Le caramelle di zucchero

Gaspare, Melchiorre, Baldassarre: già dai nomi sorgono pensieri fantasiosi su questi scienziati ricchi e ben vestiti, che recano doni preziosi quanto loro. E la befana? Lei non s’appella per nome. Lei è befana e punto, stop.
Se non l’avete capito, anche se nutro un debole per Baldassarre, io tifo Befana. Vuoi mai: anche solo  perché nella “befanitudine” ci son già dentro e quasi fino al collo…
Due parole allora su chi era l’innominata Befana e di come accadde che fu costretta ad essere befana e un po’ strega per l’eternità e di più.
La sera di un lontanissimo  cinque Gennaio la signora Cesira se ne stava tranquilla, intenta a preparar caramelle. Da qualche giorno girava di casa in casa la novella che era arrivato “quel bambino”. Da nonna tenerissima, ma di nessun nipote qual era, voleva portagli giocattoli e caramelle fatte in casa che sarebbero stati il suo dono.  Fuori faceva molto, molto freddo e le sue ossa ne risentivano, tanto che lavorava vicino ad una stufetta per riuscire a scaldarsi. Bussarono alla porta. Sola, timorosa e circospetta non apriva mai dopo le otto di sera. Ma non erano degli sconosciuti: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre le si pararono dinanzi, pieni di mercanzie, ben tenuti ed eleganti come al solito. Lei si guardò il grembiule e le ciabatte e li invitò ad entrare.
“No, non ci fermiamo” rispose Baldassarre “ stiamo andando dal bambinello, vieni anche tu?”
“Baldassarre! Come ti sei fatto vecchio! No. Io non posso, son qui a preparar caramelle da portargli in dono e devono asciugarsi. Ci andrò domani, ci andrò. E poi fa troppo freddo.” E i tre se ne andarono, senza aggiungere altro.Sì, insomma, Baldassarre avrebbe voluto replicare, ma avevano molta fretta.
La mattina del giorno dopo, assai di buonora, Cesira riempì il paniere di giocattolini e caramelle colorate. Arrivò ansimante alla capannuccia, ma non c’era più nessuno. Aspettò un pochino, in mezzo ai brividi per il freddo mattutino, poi dovette tornarsene sui suoi fiacchi passi, tristemente.
“Eccola lì, la ritardataria!” urlò bruscamente un angelo del Signore
“ Ehi! Biondino caro, biondino bello, chiedo venia: stavo aspettando che le mie caramelle si asciugassero. Dov’è andato Gesù. Dove sono tutti?”
“Capo primo: biondino lo dici a tuo fratello! Io sono un angelo del Signore. Secondo: non so di preciso… Cercateli! Da qualche parte saranno andati…Terzo: se io son bello e biondo, tu sei una Befana e anche un po’ strega”.
Ecco fatto! Da Cesira diventò befana e per sempre.
E fu così che: per aver sbagliato i tempi, forse per un eccesso di confidenza, per un accesso di irriverenza, per l’artrite e non so cos’altro, Cesira sta ancora girando a cercare Gesù, lasciando doni e caramelle buonissime. Ma è Befana, nei secoli dei secoli.
Si dice che qualcuno l’abbia sentita parlare da sola. Tra sé e sé non fa che ripetersi: è proprio tutta una questione di tempo. Nella vita è solo una faccenda di ritmo…
Dunque, ditemi un po’: come si fa a non tifare Befana?

ginevrine

 

Ingredienti: 320 g di zucchero semolato, 80 g di succo di frutta senza zucchero, 1 cucchiaino di succo di limone, coloranti alimentari facoltativi

Occorrenti: casseruola, sac a poche senza bocchetta o cucchiaino, carta da forno teglia

Mettete gli ingredienti nella casseruola e mescolate fino ad ottenere un composto morbido. Scaldatelo per 5 minuti su fuoco basso, senza farlo bollire. Formate subito le caramelle grandi quanto vi piace. Il composto si allargherà leggermente. Lasciate asciugare per qualche ora poi staccatele dalla carta forno. Il colorante alimentare non è indispensabile. Il mio rosa è stato ottenuto mettendo al posto dell’acqua un po’ di succo residuo della cottura a vapore della prugne rosse.
Le caramelle si conservano per molto tempo se ben chiuse e in ambiente fresco e secco.

Per tutti una buona giornata felice!

Mentre scrivevo questo post ho appreso della morte di un grandissimo della musica: Pino Daniele. Mi viene spontaneo dedicarglielo.

