Dolcetto mondiale

Oserei definire la Pavlova un dolce mondiale e non per rimanere in tema, ma perché viene da lontanissimo. Ma poi, già che ci siamo, mi viene in mente che questa sera gioca l’Australia.
Nasce non per caso o per errori di procedura, proprio  in Australia, quindi dal “al di là del mondo”. Non ci sono leggende, come capita spesso alle ricette passate alla storia. Qui è tutto vero o quasi.
La tradizione racconta che questa dolcezza  nacque nel 1935, quando lo chef di un albergo di Perth, la preparò per la cena in onore della famosa ballerina russa Anna Pavlova, in città per il suo spettacolo. Incantato da tanta soave bellezza, penso di chiamare questo candido dolce proprio come lei.
Ma non racconta, la tradizione, di come la moglie dello chef, sapendo di questa intitolazione, si arrabbiò moltissimo, perché in tanti anni di vita in comune e con tutto quello che le era toccato di sopportare,  lui non le aveva dedicato mai, nemmeno, un biscottino. Sicché rubò di nascosto gli appunti precisi del consorte e li inviò tramite posta a sua cugina Geffy, giù a Matamata, incaricandola di portare la ricetta al maestro pasticcere del luogo. Geffy che non vedeva l’ora di assaggiare, corse di corsa in pasticceria.
Morale: non sottovalutare mai la velocità della posta e non sopravvalutare la pazienza delle mogli.
Perché poi, da tutto questo, nacque un caos pazzesco, che sfiorò la disputa. Fu tutto un:” Sono stato io… no! Sono stato io… perché lui… perché lei…”.
Insomma non s’è capito ancora se fu lo chef su a Perth incantato da tanta giovanile grazia o se fu il pasticcere amico della Geffy giù a  Matamata a inventare questa delizia.
Morale: stretta la foglia, larga la via. Anche stavolta ho detto la mia!

Pavlova con panna alle fragole efrutta

pavlova 1



Ingredienti: 180 g di albume, 300 g di zucchero semolato, 50 g di zucchero a velo, 10 g di glucosio o miele, 1 cucchiaino di aceto bianco, 1 cucchiaio raso di maizena, 125 g di fragole o frutti rossi misti, 2 cucchiai di gelatina di albicocche o di frutti rossi, 1 cucchiaio di zucchero,  250 g di panna vegetale da montare, un pizzico di sale, frutta mista a piacere
Occorrenti: sbattitore elettrico ciotola molto amplia, setaccino, spatola, cucchiaio, carta da forno, sagoma rotonda (facoltativa)
Grado di difficoltà. medio

Nella ciotola capiente iniziate a montare gli albumi unendo poi tre volte lo zucchero semolato e il miele e l’aceto. Montate fino a che la meringa non risulterà molto soda e alzando la frusta si piegherà a becco d’aquila (bello, mi piace becco d’aquila). Aggiungete a mano lo zucchero a velo e la maizena setacciati. Disegnate un cerchio di cm 18 su un foglio di carta forno, poi giratelo e appoggiatelo all’interno della placca. Con i cucchiai iniziate a riempire il cerchio con la meringa e poi formate i bordi, dovete in pratica ottenere un contenitore. Se lo desiderate potete distribuire la meringa con la sac a poche. Ma non serve essere precisi. Il dolce non lo richiede.
Con la meringa rimasta formate delle meringhe più piccole o dei cestini più piccoli. Infornate a abbassate la temperatura a 120° C, cuocendo la meringa grande per 1 ora e 20 minuti e le meringhe piccole per 50 minuti.

Per preparare la panna alla fragola: lavare e asciugare la frutta. Frullarla con la marmellata e lo zucchero. Portarla ad ebollizione e bollire per 5 minuti mescolando. Lasciare raffreddare molto bene. Montate la panna e unite poco per volta il frullato. Non è necessario unirlo tutto.

Per servire: appoggiate i contenitori sui piatti di servizio. Completate con una dose generosa di panna, altra meringa e  frutta a piacere.

pavlova 2

 

Le pranzo-idee della Domenica: parmigiana di melanzane

 

Parmigiana

Parmigiana di melanzane mammachebuono.wordpress.com

Questa è una versione leggera della parmigiana di melanzane che prevede di lessare le melanzane anziché friggerle. Potrete usare per questa preparazione sia le melanzane lunghe che quelle rotonde. Buona preparazione.

