e questo mi piace particolarmente, perché posso giocare, a parte la base di banana, con gli ingredienti: il banana bread.  Dal nome dovrebbe essere di certo un pane, ma non lo è totalmente. E’ una torta- pane o un pane- torta, di origini americane.  Fa parte delle ricette del brunch ed è tradizionalmente fatto con banane e noci, quindi questa è una mia rivisitazione: ho usato del cacao, del burro al posto dell’olio di semi e delle nocciole al posto delle noci. In America viene servito durante la mattinata del brunch leggermente tostato e accompagnato a marmellata e burro, io scelgo di lasciarlo morbidissimo-questa è la sua caratteristica- e di servirlo per colazione con ricotta o miele di castagno.

Banana bread con cacao e nocciole

banana bread

Per 6 persone

2 banane grandi mature

200 g di farina 00

30 g di cacao

200 g di zucchero semolato o di canna

½ cucchiaino di lievito in polvere

1 cucchiaino raso di bicarbonato

1  uovo

50 g di burro fuso

60 g di nocciole tritate grossolane

Un pizzico di sale

Riduciamo in poltiglia le banane con una forchetta.  Aggiungiamo poi lo zucchero e mescoliamo con l’aiuto di un frullino elettrico.  Ottenuta una crema morbida, inseriamo l’uovo, e il burro fuso continuando a mescolare.  Per ultima la farina settacciata con le polveri lievitanti e le nocciole.  Dividiamo l’impasto mettendone 2/3 in una ciotola e 1/3 in un’altra ciotola.  Mescoliamo alla parte più piccola 30 g di cacao in polvere.  Rivestiamo uno stampo da plum cake con della carta forno dopo averlo leggermente imburrato e versiamo prima l’impasto chiaro.  Con l’impasto scuro, formiamo un cordone al centro. Poi terminiamo di vuotare tutto l’impasto.  Inforniamo a 180 ° C, per 35 minuti.  Raffreddiamo su una gratella e serviamo accompagnadolo a piacere.

Buona giornata!

Fatto apposta per papà

Caro papà,

oggi, che è la tua festa, abbiamo pensato di lavorare per te, che lavori per noi. Ti abbiamo preparato la pasta fresca che ti piace tanto.  L’abbiamo stesa tutta a mano, un po’ per uno, con un mattarello grandissimo. Poi ti abbiamo preparato degli attrezzi da lavoro, ma non li devi usare per davvero li devi solo mangiare! Abbiamo fatto fatica ma siamo felici e speriamo che ti piaccia tutto.  Tanti auguri, sei un papà meraviglioso.

Da tutti noi

Pasta al pomodoro fresco

pasta fresca

Per 4 persone

Per la pasta

400 g di farina

4 uova

Facciamo la fontana con la farina e mettiamo le uova nel mezzo.  Iniziamo ad amalgamarle con una forchetta quando vedremo formarsi l’impasto, raccogliamo con le mani e iniziamo ad impastare fino a formare un composto liscio.  Copriamola con la pellicola ben stretta e la mettiamo in frigorifero per mezz’ora. Trascorso il tempo, prendiamo il mattarello e iniziamo a stenderla sul piano infarinato, spostando le mani verso il centro, durante la tiratura per renderla uniforme.

sfoglia di psta fresca

Formata la sfoglia che deve essere molto sottile la pieghiamo su se stessa fino a chiuderla al bordo e la tagliamo a strisce con il coltello.  Apriamo le strisce e le mettiamo su un vassoio infarinato.

tagliatelle

Per il sugo di pomodoro fresco

½ kg di pomodori ramati

4 cucchiai di olio

1 spicchio di aglio

Sale, un pizzico di zucchero

Basilico a piacere

Laviamo e tagliamo i pomodori a piccoli pezzi.  Li mettiamo in una padella dove avremo fatto soffriggere l’olio e l’aglio. Mescoliamo, saliamo e mettiamo lo zucchero; portiamo a cottura per 20 minuti, mescolando ogni tanto. A cottura ultimata passiamo il sugo con il setaccio a mano e aggiungiamo le foglie di basilico dopo averle lavate e ben asciugate.