 

Non è cibo per gli uccelli…forse: polpettine di miglio e verdure

Se chiedete a Caterina di questa novità, vi dirà che mamma non sa più che fare. Se invece domandate a Francesca, a lei, che ha avuto parecchi volatili in casa, vi risponderà che il miglio è cibo per gli uccelli.
“Non mangio cibo per uccelli!”, ha detto la prima.
“Assaggiamo…” si è inserita Francesca, che notoriamente è una  assaggiatutto.
Potessi chiedere il parere ad un uccellino, un uccellino piccolo, di quelli che volano all’impazzata sul campo, da mandare via con lo “spaventatore di uccellini”, mi risponderebbe che il piccantino della ricotta salata gli “pizzica” sul becco. Eh…, non posso indovinarle tutte!E’ vero che: il miglio è riconosciuto come cibo per canarini, bengalini, passeracei e via dicendo. Tuttavia è un ottimo cereale, fortunatamente riscoperto e rivalutato quale fonte di minerali, carboidrati e proteine: fa crescere i capelli, le chiome, le piume, le unghie. Come tutti i cereali può essere sfarinato. Mi ricordo che tempo fa, dopo averlo polverizzarlo, ho fatto dei biscotti buonissimi.

biscotti meini con il miglio
Il miglio è ottimo come sostitutivo del grano nelle pappe dei piccoli. Basta farlo lessare in acqua o in brodo. Poi una volta lessato possiamo frullarlo o lasciarlo intero (è molto piccolo e facilmente masticabile) ed aggiungerlo a passati di verdura o minestre o fare delle polpettine.
La dose era per tre persone. Bene: le ho mangiate tutte io.
Non ho più uccellini, ora. Mi sono rimaste due asinelle e un coniglio, adesso…Che devo fare? Non posso indovinarle tutte, sempre!polpettine di miglio

Ingredienti per 3 persone: 100 g di miglio decorticato lesso, 80 g di verdure miste a piacere, sale, pepe, 50 g di ricotta salata grattugiata, 1 spicchio di aglio, 1 cucchiaio raso di prezzemolo, 1 uovo, 1 cucchiaino di germe di riso*, 2 cucchiai di farina di riso, 2 cucchiai di sesamo

Per lessare il miglio usate una quantità di acqua bollente salata o brodo che sia pari a 2,5 volte il peso del miglio. Prima di versarlo nella pentola lavatelo brevemente. Il miglio non necessita di ammollo preventivo.

Scaldiamo in una padella 2 cucchiai di olio di oliva con lo spicchio di aglio. Uniamo le verdure scelte pulite e tagliate a cubetti. Io ho usato carota, cipolla, sedano, peperone, pomodoro. Cuociamo le verdure fino ad ammorbidirle, aggiungiamo il miglio lesso e lo lasciamo insaporire. Togliamo la padella dal fuoco e lasciamo leggermente intiepidire. Uniamo al composto la ricotta salata, l’uovo, regoliamo di sale e pepe e amalgamiamo cercando di compattare il più possibile. Considerando come unità di misura un cucchiaio, preleviamo il miglio condito e formiamo delle palline grandi quanto una noce. Mescoliamo in un largo piatto il germe di riso, la farina di riso e il sesamo. Paniamo le palline e sistemiamole sulla placca ricoperta con carta forno. Cuociamo in forno preriscaldato a 180°C in modalità statica per 20 minuti, girando le polpettine a metà cottura per dorarle uniformemente. In alternativa potete friggerle in olio di semi di arachide.

*Il germe di riso è reperibile nei negozi di prodotti naturali. Se non l’avete potete fare ugualmente le polpettine, poiché il germe di riso ha una funzione esclusivamente integrativa.

In realtà le polpettine sono leggere e buonissime. Buona giornata a tutti.

 

Fatto apposta per papà

Caro papà,

oggi, che è la tua festa, abbiamo pensato di lavorare per te, che lavori per noi. Ti abbiamo preparato la pasta fresca che ti piace tanto.  L’abbiamo stesa tutta a mano, un po’ per uno, con un mattarello grandissimo. Poi ti abbiamo preparato degli attrezzi da lavoro, ma non li devi usare per davvero li devi solo mangiare! Abbiamo fatto fatica ma siamo felici e speriamo che ti piaccia tutto.  Tanti auguri, sei un papà meraviglioso.