Per 4 persone

Ingredienti: 600 g di melanzane,1 cipolla bianca o dorata,1 spicchio di aglio, 250 gr di mozzarella, 500 gr di pomodori pelati, 1 cucchiaino di zucchero, basilico, sale e pepe, 100 g di parmigiano grattugiato
Occorrenti: coltello, tagliere, colapasta, casseruola, carta da cucina teglia cm 25×35
Tempo di preparazione: 1 ora + cottura
Costo del piatto: basso

Preparate il  sugo di pomodoro: affettate la cipolla sottile e mettetela in una padella a rosolare in 3 cucchiai di olio di oliva. Aggiungete l’aglio spellato, i pomodori pelati che avrete prima tagliato a pezzetti, il sale o del dado vegetale, una presa di zucchero e cuocete la salsa per almeno 15 minuti, scoperta.
Pressate la mozzarella tra due fogli di carta da cucina per asciugarla e riducetela a cubetti.
Tagliate le melanzane a fette spesse non più di 3/4 mm. e lessatele fino ad ammorbidirle in acqua bollente salata a cui avrete aggiunto poco aceto bianco, 2 spicchi di aglio e dell’origano fresco. Scolatele su carta da cucina che cambierete almeno una volta per poterle asciugare molto bene.   Accendiamo il forno a 200° C e iniziamo a comporre la parmigiana in questo modo: mettiamo due cucchiai di olio d’oliva sul fondo della teglia e ungiamo bene il fondo e le pareti, mettiamo il primo strato di melanzane, aggiungiamo il sugo, la mozzarella, il parmigiano reggiano, poi un altro strato di melanzane e così via. Chiudiamo la parmigiana con sugo e parmigiano e aggiungiamo a piacere: pane grattugiato e mozzarella.
Potete completare il vostro pranzo con petto di pollo al limone o  pesce al vapore condito con limone e prezzemolo.
La parmigiana dura anche due giorni in frigorifero e fino a sei mesi se congelata. Potrebbe essere l’idea geniale per il vostro pic nic o addirittura il vostro pranzo veloce in ufficio.

Buona Domenica piena di sole a tutti!

 

 

 

Bello come una torta, buono come un risotto

“Questo risotto è bello come una torta!”. È  stato il commento di Edoardo, cinque anni, invitato d’onore. Non sapeva nulla degli ingredienti, ma l’aspetto era invitante e l’occhio, che ha avuto la sua parte, ha stimolato il suo interesse e il suo appetito. Alla fine ha osservato la rapa rossa, se l’è passata bene bene sulle  manine e mi ha chiesto se poteva disegnare qualcosa…

E per lui la rapa rossa o barbabietola, è diventato un simil-acquerello. Magnifico! La fantasia dei nostri piccoli è infinita, la capacita di scoprire e  di provare stupore è degna di artisti. La rapa rossa è così diventata un nuovo gioco; poi l’ha assaggiata al naturale, ipotizzando comunque altri piatti: un budino, una minestra, la pastasciutta. E, dandomi preziosi consigli, mi ha lanciato una sfida: il prossimo risotto dovrà essere blu.

Risotto alla rapa rossa e fonduta leggera di crescenza

risotto alla rapa rossa

Per 4 persone

320 g di riso vialone nano

1 rapa rossa media, anche precotta

1 cucchiaio di verdure per soffritto

½ bicchiere di vino bianco

Brodo vegetale

80 g di crescenza

1 bicchiere di latte

6 cucchiai di olio

40 G burro

40 g grana

Sale

Paprika dolce(facoltativa)

Capperi dissalati

Prima di usare la rapa è meglio togliere la buccia esterna, pelandola a filo. Prepariamo la crema di rapa: in una padella rosoliamo le verdure e la rapa con due cucchiai di olio. Regoliamo di sale e frulliamo. Passiamo la crema ottenuta al colino fine e teniamo da parte. Scaldiamo il brodo e prepariamo la fonduta di crescenza: su un bagnomaria caldo sciogliamo la crescenza nel latte, abbassiamo la fiamma e mescoliamo con una frusta  per mantenere la cremosità.  Soffriggiamo 1 cucchiaio di cipolla tagliata molto sottile con l’olio rimanente, aggiungiamo il riso e il vino bianco, lasciamo evaporare e portiamo a cottura versando il brodo caldo. A metà cottura aggiungiamo la crema di rapa rossa e mescoliamo. A cottura ultimata mantechiamo con burro e gran e serviamo con la fonduta e i capperi sparsi in superficie. Possiamo volendo spolverare con paprika dolce, piccola nota di sapore in più.

Buona giornata a tutti.