Lessiamo le tagliatelle per circa 10 minuti in acqua bollente salata e le ripassiamo nella padella con il sugo e un po’ d’acqua di cottura.  Serviamo con parmigiano e un filo di olio crudo.

Attrezzi da lavoro

biscotti attrezzo

Per ottenere le forme ci basterà disegnarle su un cartoncino, ritagliarle e ripeterle sulla pasta frolla.

sagome

Per la pasta frolla

400 g di farina 00

1 cucchiaino di lievito

200 g di burro freddo

2 uova

100 g di zucchero a velo

1 cucchiaio di latte

25 g di cacao

Un pizzico di sale

Mettiamo la farina setacciata con il lievito, il sale e il burro tagliato a pezzi piccoli in una ciotola. Iniziamo ad amalgamare con la punta delle dita, fino ad ottenere un composto sabbioso.  Aggiungiamo lo zucchero a velo e le uova leggermente battute.  Finiamo di impastare sul piano da lavoro; quando inizia ad amalgamarsi lo dividiamo a metà e completiamo la frolla al cacao con il cacao e il cucchiaio di latte.  Amalgamiamo i due impasti e li mettiamo coperti in frigorifero per un’ora.  Li stendiamo sul piano di lavoro infarinato e ritagliamo le sagome.  Possiamo cospargere i biscotti di granella di mandorle e di zucchero dopo averli pennellati con un po’ di uovo battuto.  Inforniamo per 12 minuti in forno a 180° placca a meta.

I miei auguri di vero cuore a tutti i papà, ché di papà non ce n’è mai abbastanza.

Voglia di fragole

Strawberry fields for ever, cantavano I Beatles. Ero poco più che bambina.
Li ho amati moltissimo e continuo ad ascoltarli.  Se mi inonda il profumo delle fragole non posso far a meno di ricordarmi di questo pezzo che è il mio preferito.  Ci sono molte fragole, troppe, in offerta . Sono tutte o quasi spagnole e nascondono una malefatta: ingenti quantitativi di acqua per innaffiarle, al limite della catastrofe ambientale.  Non ho resistito e non posso, mi invitano troppo alla, se pur innocente  trasgressione del quasi-chilometro zero. Profumo e ricordo messi insieme, voglia di colore e di primavera.  Una tantum, poi aspetterò le fragole italiane, rosse, saporite e ascolterò i Beatles, come sempre.

Budino di fragole

spumini di fragola

Ha la consistenza di una bavarese, ma non posso definirla tale, non ci sono le uova e preferisco chiamarlo budino.   Quindi è particolarmente leggero e ideale per chi è intollerante.

Per 4 persone

250 g di fragole

250 g di panna

125 g di zucchero semolato

250 g di acqua

Il succo di mezzo limone

10 g di gelatina in fogli

Lasciare in ammollo i fogli di gelatina nell’acqua fredda.  Lavare le fragole, asciugarle togliere il picciolo e tenerne da parte per la decorazione.  Bollire l’acqua con lo zucchero e il succo di limone per almeno 2 minuti.  Raffreddare leggermente, strizzare molto bene i fogli di gelatina e inserirli nello sciroppo, quindi mescolare con cura.  Attendere che lo sciroppo si intiepidisca e aggiungere le fragole frullate.  Di seguito la panna montata, non troppo ferma.  Con una spatola amalgamare piano e versare il composto in uno stampo da plum cake, oppure in stampini monoporzione.  Mettiamo  in frigorifero, copriamo e lasciamo raffreddare per almeno due ore  Non è difficile sformarlo, ma se vogliamo essere certi di non avere problemi, foderiamo lo stampo con pellicola dopo averlo leggermente inumidito.  Gli stampi piccoli invece si sformano, passando un coltello attorno al budino.  E’ possibile sostituire la gelatina in fogli con 1 cucchiaino e mezzo di Agar-agar in polvere. In questo caso inserite l’agar agar nel liquido freddo, poichè si attiva bollendolo.