Da tutti noi

Pasta al pomodoro fresco

pasta fresca

Per 4 persone

Per la pasta

400 g di farina

4 uova

Facciamo la fontana con la farina e mettiamo le uova nel mezzo.  Iniziamo ad amalgamarle con una forchetta quando vedremo formarsi l’impasto, raccogliamo con le mani e iniziamo ad impastare fino a formare un composto liscio.  Copriamola con la pellicola ben stretta e la mettiamo in frigorifero per mezz’ora. Trascorso il tempo, prendiamo il mattarello e iniziamo a stenderla sul piano infarinato, spostando le mani verso il centro, durante la tiratura per renderla uniforme.

sfoglia di psta fresca

Formata la sfoglia che deve essere molto sottile la pieghiamo su se stessa fino a chiuderla al bordo e la tagliamo a strisce con il coltello.  Apriamo le strisce e le mettiamo su un vassoio infarinato.

tagliatelle

Per il sugo di pomodoro fresco

½ kg di pomodori ramati

4 cucchiai di olio

1 spicchio di aglio

Sale, un pizzico di zucchero

Basilico a piacere

Laviamo e tagliamo i pomodori a piccoli pezzi.  Li mettiamo in una padella dove avremo fatto soffriggere l’olio e l’aglio. Mescoliamo, saliamo e mettiamo lo zucchero; portiamo a cottura per 20 minuti, mescolando ogni tanto. A cottura ultimata passiamo il sugo con il setaccio a mano e aggiungiamo le foglie di basilico dopo averle lavate e ben asciugate.

Lessiamo le tagliatelle per circa 10 minuti in acqua bollente salata e le ripassiamo nella padella con il sugo e un po’ d’acqua di cottura.  Serviamo con parmigiano e un filo di olio crudo.

Attrezzi da lavoro

biscotti attrezzo

Per ottenere le forme ci basterà disegnarle su un cartoncino, ritagliarle e ripeterle sulla pasta frolla.

sagome

Per la pasta frolla

400 g di farina 00

1 cucchiaino di lievito

200 g di burro freddo

2 uova

100 g di zucchero a velo

1 cucchiaio di latte

25 g di cacao

Un pizzico di sale

Mettiamo la farina setacciata con il lievito, il sale e il burro tagliato a pezzi piccoli in una ciotola. Iniziamo ad amalgamare con la punta delle dita, fino ad ottenere un composto sabbioso.  Aggiungiamo lo zucchero a velo e le uova leggermente battute.  Finiamo di impastare sul piano da lavoro; quando inizia ad amalgamarsi lo dividiamo a metà e completiamo la frolla al cacao con il cacao e il cucchiaio di latte.  Amalgamiamo i due impasti e li mettiamo coperti in frigorifero per un’ora.  Li stendiamo sul piano di lavoro infarinato e ritagliamo le sagome.  Possiamo cospargere i biscotti di granella di mandorle e di zucchero dopo averli pennellati con un po’ di uovo battuto.  Inforniamo per 12 minuti in forno a 180° placca a meta.

I miei auguri di vero cuore a tutti i papà, ché di papà non ce n’è mai abbastanza.

8 Marzo

Oggi è la giornata mondiale della donna.  Credo  sia opportuno tornare a chiamarla come l’hanno chiamata le donne valorose che l’hanno strenuamente voluta, perché sono purtroppo ancora molte le libertà violate e i diritti umani delle donne non rispettati.  Un fiore giallo, la mimosa, per suggellarla, il primo fiore della Primavera tanto desiderata; il fiore di un albero forte e generoso così come è forte e generosa la natura. Ora più che mai la natura e le donne avvertono gli stessi, primari desideri:  il rispetto e l’amore.

