Il roast-beef in casseruola

Il roast-beef  è un piatto per l’Estate. Nessun ipermercato, supermercato, gastronomia, piccola bottega ne è mai sprovvisto, soprattutto in questo periodo nel quale nessuno cucina volentieri. Non voglio in nessun modo complicarvi la vita, se lo trovate comodo, pronto e ben rosato nel vostro punto vendita continuate ad acquistarlo, ci mancherebbe; ma se vi piacerà provare a farlo in casa vi do la mia ricetta che prevede la cottura in casseruola anziché nel forno. Facendolo in casa, avrete dei vantaggi, che vanno da un buon rapporto qualità prezzo, alla possibilità di conservarlo  per il tempo che basta a non stancarci di mangiarlo, in breve: due giorni in frigorifero e tempi raddoppiati se conservato nel sottovuoto, fino al piacere di gustarlo appena fatto e, perché no, caldo anziché freddo. Dicevo:  solitamente la cottura viene fatta in forno, e prevede temperatura molto alte, almeno durante i primi minuti. La cottura nella casseruola quindi meglio si adatta al clima torrido di certe giornate estive,  con l’unico svantaggio di non essere ideale per pezzi di carne troppo grandi. Buona preparazione.

roast beef

per 4 persone

occorrenti: spago da cucina(facoltativo), casseruola, coltello tagliente, termometro da cucina(facoltativo), pellicola di alluminio, un peso

tempo di preparazione: 30 minuti
grado di difficoltà: facile
calorie 113 ogni 100 g

Ingredienti: 600 g di controfiletto o scamone di manzo,1 bicchiere di olio di oliva, sale e pepe, 4 spicchi di aglio con la camicia, succo di limone

Puliamo la carne da grasso in eccesso e se vogliamo mantenerne integra la forma leghiamola con spago da cucina. Possiamo chiedere al macellaio di legarla, ma ritengo che valga la pena di provare. Nella casseruola scaldiamo un filo di olio di oliva e procediamo con la sigillatura della carne rosolandola su tutti i lati(ci vorranno circa 2 minuti) a fuoco medio alto. Togliamo la carne dalla casseruola e la sfreghiamo con una miscela leggera di sale e pepe. Aggiungiamo nella casseruola l’olio rimanente, l’aglio  e portiamo a cottura la carne, a fuoco medio rigirandola spesso. Dopo circa dieci minuti aggiungiamo il succo del limone e terminiamo la cottura. Togliamo il pezzo di carne dalla casseruola e avvolgiamolo nella pellicola. Sistemiamolo in un piatto e mettiamo sopra un peso che lasceremo per circa mezz’ora. Possiamo servire la carne calda tagliata a fette più spesse, o fredda tagliata molto sottile. In entrambe i casi adagiamo le fette nel piatto e irroriamole con la salsa calda e passata al colino fine.
I tempi di cottura della carne indicati nella ricetta sono riferiti ad una preparazione mediamente al sangue. Se vogliamo una carne più cotta aumentiamoli di 5 minuti e diminuiamoli se la vogliamo molto al sangue(il peso serve anche a far fuoriuscire il sangue che andrebbe a finire nel piatto, rendendolo poco piacevole alla vista). Per monitorare i tempi è molto utile il termometro il quale ci dà l’esatta temperatura di cottura al cuore:

molto al sangue         45°C
al sangue                   50°C
media cottura             55°C

Possiamo sostituire al succo di limone del vino bianco che lo rende meno acido, o lasciare la salsa naturale.  A nostro piacere per dare un tocco in  più di sapore possiamo massaggiare la carne dopo la rosolatura  con un trito di erbe aromatiche, con della salsa Worcester o con della Senape. Credo di non essermi dimenticata nulla.

In cucina un peso è sempre utile e questo è quello che uso io:

frabostone

ha la forma di un coperchio, ma è molto pesante. Si chiama Frabostone, è completamente fatto di acciaio indistruttibile e fabbricato in Italia  dalla ditta FRABOSK. E’ utile per grigliare carne e crostacei, e perfetto per abbreviare i tempi delle lunghe cotture o della bollitura dell’acqua, per tenere ferme paste sfoglie e frolle in cotture(basta che abbiano la stessa dimensione del disco). Ha un fondo completamente piatto necessario per l’appoggio e per renderlo intercambiabile.

l tempo corre, e il tempo dell’ Estate corre di più.  Buon tempo d’Estate a chi le ferie le sta già ricordando, a chi ancora le sogna, e  a chi le sognerà. Sempre grazie di leggermi.         