Salsa di fragole per verdure al vapore

Vedo fragole e immagino torte, vedo una torta e me la immagino ricoperta di fragole.  Questa è però una salsa salata, divagazione sul tema, che ben si presta per il suo colore e il suo sapore insolito ad essere abbinata alle verdure, rigorosamente cotte a vapore.

Per le verdure

100 g di carote

100 g di patate novelle

100 g di asparagi

100 g di zucchine

100 g di spinaci

100 g di broccoletti

100 g di piselli

100 g di cipollotti

Facciamo cuocere le verdure a vapore secondo i seguenti tempi di cottura: patate 14 min., carote 12 min., broccoletti 8 min., asparagi 7 min., zucchine 5 min., cipollotti 5 min.,   piselli 4 min., spinaci 2 min., aggiungendo un filo di olio e un pizzico di sale grigio dell’Atlantico.  Scoliamo le verdure e raffreddiamole sotto l’acqua fredda, poi stendiamole su un piatto.

Per la salsa

5 scalogni tagliati fini

Erba cipollina

Aceto balsamico

Succo di agrumi misti(limone arancia o pompelmo)

100 g di fragole passate al setaccio a mano

Per servire

Mescoliamo gli scalogni all’erba cipollina, uniamo il succo di agrumi, la purea di fragole e un filo di olio di oliva, versiamo il tutto sulle verdure e serviamo.

Buona settimana!

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Riscoperta delizia: la vera cioccolata in tazza

nera

La cioccolata al mattino, o per merenda, possiede un’ indiscutibile sacralità, un intento e talento tutti suoi di scogliere i nodi della vita: un amore svanito, un bisticco, una giornata troppo intensa… lei risponde sempre:  presente!  Ché la cioccolata sta a metà strada tra il peccato e la redenzione,  tra il certo e la sorpresa, perchè non è mai uguale a se stessa.  Quale altro ingrediente sa fondersi e ricomporsi con tale  maestria?
Cioccolata: da mordere, rosicchiare piano, succhiare, bere. Ci tuffo un biscotto e mi rituffo inevitabilmente nei ricordi.  Mi perdo e sostengo sempre più forte  che: è meglio perdersi in una cioccolata piuttosto che perdersela.

Una cosa è certa:  la vera cioccolata in tazza è una rarità.   Colui che riesce a riunire figli, amici, amici dei figli per una merenda fatta di questa specie di genius loci ,  possiede il carisma di chi incanta le folle.  Sono esagerata? Sì. E ne sono certamente felice.  Buona cioccolata a tutti!

Se volessimo provare:

Con la tavoletta di cioccolata non facciamo gli snob.  Non corriamo dietro a questo dictat delle percentuali, seguiamo il nostro gusto e saremo vincenti.  In parole povere usiamo la tavoletta che più ci piace.

per 4 persone

300 gr. di cioccolato fondente

80 gr di zucchero

4 dl di latte

tagliare il cioccolato a pezzetti, mettere in un pentolino il latte con lo zucchero e scaldare a fuoco dolce, fino a che lo zucchero non si saràcompletamente sciolto, aggiungere il cioccolato e mescolare per 5 minuti, fino a che non si sarà completamente amalgamato.  Potete servire la cioccolata calda con un ciuffo di panna montata sopra, accompagnandola a fette biscottate con burro e marmellata, oppure con della frutta fresca o dei frollini di riso.