LA TORTA MIMOSA

mimosa 1

Per il pan di spagna

4 uova

150 g di zucchero semolato

120 g di farina 00

60 g di fecola

Buccia d’arancia

2 cucchiaini di lievito

1 cucchiaio di liquore all’arancia

2 cucchiai di acqua tiepida

1 pizzico di sale

Per la farcia

250 g di crema pasticciera

250 g di panna montata

Marmellata di pesche

Pan di spagna: imburriamo e infariniamo una teglia di cm 22 di diametro, montiamo molto bene i tuorli con 110 g di zucchero unendo a filo anche l’acqua tiepida, dovranno almeno triplicare il loro volume e diventare quasi bianchi, uniamo poi la buccia di arancia e il liquore.  A parte montiamo gli albumi a neve ben ferma con lo zucchero rimanente.  Uniamo delicatamente le due masse. Setacciamo le polveri con il lievito e il sale e aggiungiamole al composto di tuorli e albumi poco per volta con una spatola, mescolando dall’alto verso il basso e cercando di raccogliere bene le polveri.  Cuociamo in forno a 170° per 40 minuti.  Sformiamo su una gratella e raffreddiamo.  Per la farcia: montiamo 3 tuorli con altrettanti cucchiai di zucchero colmi e un pizzico di sale.  Aggiungiamo 25 g di maizena e mescoliamo molto bene.  Scaldiamo 200 g di latte quasi fino all’ebollizione, togliamo dal fuoco e uniamo il composto di tuorli montati.  Rimettiamo sul fuoco e frustiamo il composto fino a quando non inizierà ad addensarsi, cuociamo per un minuto, mescolando con un cucchiaio di legno. Togliamo dal fuoco , e rovesciamo la crema in una ciotola, poniamo sopra della pellicola a contatto, lasciamo intiepidire e mettiamo in frigorifero.  Per assemblare: mescoliamo alla crema pasticciera 150 g di panna montata, dividiamo il pan di spagna in tre strati, togliamo la crosta allo strato superiore e lo tagliamo a cubetti regolari.  Sul primo strato spalmiamo uno strato sottile di marmellata di pesche e lo ricopriamo con la crema pasticciera e la panna, spalmiamo il secondo strato con la marmellata di pesche e lo capovolgiamo sulla farcia.  Ricopriamo tutta la torta con la panna cercando di dare una forma a cupola. Spargiamo i cubetti di pan di spagna su tutta la torta in modo da ricoprirla completamente.  Decoriamo a piacere dopo averla spolverata di zucchero a velo.

mimosa 3

Buona giornata a tutte le donne e a tutti coloro che le amano davvero.

                      

Non si butta niente. Punto.

Mamma,che buono!

E’ un consiglio, niente di perentorio. Ma credo che non buttare il cibo sia una tra le prime forme di educazione e di rispetto verso gli altri. Ogni preparazione, anche la meglio riuscita ha il suo avanzo; ogni avanzo ha la possibilità di essere riciclato, entro un tempo limite stabilito in base all’informazione, che al giorno d’oggi è precisa e specifica, e al nostro buon senso.  L’ideale sarebbe, non avere avanzi, cosa però assai difficile, se non impossibilie.  Possono venire in nostro aiuto le bilance e i dosatori: l’occhio per la quantità si fa solo dopo una lunga esperienza, e non basta.  Se vogliamo provare nuove ricette è meglio procedere con dosi dimezzate: la novità ha sempre il sapore dell’imprevisto, può piacere o non piacere, questo è normale.

Nella mia esperienza di cuoca per dovere, mi sono imbattuta in molteplici avanzi, che a volte erano stimolanti, a volte mi avvilivano; in ogni caso sistemavo in frigorifero ciò che era rimasto all’altezza precisa dei…

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Voglia di fragole

Strawberry fields for ever, cantavano I Beatles. Ero poco più che bambina.
Li ho amati moltissimo e continuo ad ascoltarli.  Se mi inonda il profumo delle fragole non posso far a meno di ricordarmi di questo pezzo che è il mio preferito.  Ci sono molte fragole, troppe, in offerta . Sono tutte o quasi spagnole e nascondono una malefatta: ingenti quantitativi di acqua per innaffiarle, al limite della catastrofe ambientale.  Non ho resistito e non posso, mi invitano troppo alla, se pur innocente  trasgressione del quasi-chilometro zero. Profumo e ricordo messi insieme, voglia di colore e di primavera.  Una tantum, poi aspetterò le fragole italiane, rosse, saporite e ascolterò i Beatles, come sempre.

Budino di fragole

spumini di fragola

Ha la consistenza di una bavarese, ma non posso definirla tale, non ci sono le uova e preferisco chiamarlo budino.   Quindi è particolarmente leggero e ideale per chi è intollerante.