E’ tempo di buffet

Artemisia Abbondanza sa molto del buffet e  ha raccolto il suo sapere in un  nuovo Quaderno:  Buffet con gli amici. Questo è il periodo in cui ricorrono con più frequenza le ricorrenze  familiari: battesimi, cresime, matrimoni, lauree, per cui la tempistica è perfetta. Il buffet è un’invenzione e non una tradizione dei paesi scandinavi, dove  non è nemmeno tanto popolare.  E’ un’ottima soluzione per un numero anche ampio di invitati, che necessita di uno spazio abbastanza grande e prevede oltre al tavolo, dove ognuno si serve,  dei tavoli cui gli invitati possano sedersi scegliendo liberamente il posto. Un buffet elegante non può mai rimanere vuoto. Il cibo va preparato in abbondanza, quindi avremo sempre una buona scorta già pronta in cucina.  Suddivideremo il tavolo buffet in angoli: verdure, salumi, pane, piatti di carne, piatti di pesce, dolci .

Questi e molti altri consigli, oltre naturalmente alle invitanti ricette, all’interno del pratico quaderno. Siete maestri di buffet? In questo caso raccogliete tutte le vostre  ricette calde o fredde che siano e diventeranno un libro.

Canapè all’acciuga

canapè

per 8 persone

24 fette di pancarrè

4 uova

15 filetti di acciughe sott’olio

Capperi sott’aceto

Aceto bianco di vino

Burro g 250

Cuocete le uova immergendole in acqua bollente acidulata con poco aceto per 8 minuti. Fermate la cottura sotto l’acqua, sgusciatele e fatele raffreddare. Aiutandovi con un coppapasta ricavate dal pancarrè 24 dischi e tostateli in forno a 180°, 2 minuti per lato.  Mettete da parte e lasciate raffreddare. Sgocciolate le acciughe, pestatele in un mortaio e amalgamatele in una ciotola al burro ammorbidito a temperatura ambiente. Infine passiamo al setaccio. Spalmate i dischi di pancarrè con il burro all’acciuga e spolverizzate un’estremità  con l’albume d’uovo tritato, e l’altra metà con il tuorlo, anch’esso tritato. Guarnite ogni canapè con un filetto di acciuga sgocciolato e arrotolato e mettere un cappero sgocciolato al centro. Disponete i canapè su un vassoio e servite.

Cuscus di ceci e vongole veraci

cuscus ceci e vongole

Per 8 persone

400 g di cous cous, 300 g di ceci secchi, 2 kg di vongole veraci, 2 spicchi di aglio, concentrato di pomodoro, soffritto di cipolla g 100, vino bianco secco, brodo vegetale, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

In una capiente ciotola, mettete in ammollo i ceci per almeno 12 ore in acqua fredda con addizionato un po’ di bicarbonato.  Scolateli e sciacquateli poi li cuocete nel brodo vegetale per 2 ore a partire dall’ebollizione. Scaldate in una casseruola un filo di olio con gli spicchi di aglio puliti e leggermente schiacciati, poi unite 1 punta abbondante di concentrato di pomodoro, stemperata in poca acqua di cottura dei ceci cotti. Bagnate con 1 mestolo di brodo  dei ceci e cuocete per 10 minuti. Levate la meta dei ceci, frullatela e rimettetela nella casseruola. Regolate di sale e pepe. Sciacquiamo bene le vongole e mettetele in una padella, aggiungete 1 filo di vino bianco e cuocete coperchio a fuoco vivace per 4 minuti circa circa( le vongole si devono aprire). Con una schiumarola preleviamo le vongole e le mettiamo in una ciotola  affinché raffreddino.  Stacciatele dai gusci, eliminando quelle che non si sono aperte. Conserviamone alcune le più grosse e belle nel guscio, serviranno è per decorare il piatto. Filtrate il fondo di cottura attraverso una garza appoggiata sul fondo di un colino fine. Preparate il cous cous, lo scolate, lo mettete in un largo piatto lo nappate on i ceci al pomodoro, aggiungete le vongole con il loro fondo, lasciate raffreddare e servite.

brodosi. All’ultimo momento ho spadellato il cuscus con il sugo di ceci e pomodorini, ho aggiunto le vongole, uLa mia variante: ho soffritto dei pomodorini in olio e aglio e peperoncino prima di aggiungere i ceci, che non ho fatto diventare na spruzzata di succo di limone e ho servito.

Polpettine di salmone

polpettine di salmone

Per 8 persone

Filetti di salmone  g 600, gamberetti precotti g 200, 4 patate, 2 porri, 2 uova, farina, 1 mazzetto di erba cipollina, burro, sale e pepe.

In una casseruola antiaderente sciogliete una noce di burro. Unite i porri affettati a rondelle e fateli stufare a fuoco dolce con poca acqua bollente per 10 minuti, poi frullate. Cuocete le patate al vapore per 30 minuti, poi sbucciatele e schiacciatele. Con un coltellaccio tritate più fini che potete il salmone pulito e i gamberetti precotti e lavorateli in una ciotola con le patate e il porro, profumate con erba cipollina sminuzzata, legate con le uova e i tuorli ben sbattuti e regolate di sale e pepe. Formate tante piccole polpettine, infarinatele leggermente e rosolate in abbondante burro spumeggiante, fino a quando non saranno dorate. Servitele calde o tiepide con della maionese a parte.