Ma si può fare con il cacao.  Romantico, nostalgico cacao, per farne un “quasi budino” buonissima!

per 4 persone

1/2 lt di latte

75 gr di cacao amaro in polvere  setacciato, assieme a un cucchiaio da thè di maizena

1/2 bacca di vaniglia, o una stecca di cannella

Sciogliere  in metà del latte freddo la maizena e il cacao setacciati aiutandovi con una frusta, per non fare grumi.  Scaldare il latte rimanente con lo zucchero e gli aromi.  Versiamolo a filo sul composto di cacao, passiamo il tutto al colino fine e rimettiamo la casseruolina sul fuoco, mescolando a fuoco dolce per 10 min.  La densità dovrebbe essere giusta.  Se dovesse essere troppo densa aggiungete altro latte, se vi piace invece tipo budino aumentate la quantità iniziale di maizena di circa la metà.

E per finire viriamo sul bianco.  Con la cioccolata bianca, di certo più discreta, mi piace sbizzarrirmi e la profumo con il lime.

bianca

Per 2 persone

50 g di cioccolata bianca

200 g di latte

1 cucchiaio raso di maizena

Buccia di lime a piacere

Mettere in un pentolino due cucchiai di latte e la cioccolata bianca spezzettata per farla sciogliere.  Mettere il rimanente latte in una tazza e aggiungere la maizena.  Con l’aiuto di una forchetta amalgamare la maizena al latte, aggiungere alla cioccolata bianca sciolta e sul fuoco basso portare ad ebollizione.  Cuocere fino ad addensare.  Vuotare nella tazza e cospargere un po’ di buccia di lime, accompagnare con dei biscotti alle mandorle.

A voi un grazie e un  buonissimo fine settimana; che sia o non sia la vostra prima cioccolata fatta in casa, ne andrete fieri.  Purtroppo non sarà l’ultima, che c’è ancora tanto Inverno da passare.  Cito l’unico vero effetto collaterale: vi potra capitare di trovare vicini bisbiglianti sulla soglia di casa, la cioccolata sprigiona un profumo pazzesco.  No problem.  Invitate anche loro.

Soffici dolci, tenere colazioni…

Quelle della Domenica mattina sono le colazioni che ci riuniscono.  Solitamente sono i più piccoli che si alzano prima e quatti quatti  arrivano nel lettone, gli stessi che durante la settimana non si sveglierebbero neanche con le cannonate.  Pazienza…è bellissimo, è tutto bellissimo quando si può stare insieme.    I miei sono ricordi tranquilli, che mi scaldano il cuore. Anche adesso che sono grandi l’abitudine di ritrovarci la Domenica mattina ci dà sempre un enorme piacere e, se  non c’è il dolce della mamma, le scopro deluse.  Questi, che vi propongo, sono dolci molto leggeri e veloci da fare.

Plumcake sofficissimo

plumcake

Per 4 persone

250 g di farina autolievitante

1 cucchiaio di pasta di nocciole o nutella

200 g di uova intere

Un pizzico di sale

200 g di zucchero semolato

200 g di panna montata

50 g di nocciole tritate

Montiamo le uova con lo zucchero fino allo sbiancamento, inseriamo nel composto la nutella e mescoliamo per amalgamare.  Inseriamo la farina a mano e per ultima la panna montata.  Inforniamo a 170° per 40/45 minuti.  Una volta sformato e raffreddato lo pennelliamo con della gelatina di albicocche scaldata e passata al colino fine e lo cospargiamo con la granella di nocciola.