Quando c’è bisogno di forza

Non va in vacanza il mio dizionario segreto delle verdure, si prende ogni tanto qualche breve momento di latitanza. Se non cado in errore siamo giunti alla lettera G. Nel mondo mediamente sconfinato delle verdure non vengono annoverate verdure con la G, e per mediamente potrei indicare la misura in cui esse sono reperibili. Non si parla oggi di verdure “normali” ma dell’alfa delle verdure, del loro inizio: tratterò dei germogli. Non a caso li ho definiti l’alfa. Essi sono veramente l’inizio, i padri e le madri delle verdure, creature vive che vivificano i piatti, la piccolissima botte in cui è nascosto il liquore più prezioso. Ricchi di sostanze nutritive: vitamine, proteine ad alta digeribilità, sali minerali, essi sono in continua fermentazione e produzione di quei nutrienti riconosciuti come anticancerogeni, anti invecchiamento, ipoglicemizzanti, ipocolesterolemiche. Credo che la premessa basti per definirli il simbolo della forza e del vigore, tanto quanto è forte un germoglio dal quale avrà origine una pianta. Non c’è che da rifletterci. Rimedio assolutamente indispensabile, quindi, nelle situazioni che attraversano periodI di atonia, debolezza o stanchezza per varie ragioni. Cucinare, regalare, offrire germogli è una cura d’urto indispensabile per uno scorrere della vita che pare inutile e conseguentemente indebolisce, per un amore che ha perso l’entusiasmo, per chi è depresso e senza stimoli. Direi che questo medicamento è piacevole, fresco e, perché no, elegantemente colorato-quale alto rimedio lo è?- e la buona notizia è che oramai i germogli sono facilmente reperibili e autoctoni. Meraviglioso! Allora approfittiamone.

Tortino di patate e formaggio con germogli di alfa-alfa

tortini di patate

Occorrenti: padella, coppapasta, spatola o cucchiaio di legno
Tempo di preparazione: 30 minuti
calorie per 1 tortino 290
grado di difficoltà: medio
ingredienti per 6 persone
400 g di patate tagliate a cubetti o a rondelle in maniera uniforme, 200 g di formaggio di montagna o caciotta, 3 cucchiai di olio di oliva, 1 spicchio di aglio non sbucciato, 100 g di germogli di alfa alfa, sale e pepe facoltativo, insalatina e germogli freschi per servire.

Laviamo i germogli sotto acqua corrette e li asciughiamo molto bene. Versiamo le patate tagliate a cubetti nell’olio caldo,  uniamo lo spicchio di aglio e portiamo a cottura coperto per circa 10 minuti . Scopriamo e rosoliamo e fuoco medio per 10 minuti e regoliamo di sale e pepe se previsto. Aggiungiamo il formaggio, tagliato sottile, mescoliamo con una spatola o un cucchiaio di legno. Uniamo i germogli e li amalgamiamo. Serviamo sformando in un coppapasta di 12 cm di diam. o posizionando il composto al centro del piatto decoriamo con insalatina e germogli freschi.

Salsa di germogli per le uova sode

salasa ai germogli

occorrenti: ciotola, coltello, spatola

tempo di preparazione 10 minuti
grado di difficoltà: basso
calorie per cucchiaio (10g) 75
ingredienti: per circa 100 g di prodotto 40 g di germogli di senape freschissimi, 50 g di grana, 1 pezzetto di sedano, 1/2 spicchio di aglio, 1 cucchiaino di aceto bianco,  75 g di olio di oliva, sale

Laviamo i germogli e asciughiamoli e tritiamoli assieme al sedano. In una ciotola amalgamiamo il trito di germogli e sedano al grana, l’aceto, regoliamo di sale e aggiungiamo a filo l’olio, amalgamando. Conserviamo la salsa in frigorifero fino al momento di servire. Ottima con uova sode o carpacci di carne.