La mia variante: ho cotto in padella salmone e gamberetti con 4 cucchiai di olio- 5 minuti i gamberi e  15 minuti  il salmone-, all’ultimo momento ho aggiunto 2 cucchiai di salsa di soia. Ho sostituito l’erba cipollina con il prezzemolo e ho aggiunto dell’aglio tritato molto fine.

Vi ricordo il concorso letterario abbinato ai quaderni di Artemisia abbondanza. Tutte le informazioni per partecipare sul sito www. Vallardi.it.

Felice giornata!

Artemisia e le frittate

Artemisia ha dedicato un quaderno interamente alle frittate. Piccole magie con le uova quindi in questo nuovo ricettario. E’ vero che una frittata è una frittata e che rimane una delle preparazioni più vicine ai principi della cucina veloce: pochi ingredienti, sempre disponibili e breve tempo di esecuzione, ma per farla bene ci sono delle regole, tutte ben spiegate nell’introduzione. Frittate salate e tortini; frittate dolci, clafoutis, crepes e pancakes per celebrare il trinomio perfetto uova-latte-zucchero; preparazioni conosciute e insolite con molte varianti di esecuzione per ognuna. E ogni volta che le uova stimoleranno la nostra fantasia in cucina, potremo scrivere la nostra idea nelle pratiche pagine-ricettario. Artemisia ha proprio pensato a tutto.  Buona esecuzione!

Frittata di patate

crepe georgette

Per 4 persone

6 uova, 400 g di patate, soffritto di cipolla, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

Laviamo le patate, le peliamo e le tagliamo a fette molto sottili.  Mettiamole in una padella con un filo di olio, copriamo con il coperchio e lasciamo cuocere mescolando di tanto in tanto perché le fette non si attacchino ma si possa formare una crosticina.  Togliamo dal fuoco, regoliamo di sale e facciamo intiepidire. In una ciotola  sbattiamo le uova con un pizzico di sale e amalgamiamo il soffritto e le patate.  In una padella scaldiamo un filo di olio, versiamo il composto di uova e patate e cuociamo la frittata da un lato.  Mettiamo la padella in forno a 200° e completiamo la cottura per pochi minuti fino a quando la superficie sarà marroncina.

Crepes georgette

crepe georgette 2

Per 4 persone

4 uova, 250 g di farina, g 200 di polpa di ananas, zucchero, zucchero a velo, cannella, maraschino, 4 dl di latte, burro, sale.

Tagliamo la polpa di ananas a strisce sottili oppure la frulliamo.  Trasferiamo in una ciotola a macerare per qualche ora con una spruzzata di maraschino e 1 spolverata di zucchero. Setacciamo la farina, uniamo una presa di sale, 1 presa di cannella, 50 g di zucchero e mescoliamo. Versiamo le uova leggermente battute e mescoliamo con una frusta fino ad avere una pastella omogenea. Versiamo il latte a filo e 1 cucchiaio di maraschino, continuando a mescolare.  Scaldiamo 60 g di burro a bagnomaria e aggiungiamolo alla pastella.  Copriamo e lasciamo riposare un’ora a temperatura ambiente.  Facciamo sciogliere una piccola quantità di burro in una padella antiaderente di cm 18 circa e versiamo un mestolo di pastella ruotando la padella in modo da ricoprirne tutto il fondo.  Lasciamo che si rapprenda e disponiamo sopra qualche striscia di polpa di ananas. Ricopriamo con un leggero strato di pastella e cuociamo la crepe a fuoco medio lato.

crepe in cottura

Appena la parte inferiore si sarà solidificata, la stacchiamo dal fondo la rigiriamo e la cuociamo ancora per un minuto. Proseguiamo fino ad esaurire la pastella.  Serviamo le crepes tiepide, senza piegarle, spolverizzate di abbondante zucchero a velo e, volendo, su un fondo di crema inglese.

Buona giornata!

La padella con le sagome rotonde fa parte della vasta gamma di articoli di FRABOSK ed è acquistabile in internet.

Risordo il concorso letterario abbinato ai quaderni di ARTEMISIA ABBONDANZA. Per tutte le informazioni potete accedere al sito www.vallardi.it.

Fatto apposta per papà

Caro papà,

oggi, che è la tua festa, abbiamo pensato di lavorare per te, che lavori per noi. Ti abbiamo preparato la pasta fresca che ti piace tanto.  L’abbiamo stesa tutta a mano, un po’ per uno, con un mattarello grandissimo. Poi ti abbiamo preparato degli attrezzi da lavoro, ma non li devi usare per davvero li devi solo mangiare! Abbiamo fatto fatica ma siamo felici e speriamo che ti piaccia tutto.  Tanti auguri, sei un papà meraviglioso.