Per 4 persone

250 g di fragole

250 g di panna

125 g di zucchero semolato

250 g di acqua

Il succo di mezzo limone

10 g di gelatina in fogli

Lasciare in ammollo i fogli di gelatina nell’acqua fredda.  Lavare le fragole, asciugarle togliere il picciolo e tenerne da parte per la decorazione.  Bollire l’acqua con lo zucchero e il succo di limone per almeno 2 minuti.  Raffreddare leggermente, strizzare molto bene i fogli di gelatina e inserirli nello sciroppo, quindi mescolare con cura.  Attendere che lo sciroppo si intiepidisca e aggiungere le fragole frullate.  Di seguito la panna montata, non troppo ferma.  Con una spatola amalgamare piano e versare il composto in uno stampo da plum cake, oppure in stampini monoporzione.  Mettiamo  in frigorifero, copriamo e lasciamo raffreddare per almeno due ore  Non è difficile sformarlo, ma se vogliamo essere certi di non avere problemi, foderiamo lo stampo con pellicola dopo averlo leggermente inumidito.  Gli stampi piccoli invece si sformano, passando un coltello attorno al budino.  E’ possibile sostituire la gelatina in fogli con 1 cucchiaino e mezzo di Agar-agar in polvere. In questo caso inserite l’agar agar nel liquido freddo, poichè si attiva bollendolo.

Salsa di fragole per verdure al vapore

Vedo fragole e immagino torte, vedo una torta e me la immagino ricoperta di fragole.  Questa è però una salsa salata, divagazione sul tema, che ben si presta per il suo colore e il suo sapore insolito ad essere abbinata alle verdure, rigorosamente cotte a vapore.

Per le verdure

100 g di carote

100 g di patate novelle

100 g di asparagi

100 g di zucchine

100 g di spinaci

100 g di broccoletti

100 g di piselli

100 g di cipollotti

Facciamo cuocere le verdure a vapore secondo i seguenti tempi di cottura: patate 14 min., carote 12 min., broccoletti 8 min., asparagi 7 min., zucchine 5 min., cipollotti 5 min.,   piselli 4 min., spinaci 2 min., aggiungendo un filo di olio e un pizzico di sale grigio dell’Atlantico.  Scoliamo le verdure e raffreddiamole sotto l’acqua fredda, poi stendiamole su un piatto.

Per la salsa

5 scalogni tagliati fini

Erba cipollina

Aceto balsamico

Succo di agrumi misti(limone arancia o pompelmo)

100 g di fragole passate al setaccio a mano

Per servire

Mescoliamo gli scalogni all’erba cipollina, uniamo il succo di agrumi, la purea di fragole e un filo di olio di oliva, versiamo il tutto sulle verdure e serviamo.

Buona settimana!

.

Un durissimo cuore…

Se prendiamo un cavolo romano e lo puliamo per cucinarlo ne ricaveremo delle verdi cimette simili ad alberi in miniatura, che si chiamano rosette e sono disposte secondo un numero di Fibonacci: prima progressione logica della matematica(la natura non finisce mai di sorprendermi), alcune foglie e un “cuore” durissimo. L’istinto è quello ti utilizzare solo il meglio cioè le rosette e buttare lo “scarto”, ma qualcosa mi dice ti tenerlo e usarlo: tengo da parte le foglie, lavo il cuore, lo taglio a pezzi e lo lesso in acqua leggermente salata per 20 minuti. Lo frullo e ho un’ idea: crocchette.

Crocchette di romanesco

polpa di cuore di broccolo

Mollica di pane raffermo

Latte

Formaggio a pasta dura grattugiato

Sale pepe

Uovo leggermente battuto

Prezzemolo

Olio di semi di arachide per friggere

Questi sono gli ingredienti.  Lascio assolutamente libere le quantità, perché lascio a voi la scelta di usare tutta la polpa o solo una parte.  Dopo aver bagnato il pane nel latte e averlo strizzato, aggiungiamo la polpa del cuore, del formaggio grattugiato, un po’ d’uovo(quello che rimane lo terremo per la panatura) il sale e il prezzemolo. L’impasto risulterà essere abbastanza morbido, se lo volete indurire aggiungete pane grattugiato o altro formaggio; regolate di sale e mettete un po’ di pepe, se vi piace.  Preparate delle crocchette con le mani leggermente infarinate e passatele prima nell’uovo, poi nel pane grattugiato.  Le friggete con un dito di olio di semi, le scolate su carta da cucina e le servite ben calde.

crocchette

Buona Domenica a tutti.