Notizie: i germogli si trovano nei negozi biologici e sono disponibili in molte varietà. E’ meglio che germogli vengano mangiati crudi o che subiscano brevissime cotture. L’ideale è mangiarli a crudo assieme all’insalata, alle verdure cotte, sul pane spalmato di formaggio fresco. Metteteli nei centrifugati di verdure o frutta (in piccola parte) che date ai bambini, anche piccolissimi, scegliendo quelli dal sapore più delicato.

Buon fine settimana!    

Il pesto alla genovese

Il sugo italiano più estivo che ci sia è vittima dell’ennesima frode alimentare. Il pesto, quello conservato in vetro, contiene il botulino. Il problema è stato evidenziato dalle stesse aziende produttrici che hanno provveduto a ritirarlo dal mercato. Ma come sempre accade in queste situazioni, la paura diventa collettiva e totalizzante al punto che smettiamo di comprare il pesto pronto a prescindere dal tipo di confezione. Il batterio Clostridium Botulinum  se iniettato spiana le rughe, ed è usato in medicina quale cura di alcune patologie, tuttavia se ingerito può causare una tossinfezione alimentare . E’ presente come molti altri comunemente e in forma asettica nell’aria, ma diventa tossico se privato dell’ossigeno, condizione instaurata da un errato metodo di conservazione, attraverso cui insorgono le condizioni proliferative nocive.  Era del 1996 che non si sentiva parlare del botulino negli alimenti conservati lavorati industrialmente, cioè da quando venne scoperta una partita di mascarpone contaminato, ciò significa che i controlli sono oramai di routine e consentono di diminuire le irregolarità.  Oltre che nei formaggi il botulino trova terreno fertile nella carne mal conservata, nelle conserve di pesce, ma soprattutto nelle conserve di verdure sottolio. Se il caso del pesto genovese in vasetto costituisce fortunatamente un   caso sporadico nell’ambito della conservazione industriale, le conserve casalinghe, vanto delle mamme e delle nonne rappresentano ancora un rischio effettivo e richiedono moltissima attenzione. In presenza di sostanze acide la tossina non si forma(ph < 4,5), ed essendo termolabile viene soppressa dalla bollitura, basterebbe quindi basarsi su queste peculiarità ed osservare poche  linee di condotta corrette nell’esecuzione: vasetti sterilizzati a chiusura ermetica, sbianchitura in acqua e acidificanti(aceto, limone), successiva bollitura per sterilizzare.
Non disdegno il pesto genovese pronto , se pur preferendo quello nel vasetto di plastica in atmosfera protetta , perché permette a chi non ha piante di basilico di utilizzarlo durante tutto l’anno ad un prezzo ragionevole, se consideriamo che in alcuni periodi dell’anno il basilico fresco in vaschetta raggiunge cifre inspiegabili. Ma in Estate che è il momento migliore del basilico consiglio di farlo in casa. Sarebbe un’ottima idea prepararne in quantità cospicua e conservarlo in freezer in contenitori monoporzione, per averlo disponibile durante gran parte dell’anno; basterà poi lasciarlo a temperatura ambiente mentre lessiamo la pasta.
Ci sono molte varianti di pesto, io vi do la mia ricetta che è davvero essenziale e può costituire la base su cui potrete fantasticare variando ad esempio il tipo di formaggio o la frutta secca, oppure inserendo nell’acqua di cottura della pasta i fagiolini , le patate e altro, a vostro piacere, o ancora combinarlo ad altri sughi. Un’ altra  prerogativa del pesto genovese è quella di essere molto gradito dai piccoli e piccolissimi.

Pesto classico

Occorrenti: frullatore anche a immersione, ciotola, spatola, eventuali contenitori per la conservazione
tempo di preparazione: 20 minuti
295 calorie ogni 100 g
grado di difficoltà:  basso
per 350 g circa di prodotto
Ingredienti: 50 gr di  basilico lavato e asciugato molto bene cercando di non schiacciarlo, 30 gr di pinoli, 60 gr di parmigiano o grana padano, 1 spicchio di aglio, 2 dl di olio di oliva ligure o del Garda, che sono più delicati, 1 cucchiaino da caffè di sale grosso, faremo poi sempre in tempo a regolarlo Mettiamo il bicchiere del frullatore nel frigorifero per raffreddarlo, questo impedirà al pesto di scaldarsi durante la tritatura e di non perdere il colore brillante. Mettiamo gli ingredienti in una ciotola e li mescoliamo; li vuotiamo nel bicchiere e aiutandoci con il manico della spatola li compattiamo leggermente. Frulliamo poi a intermittenza, dando un giro poi ci fermiamo e continuiamo in questo modo fino ad amalgamarlo del tutto . Se  serve, aggiungiamo altro olio. Il pesto va mescolato a freddo. Nella zuppiera mettiamo un po’ d’acqua di cottura, il pesto e mescoliamo. Possiamo conservare ciò che rimane in frigorifero per 3 giorni o di più coprendolo con un po’ d’olio per fare in modo che non scurisca.