Piccoli muffin al limone 

muffin

Per 4 persone

150 g di farina00

50 g fecola

1/2 bustina di lievito

1 uovo + 1 tuorlo

100 g di mascarpone

50 g di cioccolato bianco fuso a bagnomaria o nel microonde

180 g zucchero semolato

scorza di mezzo limone

Setacciamo la farina con il lievito. Montiamo molto bene l’uovo e il tuorlo con lo zucchero e un pizzico di sale, aggiungiamo il mascarpone, il cioccolato bianco fuso intiepidito e la scorza del limone.  Montiamo per amalgamare bene e aggiungiamo la farina a mano. Versiamo l’impasto aiutandoci con due cucchiaini dentro ai pirottini di carta, che sistemeremo sulla placca del forno, avendo cura di usare 3 pirottini per volta per stabilizzare l’impasto, quelli in più li riuseremo.  Inforniamo a 170°C , placca del forno a metà, per circa 20 minuti. Cospargiamoli di zucchero a velo, oppure imbeviamoli con uno sciroppo al limone. Durano per molti giorni se li chiudiamo in un sacchetto.  Per fare lo sciroppo di limone: bolliamo per 15 minuti il succo filtrato di un limone assieme a pari quantità di sciroppo di zucchero, in vendita nei supermercati.  Possiamo usare al posto del limone  del succo di arancia o di lime.

Buon fine settimana!

Biscotti Befanini

“la befana vien di notte,  con le scarpe tutte rotte…”

Ma vogliamo preparare dei biscotti per questa nonna generosa che vola sulla scopa.
Stanca, con le scarpe tutte rotte e sporca di fuligine, che posa la scopa e entra dal camino per riempire le calze appese  di doni e carbone dolce.
Allora  chiediamo alla mamma di aiutarci a farli: sono belli, colorati e buonissimi.

befanini

I befanini, ovvero i biscotti del 6 Gennaio

Per circa 30 biscotti

250 g di farina

150 g di zucchero semolato

70 g di burro a temperatura ambiente

1 uovo+1 tuorlo

La scorza di un arancia

Latte q.b

2 cucchiai di rum

1 cucchiaino di lievito per dolci

Confettini colorati

Tagliamo a dadini il burro.  Raduniamo in una terrina la farina, lo zucchero, l’uovo sbattuto, la scorza di arancia e il burro.  Mescoliamo, e uniamo un po’ alla volta il latte.  Aromatizziamo con il rum e rovesciamo l’impasto sul tavolo.  Impastiamo fino ad ottenere una palla, la copriamo con un telo e la lasciamo in frigorifero per almeno 30 minuti.  A questo punto stendiamo la pasta ad un altezza di 4 mm. Ricaviamo i biscotti con gli stampini; reimpastiamo lo scarto e ricaviamo altri biscotti fino a terminarlo. Spennelliamo i biscotti con il tuorlo sbattuto e li decoriamo con i confettini colorati o le momperiglie.  Sistemiamo i biscotti sopra la teglia rivestita con carta forno ben distanziati e cuociamo in forno statico per 18/minuti.  Ultimata la cottura li mettiamo a raffreddare su una griglia.

Succede che ogni tanto la Befana lasci del carbone.  Ma non preoccupatevi, è solo dolce.  Buona giornata a tutti!

…ci vogliono mille fornai!