Da tutti noi

Pasta al pomodoro fresco

pasta fresca

Per 4 persone

Per la pasta

400 g di farina

4 uova

Facciamo la fontana con la farina e mettiamo le uova nel mezzo.  Iniziamo ad amalgamarle con una forchetta quando vedremo formarsi l’impasto, raccogliamo con le mani e iniziamo ad impastare fino a formare un composto liscio.  Copriamola con la pellicola ben stretta e la mettiamo in frigorifero per mezz’ora. Trascorso il tempo, prendiamo il mattarello e iniziamo a stenderla sul piano infarinato, spostando le mani verso il centro, durante la tiratura per renderla uniforme.

sfoglia di psta fresca

Formata la sfoglia che deve essere molto sottile la pieghiamo su se stessa fino a chiuderla al bordo e la tagliamo a strisce con il coltello.  Apriamo le strisce e le mettiamo su un vassoio infarinato.

tagliatelle

Per il sugo di pomodoro fresco

½ kg di pomodori ramati

4 cucchiai di olio

1 spicchio di aglio

Sale, un pizzico di zucchero

Basilico a piacere

Laviamo e tagliamo i pomodori a piccoli pezzi.  Li mettiamo in una padella dove avremo fatto soffriggere l’olio e l’aglio. Mescoliamo, saliamo e mettiamo lo zucchero; portiamo a cottura per 20 minuti, mescolando ogni tanto. A cottura ultimata passiamo il sugo con il setaccio a mano e aggiungiamo le foglie di basilico dopo averle lavate e ben asciugate.

Lessiamo le tagliatelle per circa 10 minuti in acqua bollente salata e le ripassiamo nella padella con il sugo e un po’ d’acqua di cottura.  Serviamo con parmigiano e un filo di olio crudo.

Attrezzi da lavoro

biscotti attrezzo

Per ottenere le forme ci basterà disegnarle su un cartoncino, ritagliarle e ripeterle sulla pasta frolla.

sagome

Per la pasta frolla

400 g di farina 00

1 cucchiaino di lievito

200 g di burro freddo

2 uova

100 g di zucchero a velo

1 cucchiaio di latte

25 g di cacao

Un pizzico di sale

Mettiamo la farina setacciata con il lievito, il sale e il burro tagliato a pezzi piccoli in una ciotola. Iniziamo ad amalgamare con la punta delle dita, fino ad ottenere un composto sabbioso.  Aggiungiamo lo zucchero a velo e le uova leggermente battute.  Finiamo di impastare sul piano da lavoro; quando inizia ad amalgamarsi lo dividiamo a metà e completiamo la frolla al cacao con il cacao e il cucchiaio di latte.  Amalgamiamo i due impasti e li mettiamo coperti in frigorifero per un’ora.  Li stendiamo sul piano di lavoro infarinato e ritagliamo le sagome.  Possiamo cospargere i biscotti di granella di mandorle e di zucchero dopo averli pennellati con un po’ di uovo battuto.  Inforniamo per 12 minuti in forno a 180° placca a meta.

I miei auguri di vero cuore a tutti i papà, ché di papà non ce n’è mai abbastanza.

Mimma’s focaccia, ovvero la focaccia con il grano arso

“L’ospite è un gioiello posato sul cuscino dell’ospitalità…”

L’ospitalità è l’ anima della cucina e la arricchisce di buon significato,  sia quando la doniamo, sia quando la riceviamo, per questo mi piace ospitare oggi nel blog  un’amica, lontana fisicamente-abita a Bari- ma vicina  nella passione che ci accomuna, la signora Mimma Albergo che si presenta :

“sono nata fra profumi di vaniglia e caffè! il mio bisnonno era un maestro pasticcere che ha trasmesso la sua passione alla sua unica figlia, mia nonna Maria, la mia prima , straordinaria maestra di cucina. La mia vita è sempre stata all’insegna della poesia : quella dei grandi autori della letteratura ( sono una docente di Lettere) e quella che si trova in un piatto, studiato, elaborato, sperimentato …perchè la cucina è questo per me : ragione e sentimento ! ed è per questo che sono 10 anni che cerco di trasmettere questa mia passione alle amiche più care, insegnando loro le tecniche , gli accorgimenti per fare di ogni piatto un capolavoro di poesia culinaria.”