Pasta alla Portofino

Per 4 persone

tempo di preparazione: 30 minuti
calorie 685 per 80 g
grado di difficoltà: basso

  pasta e pesto

ingredienti: 320 g di pasta secca o fresca tipo trofie, 10 pomodorini, 2 cucchiai di olio di oliva, 4 cucchiai di pesto, 1 spicchio di aglio schiacciato, sale, 1 presa di zucchero, basilico fresco per servire

Laviamo e tagliamo i pomodorini. In una larga padella scaldiamo l’olio e aglio e vi tuffiamo i pomodorini. Portiamo a cottura per qualche minuto aggiungendo la presa di zucchero e regolando di sale . Scoliamo la pasta e teniamo da parte dell’acqua  di cottura. Spadelliamo brevemente la pasta nel sugo, aggiungiamo il pesto e saltiamo aggiungendo un po’ d’acqua. Serviamo ben caldo.

Buona giornata!

Biscottini ai fiori di lavanda e cocco

Sono da sempre innamorata del color della lavanda e questo è il suo periodo di massima fioritura.
La signora Wanda, che è mia vicina, molto gentilmente mi ha portato un fascio di steli legato con un nastro dello stesso colore. Davvero carina. Mi ha detto che dopo averla seccata avrei potuto profumare l’armadio. Molto bene.
Ma mi sono sentita ispirata  e un po’ Cezanne e un po’ massaia provenzale, ho pensato di fare dei biscotti, dei frollini.
Li ho portati alla mia vicina in un vassoio bianco e lavanda  e le ho detto: “Mia cara, sono per te. Se non ti piacciono potrai sempre profumare l’armadio”.
Buon esperimento, quindi. Sappiate che ciò che ho suggerito alla signora Wanda vale anche per voi.

biscottini cocco e lavanda

per circa 50 biscotti del diametro di 3 cm

tempo di preparazione dell’impasto 25 minuti

tempo di cottura 20 minuti

calorie per biscotto 50(circa 10 g)

Ingredienti: 200 g di farina 00, 70 g di farina di cocco disidratato, 130 g di burro, 130 g di zucchero semolato, 1 presa di sale, 1 uovo grande, 3 gocce di essenza di lavanda(si trova nelle erboristerie sotto forma di olio essenziale),  alcuni fiori di lavanda

Mescoliamo in una terrina l’uovo con lo zucchero e il sale e lo montiamo leggermente. Incorporiamo le gocce di essenza di lavanda, i fiori, la farina setacciata e la farina di cocco; mescoliamo, sempre con la spatola, fino ad ottenere un impasto grumoso. Rovesciamo il composto sul piano di lavoro e aggiungiamo il burro ammorbidito impastando con le mani quanto basta a formare una palla e poi un rotolo del diametro di circa 3 cm. Posizioniamo il rotolo di pasta al centro di un foglio di pellicola o carta forno, arrotoliamo e mettiamo in freezer per 10 minuti. Trascorso il tempo tagliamo con l’aiuto di un tarocco o con un coltello i frollini a circa 1,5 cm di altezza. Posizioniamoli sulla teglia rivestita di carta forno e cuociamo a 180°, placca a metà per circa 20 minuti o fino a doratura. Si conservano per 15 giorni se messi in una scatola per biscotti.

Non è uno scherzo. La signora si chiama Wanda e i biscotti non li ha messi nell’armadio…

Buona Domenica a tutti.