La leggenda del panettone assomiglia a una novella di Natale di sapore dickensiano, ma siamo molto più indietro nel tempo.
Si narra che un povero, poverissimo garzone di fornaio di nome Toni, fosse davvero stanchissimo mentre si aggingeva a preparare l’ultimo impasto per la torta natalizia dei signori. Per quanto lo riguardava avrebbe preferito trascorrere il Natale accanto al capezzale della mamma ammalata.
E furono proprio la stanchezza e le sue pene a fiaccarlo mentre “pirlava” le forme delle torte: sbagliò un movimento e rovesciò sull’impasto una montagna di zucchero. Tentò allora di recuperare il tutto: aggiunse altre uova, canditi, uvetta , altra farina, altro burro, ma niente…L’ insieme era un’ammasso incosistente, anarchico, vagamente somigliante ad una torta ricca.
Allora iniziò a piangere. Dapprima con un pianto sommesso, come quello di un bambino, poi pianse sempre più forte. Erano lacrime di disperazione mista a stanchezza. Colavano e andavano mescolandosi all’impasto che, come fosse per miracolo, alla fine gli riuscì. Con gesto pacato, lento, per non disturbare quella montagna dolce che cresceva e cresceva, tagliò le forme e le mise a cuocere, presentendo la bufera nella bottega del suo padrone: sarebbe stato cacciato.
Ma il giorno dopo il pane dolce  meraviglioso, profumato, morbido, dorato e perfetto. Il suo padrone che lo vendette ai signori , fece davvero affari d’oro, tanto che tutti gliene chiedevano ancora ed egli andava rispondendo:- Questo è il pan de Toni. Ci vogliono mille fornai per fare tutto quello che chiedete!
Toni non venne cacciato anzi, venne chiamato per render conto di tanta e inaspettata bontà e fu costretto a riprendere le fila della sua testolina scarna per riuscire a ricordarsi cosa avesse messo in quel pane. Mah…Ricordava tutta quella pioggia di zucchero, aveva ancora davanti agli occhi la confusione e nel vivo ricordo le sue lacrime. Ecco: le lacrime! Che fossero state le sue lacrime? Con la forza della disperazione cerco di ricordarsi l’esatta procedura del suo errore…
Fu così che questo dolce spettacolo arrivò alla tavola di Ludovico il Moro, durante il suo pranzo per la proclamazione a Duca di Milano. Il Pan de’ Toni venne offerto come  Panis quidam acinis uvae confectus, cioè: pane confezionato con l’uva.
Ben presto, dal castello degli Sforza, la notizia di questa nuova bontà si sparse in tutta Milano. Il panfrutto più buono, lo definirono, con un unico dubbio: avrebbero potuto assaggiarne ancora?
Sì. Perché con un gesto elegante e lungimirante Ludovico il Moro assunse Toni quale pasticcere di corte e fece distribuire la ricetta a tutti i fornai di Milano – sicuramente più di mille.  Il pan de’ Toni, il pan frutto più buono mai assaggiato,  venne chiamato per comodità Panettone.
Eravamo nel 1495: ancora una volta da un errore nacque un mito.

Panettone

  
Per fare il panettone in casa serve solo un po’ di tempo e la voglia di impastare. Non servono invece tutte le lacrime di Toni per formare l’impasto.
Non essendo lievitato naturalmente, questo panettone va consumato entro un giorno dalla preparazione.
Per 8 persone
Occorrenti: ciotola, 1 stampo di carta da panettone di ½ kg o stampini di alluminio monoporzione
Primo impasto
75 gr di farina
45 g di acqua
5 g di lievito di birra
Secondo impasto
250 g di farina Manitoba
150 g di zucchero
100 g di latte
1 uovo + 1 tuorlo
2 g di lievito di birra
Terzo impasto
100 g di burro morbido
3 tuorli
150 g di farina manitoba
2 cucchiaini di miele di acacia
70 g di zucchero
3 g di sale
Scorza grattugiata di un limone e di un’arancia
Vaniglia
50 g di cocce di cioccolato, oppure 50 g di canditi misti
Preparazione
Aromatizziamo il burro con la vaniglia e la scorza degli agrumi, teniamo da parte.
Per il primo impasto: sciogliamo il lievito nell’acqua tiepida, uniamo la farina e prepariamo un panetto. Poniamo il panetto in una ciotola, lo copriamo e lo lasciamo lievitare in luogo caldo per 5 ore.
Per il secondo impasto: uniamo lo zucchero al primo impasto, e il lievito sciolto nel latte. Incorporiamo le uova, leggermente sbattute, la farina e impastiamo incorporando il latte rimasto. Lavoriamo la massa per almeno 20 minuti, fino a che l’impasto non si stacca perfettamente dalla ciotola. Lasciamolo lievitare, protetto da pellicola per alimenti, in luogo caldo per 5 ore, o almeno fino al raddoppio del volume.
Per il terzo impasto: riprendiamo la pasta, uniamo la farina, i tuorli, leggermente sbattuti, il miele, lo zucchero e il sale. Solo alla fine incorporiamo il burro morbido. Impastiamo a lungo e completiamo con le gocce di cioccolato o i canditi, lavorando il tempo necessario per distribuirli uniformemente. Mettiamo l’impasto nello stampo, o lo dividiamo per inserirlo negli stampini monoporzione. Proteggiamo gli stampi e li lasciamo al caldo fino a che l’impasto non ha superato il bordo. Incidiamo la superficie dei panettoni con un taglio a croce cospargiamo con zucchero in granella e inforniamoli a 170° 35 minuti per un unico panettone o per 20 minuti se sono piccoli. Raffreddiamo leggermente e sformiamo su una gratella per dolci.