E questa è la descrizione molto calzante della sua ricetta:

“Il profumo della focaccia accompagna ogni barese “doc” sin dall’infanzia ; si spande per tutti i panifici dei quartieri popolari e d’elite, costituisce lo snack pronto da gustare ad ogni ora e non ci si spaventa se le mani si sporcano d’unto, anzi….nelle riunioni conviviali si gareggia a chi riesce a farla meglio, si discute sull’aggiunta della patata , del pomodorino giusto, dei tempi di cottura…ma la discussione non divide i commensali, anzi li sprona a degustarla meglio , magari accompagnandola con delle fette di mortadella e caciocavallo! questa è una versione che sa di vecchi ricordi , con l’utilizzo del grano arso che si macinava dalle spighe bruciate lasciate sui campi dopo la bruciatura delle stoppie ; il gusto è eccezionale, il profumo inebriante , lo stesso che si trasmette da intere generazioni.”

Così come è  successo per tantissimi piatti della tradizione, la necessità si è trasformata nelle virtù di una grande preparazione. La focaccia con il grano arso è una perfetta mescolanza tra la ragione e il sentimento, tra il dovere: quello di raccogliere il grano che rimaneva dopo la bruciatura delle stoppie e il piacere: quello di ricavarne buon cibo. La sua focaccia nella versione originale è lievitata naturalmente; io l’ ho adattata per chi non avesse il lievito naturale e la farina di grano arso.  Rimane comunque la focaccia di Mimma, quindi per tutti voi:

Mimma’s focaccia

mimma's focaccia

Per 6 persone

400 g di farina 0

100 g di farina di grano arso o farina integrale

1 cucchiaino di miele

1 cucchiaino di sale

1 cubetto di lievito di birra

200 g di polpa di patata lessa schiacciata

2 cucchiai di olio di oliva+ un po’ per condire

Pomodorini e olive verdi o nere

origano

Faccio la fontana con le farine e metto al centro il lievito sbriciolato, circa 100 g di acqua non fredda lo zucchero e inizio ad impastare in una grande ciotola con le mani muovendole in modo circolare, aggiungere poco alla volta l’acqua rimanente, la polpa di patata, l’olio e per ultimo il sale.  Quando avremo ottenuto un composto amalgamato, lo rovesciamo sul piano di lavoro infarinato e continuiamo ad impastare fino ad avere un composto liscio.  A questo punto lo mettiamo in una ciotola e facciamo lievitare coperto con pellicola fino al raddoppio.  Trascorso il tempo, riprendiamo l’impasto e lo spianiamo con le mani all’interno di una teglia di 35 cm di diametro e lasciamo lievitare ancora per circa un ora. Condiamo con i pomodorini tagliati a metà, spolveriamo con l’origano, saliamo leggermente e mettiamo a cuocere in forno a 200°C per 35/40 minuti.

Se possediamo il lievito madre sostituiamo il lievito di birra con 100 grammi di pasta madre e la sciogliamo molto bene in acqua. Procediamo poi come sopra descritto aumentando i tempi della lievitazione.

Grazie Mimma, alla prossima!

Chi resiste ai macarons?

macarons stilizzati

Nasce in un convento vicino a Cormay nel 1781 il dolcetto più glamour del mondo: il macaron.  Il suo nome potrebbe derivare dal latino dialettale maccare, che significa pestare, mescolare; oppure dal termine greco makarios, ovvero beato, che ancora meglio riesce a definire la sensazione di totale estatica beatitudine, propria di chi lo sta gustando. Senza ombra di dubbio è una piccola e bellissima leccornia : due dischi di leggero impasto di farina di mandorla, zucchero  e albume farciti a piacere con cioccolata, crema di burro, o marmellata, proposta in molti colori. Qui oltre alle ricette dei macarons, che sono di maestri pasticceri francesi, troverete alcune regole generali per poterli fare al meglio ma…

anche se le rispetterete durante la preparazione dei macarons potrebbe succedere che si crepino in superficie, o che non abbiano un corretto sviluppo nel forno. Non bisogna scoraggiarsi qualunque sia il motivo.  Il problema potrebbe essere il forno, il modo di mescolare l’impasto o altro.  Riprovare è il segreto. Poi ognuno di voi scoprirà i suoi segreti e con l’esperienza i macarons riusciranno lisci e perfetti.