Tortina di rose

tortine di rose

Ero piccola quando passeggiavo per Gardone Riviera. Con mio padre entravo in un piccolo caffè pasticceria, dove erano appese incorniciate alcune lettere di D’Annunzio alla Duse. La scrittura fitta e scura si poteva leggere a malapena, allora mi mettevo a naso all’insù cercando di decifrare le parole di traverso. Potevo forse avere dieci anni, ma  questo poeta mi incuriosiva. E ancora di più riusciva ad affascinarmi la storia che mi era stata raccontata sul mio dolcetto preferito durante le colazioni con papà: la torta di rose.
Mi raccontavano che chi aveva scritto quelle lettere era stato un soldato, poi un poeta e infine  un principe, che aveva abitato a Gardone in una casa simile a un castello.
Aveva amato molte donne, ma una in particolare, un’attrice bellissima.  Amava le donne e le rose, e per le sue donne le rose c’erano sempre.
E quella volta che ne rimase privo chiese al suo pasticcere personale di riparare alla dimenticanza con un dolce che ricordasse la rosa nella forma e nel profumo. Ecco creato il dolcetto, uno dei dolci migliori che si possano mangiare nei miei luoghi.
Dicono sia una leggenda, ma mi piace pensare che sia una storia vera. Nella versione originale la torta delle rose viene inzuppata di sciroppo di rosa.

per 8 tortine

Tempo di preparazione 1 ora+ lievitazione

occorrenti: ciotola, spatola, carta forno, monoporzione in alluminio, pellicola per alimenti

calorie 490 a porzione

Ingredienti per la tortina : 500 g di farina, 1 panetto di lievito di birra fresco, 80 g di zucchero semolato , 1 uovo intero, 4 tuorli, 80 g di burro, 180 g di latte, buccia di limone o arancia grattugiata(a piacere), 8 g di sale

Ingredienti per la crema al burro da spalmare:100 g di zucchero semolato, aroma a piacere(cannella, buccia di limone, buccia di arancia, vaniglia) o lasciato al naturale, 100 g di burro+4 g di lievito di birra

Formiamo il lievito con 2 cucchiai di farina, il panetto di lievito sbriciolato e 3 cucchiai di latte un impasto morbido che copriremo e lasceremo lievitare per 30 minuti coperto con pellicola. In una ciotola grande facciamo la fontana con la farina e lo zucchero, inseriamo il lievitino, aggiungiamo le uova leggermente battute e iniziamo ad impastare, aggiungendo un po’ alla volta  il latte rimasto e il sale. Uniamo anche il burro morbido a pezzetti e continuiamo ad impastare per ottenere un amalgama mediamente consistente. Infariniamo il piano di lavoro e rovesciamo l’impasto, tirandolo e ripiegandolo fino a lisciarlo(ci vorranno 10 minuti). Poniamolo in una ciotola e lasciamo lievitare fino al raddoppio. Amalgamiamo nel frattempo con l’aiuto di una forchetta il burro  lo zucchero e il lievito di birra sciolto in un goccio di latte, fino ad ottenere una crema morbida. Terminata la lievitazione, prendiamo la pasta e la stendiamo su un foglio di carta forno, molto ben infarinato, in un rettangolo spesso circa un centimetro. Con una spatola spalmiamo  la crema al burro uniformemente e arrotoliamo il rettangolo dal lato più lungo. Chiudiamo il rotolo nella carta forno e mettiamo in freezer per 10 minuti. Tagliamo poi il rotolo a rondelle uniformi. Chiudiamo le estremità e adagiamo le rondelle nei monoporzione. Copriamo e lasciamo lievitare fino al raggiungimento del bordo. Prima di infornare spennelliamo le tortine con burro e zucchero e inforniamo a 160 ° per 20/25 minuti(forno statico placca a metà, se dovessero scurirsi troppo proteggetele con alluminio). Serviamo con creme a piacere, panna montata gelato, coulis di pesca.

Alternativa: se volete un impasto più leggero potete sostituire il burro con olio di semi. Molto buono comunque, ma il giorno dopo l’impasto risulterà più asciutto. Per la torta grande mettete le rose in una tortiera di 20/22 cm di diametro.

Consiglio: conserviamo le tortine in sacchetti, ben chiuse, e scaldiamole leggermente in forno prima di servirle.

tortina di rose singola

Sempre grazie di leggermi. Buona giornata!