Traditionally correct

Gli strascinati con le cime di rapa

Questo piatto è una meraviglia di bontà, perfettamente in linea con la tradizione e con la stagione.  Un grande, grandissimo primo piatto di una ricca tradizione culinaria, quella del Sud Italia, ideale per questa stagione in cui i cavoli, tutti i cavoli, sono, posso dirlo, in saldo.  Le cime di rapa sono un simil-cavolo che del cavolo è parente stretto perché appartiene alla stessa famiglia, quella delle crocifere nella sua varietà brassica, come chiaramente definito dal suo nome scientifico: brassica rapa, nonché esculenta, cioè commestibile.  Della famiglia presenta più o meno gli stessi caratteri tipici; ma se vedessimo la cima di rapa passeggiare con un cavolfiore, non potremmo notarne la parentela, anzi li potremmo scambiare per dei fidanzati…mentre se fosse in compagnia di un cavolo nero diremmo che sono fratelli. Come sono imprevedibili le familiarità.

Per 4 persone

Per gli strascinati:

300 g di farina di semola rimacinata, quella che si usa per fare la pasta

Acqua, quanto basta

In una ciotola facciamo la fontana con la farina e iniziamo a inserire l’acqua mescolando prima con una forchetta, poi quando vediamo che l’impasto inizia ad amalgamarsi lo vuotiamo sul piano di lavoro.  Iniziamo ad impastare e aggiungiamo dell’altra acqua.  La consistenza dovrà essere tale da permetterci di impastare senza fatica; in genere l’acqua è metà rispetto al quantitativo di farina.  Impastiamo molto a lungo per avere un insieme liscio e setoso al tatto, poi lasciamo l’impasto a riposare per almeno mezz’ora, coperto.  Dopo il riposo, lo dividiamo in pezzi dai quali ricaveremo dei cordoncini, più o meno lunghi.  Misuriamoli con i nostri polpastrelli: si possono fare con un dito, due dita o tre dita.  A questo punto trascineremo ogni cordoncino con la punta delle dita, e più sottile sarà meglio sarà.  Man mano che sono pronti li mettiamo in un vassoio infarinato.  Si conservano per molto tempo se li facciamo seccare all’aria e poi li conserviamo in un sacchetto. Non è facilissimo farli, anche se è un semplice gesto.  Si tratta però di uno tra i tanti gesti della cucina di tradizione, spesso insegnati e tramandati.   Io non ho avuto questa possibilità, peccato.  Ai più fortunati, che hanno “strascinato” con nonne, zie, sorelle, dedico tutto il mio impegno nel fare questi masterworks, che ricordano degli “orsetti piedirosa” o non so cos’altro (dovrebbero ricordare dei baccelli). La mia e la vostra consolazione è che si possono acquistare già pronti.

crudi

Per il sugo:

600 g di cime di rapa

2 spicchi di aglio

1 peperoncino piccante

Olio di oliva 6 cucchiai

4 filetti di acciuga sott’olio

Pecorino, a piacere

Puliamo le cime di rapa staccando le foglie dai gambi e tagliando le influorescenze.  Le sciacquiamo con cura e le sbollentiamo per 5 minuti in acqua salata.  Scoliamo e passiamo sotto l’acqua fredda, affinchè mantengano un bel colore brillante.  Conserviamo l’acqua di cottura.  Al momento di prepare la pasta, rimettiamo l’acqua di cottura a bollore e prepariamo un soffritto con l’olio l’aglio schiacciato e il peperoncino.  Quando è ben caldo vi stemperiamo i filetti di acciuga schiacciandoli con i rebbi di una forchetta e uniamo le cime di rapa sbollentate che avremo tagliato leggermente.  Cuociamo per qualche minuto per lasciare che le verdure prendano sapore, regoliamo di sale.  Quando la pasta è cotta la scoliamo con una schiumarola direttamente nel sugo e spadelliamo.  Spolveriamo con il pecorino e serviamo immediatamente.

strascinati

Buona settimana!

Riscoperta delizia: la vera cioccolata in tazza

nera

La cioccolata al mattino, o per merenda, possiede un’ indiscutibile sacralità, un intento e talento tutti suoi di scogliere i nodi della vita: un amore svanito, un bisticco, una giornata troppo intensa… lei risponde sempre:  presente!  Ché la cioccolata sta a metà strada tra il peccato e la redenzione,  tra il certo e la sorpresa, perchè non è mai uguale a se stessa.  Quale altro ingrediente sa fondersi e ricomporsi con tale  maestria?
Cioccolata: da mordere, rosicchiare piano, succhiare, bere. Ci tuffo un biscotto e mi rituffo inevitabilmente nei ricordi.  Mi perdo e sostengo sempre più forte  che: è meglio perdersi in una cioccolata piuttosto che perdersela.