PRIMA RICETTA-dalla meringa francese

per circa 40 macarons

180 g di albume

125 g +125g di zucchero semolato

250 g di tpt(stessa quantità di zucchero e velo e farina di mandorla, in questo caso 250 g di zucchero a velo+250 g di farina di mandorla)

Colorante in polvere

La prima cosa da  fare è mescolare la farina di mandorla allo zucchero a velo.  Inseriamo quindi  il tpt in un mixer e  misceliamo alla massima velocità, poi setacciamo. Iniziamo a montare l’albume con la frusta a velocità 4 e non appena sbianca aggiungiamo i  primi 125 g di zucchero e montiamo per 10 minuti. Inseriamo  i rimanenti 125 g di zucchero,  alziamo la velocità a 6 e montiamo ancora per 5 minuti.   Versiamo il tpt tutto in una volta e mescoliamo delicatamente.  Uniamo il colorante scelto quindi mescoliamo e sbattiamo fino a che il composto non scenderà pesantemente.  Lo mettiamo   nella sac a poche, munita di bocchetta liscia 12 mm e lo distribuiamo a dischetti regolarmente distanziati sull’apposito tappetino o sulla teglia rivestita con carta forno.  Lasciamo asciugare per almeno 30 minuti, prima di infornare a 150°C in  forno statico per 10/12 minuti, girando la teglia a metà cottura.  Li sforniamo e  li adagiamo  su una superficie fredda, lo shock termico favorirà la sformatura, oppure passiamo sulla superficie un panno leggermente umido.  Una volta freddi possiamo farcirli.

mac

SECONDA RICETTA-dalla meringa italiana

Per circa 30 macarons

150 g di farina di mandorle

150 g di zucchero a velo

150 g di zucchero semolato

50 g di acqua

50 g+50g di albumi

Colorante in polvere

Passare la farina di mandorle e lo zucchero a velo nel mixer, mescolare brevemente e setacciare.  In una casseruola porre l’acqua e 150g di zucchero semolato e iniziare a scaldare   Non appena la temperatura sarà di 90°, cominciare a montare gli albumi e raggiunti  i 110° versare la miscela zucchero acqua a filo sugli albumi montati e continuare a montare. Una volta che gli albumi avranno raggiunto la temperatura di 45°circa, fermiamo lo sbattitore e aggiungiamo alla meringa i restanti 50 g di albume non montato assieme al colorante scelto, poi il tpt.  Mescoliamo energicamente con una spatola di silicone, fino ad ottenere un impasto liquido che formi un nastro quando scende.  Con la sac a poche distribuiamo il composto e inforniamo a 140°C  per 12 minuti. Proseguiamo nella preparazione come nella prima ricetta.

mac tenui

Le farciture

Ganache alla vaniglia

250 g di panna

250 g di cioccolato bianco

3 baccelli di vaniglia incisi e raschiati

In una casseruola portiamo la panna a bollore con i baccelli di vaniglia.  Lasciamo in infusione per circa 1 ora. Tritiamo il cioccolato e lo mettiamo in una ciotola.  Filtriamo la panna e la riscaldiamo, poi la versiamo in tre volte sul cioccolato, frulliamo con un mixer e raffreddiamo per almeno 2 ore.

Crema al burro e fragola

125 g di burro molto morbido

250 g di zucchero a velo

Marmellata di fragola o polpa di fragola

Mescoliamo il burro con lo zucchero, e aggiungiamo la marmellata o la polpa di frutta prescelta.

In generale: la farina deve essere asciutta, quindi o la facciamo asciugare all’aria per qualche giorno o la tostiamo in forno a 150C° per 10 minuti.

L’albume deve essere vecchio di almeno 1 giorno ed essere lasciato a temperatura ambiente per almeno 6 ore prima dell’uso.

La teglia deve essere sbattuta sul tavolo prima di essere infornata.

Io ho citato le velocità della montatrice.  Con un frustino elettrico la meringa viene comunque in un caso o nell’altro, allungando di cinque minuti il tempo di battitura. Inoltre per chi non ha il termometro elettronico può verificare la temperatura dello zucchero visivamente: è trasparente e la bolla è uniforme, di media dimensione, tendente a rimpicciolirsi ai lati. Consiglio di usare i coloranti in gel o in polvere.

Buona esecuzione e buon fine settimana.

8 Marzo

Oggi è la giornata mondiale della donna.  Credo  sia opportuno tornare a chiamarla come l’hanno chiamata le donne valorose che l’hanno strenuamente voluta, perché sono purtroppo ancora molte le libertà violate e i diritti umani delle donne non rispettati.  Un fiore giallo, la mimosa, per suggellarla, il primo fiore della Primavera tanto desiderata; il fiore di un albero forte e generoso così come è forte e generosa la natura. Ora più che mai la natura e le donne avvertono gli stessi, primari desideri:  il rispetto e l’amore.