Tempo d’Estate, tempo di “insalsate”

Guarda che hai scritto male…
no, non ho scritto male: l’insalsata è un insalata con salsa”.

Se le prove dei costumi ci lasciano un po’ tutti delusi e anche lo specchio pare non essere particolarmente contento di rimandarci, adottiamo qualche strategia in più per saziarci senza nutrirci troppo. L’ insalata accompagnata da una salsa fresca e saporita(insalsata) appaga anche gli appetiti più ancestrali, abbassa le calorie, soddisfa il gusto e ci fa “belli”.

Salsa al peperone

Ideale per il pinzimonio o con formaggi tipo quartirolo bresciano, primosale, crescenza, mozzarella di bufala. Vitaminica e antiossidante per la presenza della frutta secca e delle verdure ad alto contenuto di betacarotene e vitamina C.

Per 4 persone

occorrenti: casseruola, frullino a immersione

cottura 20 minuti

preparazione 20 minuti

calorie 7 per cucchiaio

Ingredienti

2 peperoni gialli o rossi, 1 cipolla bianca, 2 spicchi di aglio, un mazzetto di basilico, 1 peperoncino fresco piccolo, olio extravergine di oliva, 1 cucchiaio di aceto balsamico, 1 cucchiaio di succo di limone, sale e pepe

Tagliamo i peperoni a dadini, la cipolla a rondelle, tritiamo aglio e  e il peperoncino rosso, aggiungiamo una presa di sale e del pepe. Mettiamo tutto in una pentola e cuociamo coperto per 20 minuti a fuoco basso, aggiungendo 3 cucchiai di acqua. Sistemiamo le verdure scegliendo tra: sedano bianco, carote, indivia belga pomodori, peperoni , cetrioli, finocchi, le mettiamo in una ciotola e le serviamo con la salsa a parte, cosparsa di basilico.

pinzimonio

Maionese leggera

Il tuorlo rende questa salsa cremosa e perfetta per le verdure a foglia lessate. Superfluo ricordare che il tuorlo d’uovo è un alimento altamente proteico e saziante, particolarmente adatto nei regimi dietetici.

per 4 persone

occorrenti: ciotola, forchetta

tempo di preparazione 20 minuti

cottura delle verdure 10 minuti

calorie 30 per cucchaio

Ingredienti

3 tuorli d’uovo sodi, 3 cucchiai di olio di oliva,1 cucchiaino di aceto bianco, 1 cucchiaino di succo di limone, 2 cucchiai di yogurt magro, 1 punta di cucchiaino di zucchero di canna, erbe aromatiche miste(timo maggiorana)erba cipollina, prezzemolo peperoncino.

Schiacciamo i tuorli con una forchetta, con il succo di limone, l’aceto, il sale e il pepe. Aggiungiamo lo yogurt lo zucchero e misceliamo. Uniamo quindi le erbe aromatiche tritate. Serviamo la salsa su un misto di verdure verdi cotte tiepide, scegliendo tra catalogna, fagiolini, cipolle cipollotti, barba di frate.

Tzatziki  al cetriolo e prezzemolo

Questa è la salsa perfetta per le insalatone che contengono oltre alla verdura  anche carne bianche o pesce. Lo yogurt aiuta la digestione e contiene calcio e proteine, inoltre e permesso anche a coloro che sono intolleranti al lattosio.

per 4 persone

occorrenti: frullatore a immersione

tempo di preparazione 15 minuti

calorie 8 per cucchiaio

Ingredienti: 200 g di yogurt magro, 2 spicchi di aglio, 1 cetriolo, 1 cucchiaio di grana, prezzemolo, pepe

Sbucciamo l’aglio e il cetriolo e li frulliamo con il pepe e il grana; aggiungiamo lo yogurt e mescoliamo con cura. Aromatizziamo la salsa con prezzemolo tritato e mettiamo in frigorifero fino al momento di servire. Condiamo mescolando molto bene. Ideale per accompagnare un insalatona mista con pollo e noci tritate.

insalata di pollo 2

Buona giornata!