Una cosa è certa:  la vera cioccolata in tazza è una rarità.   Colui che riesce a riunire figli, amici, amici dei figli per una merenda fatta di questa specie di genius loci ,  possiede il carisma di chi incanta le folle.  Sono esagerata? Sì. E ne sono certamente felice.  Buona cioccolata a tutti!

Se volessimo provare:

Con la tavoletta di cioccolata non facciamo gli snob.  Non corriamo dietro a questo dictat delle percentuali, seguiamo il nostro gusto e saremo vincenti.  In parole povere usiamo la tavoletta che più ci piace.

per 4 persone

300 gr. di cioccolato fondente

80 gr di zucchero

4 dl di latte

tagliare il cioccolato a pezzetti, mettere in un pentolino il latte con lo zucchero e scaldare a fuoco dolce, fino a che lo zucchero non si saràcompletamente sciolto, aggiungere il cioccolato e mescolare per 5 minuti, fino a che non si sarà completamente amalgamato.  Potete servire la cioccolata calda con un ciuffo di panna montata sopra, accompagnandola a fette biscottate con burro e marmellata, oppure con della frutta fresca o dei frollini di riso.

Ma si può fare con il cacao.  Romantico, nostalgico cacao, per farne un “quasi budino” buonissima!

per 4 persone

1/2 lt di latte

75 gr di cacao amaro in polvere  setacciato, assieme a un cucchiaio da thè di maizena

1/2 bacca di vaniglia, o una stecca di cannella

Sciogliere  in metà del latte freddo la maizena e il cacao setacciati aiutandovi con una frusta, per non fare grumi.  Scaldare il latte rimanente con lo zucchero e gli aromi.  Versiamolo a filo sul composto di cacao, passiamo il tutto al colino fine e rimettiamo la casseruolina sul fuoco, mescolando a fuoco dolce per 10 min.  La densità dovrebbe essere giusta.  Se dovesse essere troppo densa aggiungete altro latte, se vi piace invece tipo budino aumentate la quantità iniziale di maizena di circa la metà.

E per finire viriamo sul bianco.  Con la cioccolata bianca, di certo più discreta, mi piace sbizzarrirmi e la profumo con il lime.

bianca

Per 2 persone

50 g di cioccolata bianca

200 g di latte

1 cucchiaio raso di maizena

Buccia di lime a piacere

Mettere in un pentolino due cucchiai di latte e la cioccolata bianca spezzettata per farla sciogliere.  Mettere il rimanente latte in una tazza e aggiungere la maizena.  Con l’aiuto di una forchetta amalgamare la maizena al latte, aggiungere alla cioccolata bianca sciolta e sul fuoco basso portare ad ebollizione.  Cuocere fino ad addensare.  Vuotare nella tazza e cospargere un po’ di buccia di lime, accompagnare con dei biscotti alle mandorle.

A voi un grazie e un  buonissimo fine settimana; che sia o non sia la vostra prima cioccolata fatta in casa, ne andrete fieri.  Purtroppo non sarà l’ultima, che c’è ancora tanto Inverno da passare.  Cito l’unico vero effetto collaterale: vi potra capitare di trovare vicini bisbiglianti sulla soglia di casa, la cioccolata sprigiona un profumo pazzesco.  No problem.  Invitate anche loro.

Forno & fantasia : è la volta delle “altissime”

Facciamo una torta, ma facciamola altissima! Parola d’ordine: se volete torte alte, rimpicciolite le tortiere.  Nella mia esperienza di ricettario umano, credo che una delle  lamentele più frequenti dei miei fruitori sia: le torte non mi vengono mai belle alte…rispondo che se non ci sono problemi di forno, ci sono problemi di stampo.  L’impasto è poco e lo stampo è grande. Per un impasto con 4 uova la tortiera deve avere un diametro di 20/22 centimetri  .  Azzardate un diametro 18 come quello dello stampo turchese allegato al fascicolo 6 di Forno & fantasia  e  farete una torre!

Torta del: come hai fatto a farla?

come hai fatto a farla 1

Questa sarà solo la prima  di molte altre domande che vi faranno, se farete una torta così.  Non avrà difficile risposta.  Molto più difficile sarà fare in modo che credano l’abbiate fatta voi. Una torta avvolta nel cioccolato non è frequente: un interno morbidissimo in un guscio croccante, davvero affascinante.

L’interno

Per la torta di base all’interno potete scegliere di fare un classico pan di spagna, ma se farete un pane degli angeli questo tipo di torta, quando la taglierete, avrà un impatto cromatico paradisiaco, appunto degno di celesti creature, oltre che una morbidezza straordinaria.  Immaginatevi una torta bianca, con una farcitura di candida di panna e meringa…solo un getto di colore dato dai frutti rossi.