foto panettone

CREMA TIRAMISU’ PASTORIZZATA
Una crema ideale da servire con il panettone è quella classica del Tiramisù. questa versione è tratta dal libro “TIRAMISU’ E CHANTILLY”, la bibbia per chi vuole specializzarsi in queste tipologie di dolci. La pastorizzazione delle uova, garantisce un risultato igienicamente perfetto.

175 g di tuorli
340 g di zucchero semolato
100 g di acqua
1 baccello di vaniglia
500 g di mascarpone
500 g di panna
In un pentolino portiamo alla temperatura di 121°C l’acqua e lo zucchero, per chi non avesse il termometro da pasticceria, ci vorranno circa 7 minuti in tutto(versiamo prima nel pentolino l’acqua e poi lo zucchero, non viceversa). Incorporate lo sciroppo di zucchero ai tuorli, sbattendo fino a raffreddamento, per circa 20 minuti Aggiungiamo il mascarpone precedentemente, sbattuto e la panna semimontata.

foto panettone e crema

7 creme 7, per farcire panettoncini
Sette idee per rendere ancora più golosa una merenda a base di panettone. In questo caso ho farcito dei piccoli panettoni.

Con la panna e gli smarties
Montiamo la panna ben soda aromatizzata con la vaniglia. Tagliamo la calotta dei panettoncini, spruzziamoli con un po’ di succo di frutta a piacere farciamoli con la panna e decoriamoli con gli Smarties

Con la frutta
Tagliamo a pezzettini della frutta fresca a piacere, tagliamo la calotta ai penettoncini, spruzziamoli con del succo di arancia zuccherato e li farciamo con della crema pasticciera e della frutta, decorandoli poi con altra frutta fresca.

Con i mandaranci e la cioccolata al latte
Tagliamo la calotta ai panettoncini li spruzzimo con un po’ di succo di mandarancio zuccherato, li farciamo con nutella, qualche spicchio di mandarancio spezzettato e decoriamo con cioccolato, mandarancio e zucchero a velo.

Con la crema di marroni
Tagliamo le calottine ai panettoncini li farciamo a del mascarpone, che avremo mescolato a un po’ di zucchero e a un po’ di cacao, aggiungiamo dei marrons glacès spezzettati e spolverizziamo con zucchero a velo.

Con la cioccolata bianca
Fondiamo la cioccolata bianca, la versiamo sui panettoncini, e ricopriamo con delle gocce di cioccolato fondente. Decoriamo con una ciliegina candita e raffreddiamo in frigorifero, prima di servire.

Con crema di ricotta e amarene sciroppate.
Tagliamo la calotta ai panettoncini, mescoliamo della ricotta allo zucchero e aggiungiamo amarene sciroppate tagliate a piccoli pezzi. Guarniamo con abbondante zucchero a velo e cacao.

Con le arance e la cioccolata fondente
Tagliamo le arance dopo averle pelate a vivo e le mescoiliamo al cioccolato fuso. Guarniamo con cioccolata fusa e zucchero a velo e scorzette di arancia tagliate sottili.

foto panettoncini

Buona settimana!

P.S. Un consiglio: il panettone è molto calorico. Se lo serviamo con creme e guarnizioni diventa il sostitutivo di un pasto. Serviamolo a colazione o a merenda e non alla fine del pasto di Natale, perché credo sarebbe troppo. Un’idea invece mangiarlo mentre si gioca a carte il pomeriggio. Vero?