LA TORTA MIMOSA

mimosa 1

Per il pan di spagna

4 uova

150 g di zucchero semolato

120 g di farina 00

60 g di fecola

Buccia d’arancia

2 cucchiaini di lievito

1 cucchiaio di liquore all’arancia

2 cucchiai di acqua tiepida

1 pizzico di sale

Per la farcia

250 g di crema pasticciera

250 g di panna montata

Marmellata di pesche

Pan di spagna: imburriamo e infariniamo una teglia di cm 22 di diametro, montiamo molto bene i tuorli con 110 g di zucchero unendo a filo anche l’acqua tiepida, dovranno almeno triplicare il loro volume e diventare quasi bianchi, uniamo poi la buccia di arancia e il liquore.  A parte montiamo gli albumi a neve ben ferma con lo zucchero rimanente.  Uniamo delicatamente le due masse. Setacciamo le polveri con il lievito e il sale e aggiungiamole al composto di tuorli e albumi poco per volta con una spatola, mescolando dall’alto verso il basso e cercando di raccogliere bene le polveri.  Cuociamo in forno a 170° per 40 minuti.  Sformiamo su una gratella e raffreddiamo.  Per la farcia: montiamo 3 tuorli con altrettanti cucchiai di zucchero colmi e un pizzico di sale.  Aggiungiamo 25 g di maizena e mescoliamo molto bene.  Scaldiamo 200 g di latte quasi fino all’ebollizione, togliamo dal fuoco e uniamo il composto di tuorli montati.  Rimettiamo sul fuoco e frustiamo il composto fino a quando non inizierà ad addensarsi, cuociamo per un minuto, mescolando con un cucchiaio di legno. Togliamo dal fuoco , e rovesciamo la crema in una ciotola, poniamo sopra della pellicola a contatto, lasciamo intiepidire e mettiamo in frigorifero.  Per assemblare: mescoliamo alla crema pasticciera 150 g di panna montata, dividiamo il pan di spagna in tre strati, togliamo la crosta allo strato superiore e lo tagliamo a cubetti regolari.  Sul primo strato spalmiamo uno strato sottile di marmellata di pesche e lo ricopriamo con la crema pasticciera e la panna, spalmiamo il secondo strato con la marmellata di pesche e lo capovolgiamo sulla farcia.  Ricopriamo tutta la torta con la panna cercando di dare una forma a cupola. Spargiamo i cubetti di pan di spagna su tutta la torta in modo da ricoprirla completamente.  Decoriamo a piacere dopo averla spolverata di zucchero a velo.

mimosa 3

Buona giornata a tutte le donne e a tutti coloro che le amano davvero.

                      

Dai quaderni di Artemisia Abbondanza: PASTE CON SUGHI A CRUDO

In cucina semplice spesso non coincide con facile: molto più facile(perdonatemi la ripetizione)cucinare un piatto innovativo che un piatto della tradizione, e la pasta Cacio e Pepe lo conferma.  Due soli ingredienti, mettiamone un terzo che può essere l’olio, bastano per complicarti.  Nei quaderni di Artemisia Abbondanza la ricetta è riportata alla lettera, risolvendo la difficoltà di esecuzione, ed esaltando  la caratteristica di questa pasta: la cremosità.

PASTA CACIO E PEPE

cacio e pepe 2

Per 4 persone

320 g di pasta lunga

100 g di pecorino romano

Olio extravergine di oliva

Pepe nero in grani

Sale

Pestiamo il pepe dentro un mortaio, oppure mettiamole dentro un sacchetto e schiacciamolo con un batticarne, non dovrebbe essere frullato.  Lessiamo la pasta, la scoliamo al dente, tenendo da parte l’acqua di cottura.  Se ci serviamo di un prendi spaghetti metteremo la pasta in una zuppiera senza scolarla troppo e ci rimarrà l’acqua nella pentola.  Versiamo la pasta nella zuppiera mettiamo un filo di olio il pepe. Un mestolino di acqua di cottura, il pecorino e iniziamo a mescolare, mettiamo altra acqua se necessario perché il pecorino deve diventare cremoso.  Mescoliamo molto e serviamo ben caldo, dopo aver spolverato altro pecorino.

In generale: la pasta Cacio e Pepe è discussa, discussa perché anche i grandi della cucina spesso l’hanno più o meno stravolta, causando i moti d’animo dei tradizionalisti. Parecchie varianti: c’è chi mette del grana, chi invece dell’olio usa il burro e chi ancora colora la pasta con lo zafferano.  Le varianti, lo dice la parola, variano, discostano dalla tradizione cara ai puristi e soprattutto agli autoctoni.  Precisando che i piatti della tradizione sono patrimonio dei loro luoghi è comunque bello cercare e provare.

Infine: ricordo il concorso abbinato ai quaderni di Artemisia Abbondanza; troverete tutte le informazioni nel sito Vallardi.  Quante volte per amore della cucina  o per fretta ci siamo avventurati nel mondo delle paste crudaiole, scordandoci poi il procedimento? Ma come si dice: verba volant, scripta manent. Chissà che tutto ciò che scriverete non possa tramutarsi da ricettario di famiglia in un libro di ricette?  Ve lo auguro di cuore e vi ringrazio di leggermi.  Buona serata.