Pane degli angeli

La ricetta è contenuta nel fascicolo n° 4 di Forno & fantasia ed è una di quelle torte che prima o poi bisogna assaggiare: delicata nel gusto, soffice al tatto e leggera negli ingredienti.  E’ fatta con i soli albumi, quindi totalmente priva di grassi e solitamente ben si accompagna a creme e frutta in macedonia, proprio per il suo sapore discreto.   Tra l’altro è un ottimo espediente per riutilizzare gli albumi avanzati,  da un tiramisù, da una crema pasticciera o da una frolla.

100 g di farina 00

225 g di zucchero

8 albumi

2 g di cremor tartaro( in vendita nei supermercati)

2 cucchiaini di scorza di limone grattugiata

½ bacca di vaniglia o qualche goccia(4/5) di estratto di mandorla

Zucchero a velo

Preriscaldiamo il forno a 190°C.  Stacciamo la farina per 3 volte la farina e metà dello zucchero in una terrina.  Questa operazione servirà a dare alla torta la sua leggerezza straordinaria.  In un’altra terrina montiamo a neve gli albumi con il cremor tartaro.  Setacciamo lo zucchero rimasto e lo aggiungiamo agli albumi, continuando a batterli: dovranno diventare lucidi e densi.  Uniamo la scorza di limone, quindi incorporiamo il miscuglio di farina e zucchero, sollevando bene l’impasto con la spatola.  Trasferiamo il composto nello stampo e cuociamo per mezz’ora.  Capovolgiamo lo stampo su una gratella e lasciamo raffreddare.  Al momento di sformarlo, passiamo la lama di un coltello attorno al bordo per staccare il dolce e lo sistemiamo su un piatto.  Lo copriamo con pellicola e lo teniamo da parte.

Per la farcitura

300 g di panna freddissima

3 cestini di frutti di bosco a piacere

2 cucchiai di zucchero semolato

20 piccole meringhe

Montiamo la panna ben sostenuta, aggiungendo lo zucchero semolato quando inizia ad addensarsi.  Teniamone da parte circa 1/3( in frigorifero) e mescoliamo alla panna rimanente i frutti di bosco, lavati e ben asciugati e le meringhe sbriciolate.  Suddividiamo la farcitura fra i vari strati, li sovrapponiamo e ricopriamo tutta la torta con la panna che avevamo tenuto da parte.

Per il guscio di cioccolato

250+50 g di cioccolato fondente

Carta forno

spatola

Matita, righello

Una gratella abbastanza grande

Tagliamo una striscia di carta forno un po’ più alta della torta e lunga ½ cm. in più.  Temperiamo il cioccolato secondo il modo più breve e con l’uso di un termometro a sonda in questo modo:

Sciogliamo 250 g di cioccolato e portiamolo alla temperatura di 50°.  Togliamolo dal fuoco e uniamo 50 g di tavoletta intera.  Mescoliamo fino a che la temperatura non sarà scesa a 32°.  Se dovesse esserci del cioccolato non fuso, lo togliamo con una schiumarola.  Spatoliamo il cioccolato fuso sulla carta forno.  Aspettiamo che inizi ad indurirsi e appoggiamo la striscia lungo il bordo della torta, dal lato pennellato, poi stacchiamo delicatamente la carta.  Possiamo accorciare i tempi di indurimento mettendo la striscia in frigorifero, ma lo strato è molto sottile e il tempo di indurimento sarà abbastanza breve anche a temperatura ambiente.  Se non avete il termometro potete usare del cioccolato non temperato, la differenza è solo esteriore: il cioccolato sarà meno liscio e meno uniforme.  Il cioccolato che rimane potrà essere tenuto da parte e sciolto nuovamente.

In generale: non è facile trovare uno stampo diritto con questa altezza e questo diametro: altezza 18 cm., diametro 18 cm.

stampo

Le torte di questa misura sono ideali da farcire e non pansiate che siano piccole, perchè ciò che viene tolto in larghezza, sarà compensato in altezza.  Ricordo inoltre che nei fascicoli di Forno & fantasia, oltre ai bellissimi stampi in silicone allegati, sono contenute ricette nuove, tradizionali, di dolci dal mondo, e moltissimi, geniali consigli che poche volte mi è capitato di trovare.

Buona giornata!