Mai dire blanquette: lo spezzatino di un single d’Estate

Blanquette, blanquette, blanscet…che suono dolce da pronunciare. Una parola che potremmo ripetere per diciotto volte di seguito senza stancarci di farlo. Diversamente accade per fagioli con le cotiche, trippa, brasato, che non hanno di certo nomi da potersi confondere con quello di amabili fanciulle. Ma  è un dato di fatto: a nessuno degli amici di calcetto del signor Negri era dato sapere che, quel nome, apparteneva a pezzettini di carne di vitello piuttosto che a un “tocco” di figliola.

Mai dire blanquette…

Non ci chiediamo perché cento affluenti diversi possano gettarsi in un unico mare e così, nello stesso identico modo, come diversi pensieri possano sfociare in un unica comune considerazione: da lui non me l’aspettavo…Perché questo fu il pensiero che accumunò i compagni di calcetto, nell’attimo stesso in cui le sacche volavano nei bauli, e il Mario disse:” Domani siete tutti a casa mia. C’è la blanscet…portate da bere”; in un tono che per il senso comune echeggiava  trionfale e vanaglorioso, ma che per il senso del Mario suonava tra lo speranzoso e l’entusiasta, niente di più.
Di lui, del Mario Negri, detto Mario, marito e padre esemplare, tutto avrebbero potuto pensare, ma non che fosse anch’egli caduto preda della fatidica crisi di mezza età, portandosi in casa i soliti, bassi risultati. Da lui: mai una battuta, nemmeno un’ occhiata…, che tutti s’era maschi e su certe cose si poteva scherzare. E, se in quel momento ci fossero stati cento occhi, tutti e cento avrebbero guardato nella stessa direzione e cioè verso gli occhi stessi, perché la domanda, il quesito di quella sera estiva fu uno e uno per tutti: chi è quella lì?
La signora Cecilia, moglie del Negri, come ogni anno, si trasferiva con i figlioli, in una piccola casa a Varazze non appena la scuola finiva, e il Mario, ogni Venerdì, chiudeva la saracinesca della carrozzeria che diventava in un colpo leggerissima, per raggiungerli e prendersi qualche ora di riposo al mare.
Le sere della sua “singletudine” il Negri le trascorreva tra una capatina al bar Stardo, tra chiacchere, carte e strategie del calcetto; e le partite, ogni tanto. All’inizio era stata dura, ché, se anche ai bambini il mare faceva tanto bene, la sua donna gli mancava. Ora s’era ormai abituato alle Estati da single, ai Venerdì sera rumorosi e accoglienti, anzi, come diceva lei, sembrava di tornare ai vecchi tempi: “noi, qui, si fa come i fidanzatini  …”, e poi, come diventava bella al mare la sua Ceci.
Quando rientrava dal lavoro la chiamava, sentiva i ragazzi. Poi la cena, un po’ di pulizia- che quella santa donna al suo ritorno non poteva sfiancarsi di lavori- e a nanna, ricordando teneri baci. Guardava sdolcinato con l’occhio  semiaperto l’altro cuscino: due, tre tenere pacchette sulla fodera candida, una preghiera, e cadeva nel suo sonno più giusto che profondo.
Si dice che quella mattina il gossip corresse sul filo dei messaggi: ma, che: ci vai?… non me la voglio perdere questa, se la Cecilia lo sapesse…ma diamine! lui, che ha fatto di tutto per salvare il mio matrimonio, e poi?…cosa portiamo? ma sarà francese? certo che se lo fa lui, lo posso fare anch’io…
La giornata del Mario invece fu laboriosa ma tranquilla, tra il rumore delle lucidature e le tute candide dei suoi aiuti .La “premiata Carrozzeria Negri” era il suo vanto,  il suo decoro, il suo dovere di buon figlio verso un padre nato povero, come del resto quasi tutti i padri, che aveva mangiato pane e lavoro per lui. Se un auto entrava, doveva uscire da lì  bella, fiammante, lucida e compatta come una signora dopo un  giorno di SPA.
Era dalla mattina che pregustava la serata a casa sua con gli amici. Si immaginava le risate, le battute. Tanto che spesso gli saliva una lieve frenesia, tale da provocargli un insieme di sensazioni piacevoli cui non sapeva dare il nome giusto, ma che chiunque conoscesse a fondo l’animo umano, avrebbe potuto definire semplicemente: afflusso di serenità.
La sua Cecilia , come ogni anno, gli aveva riempito il freezer di derrate, scatole, sacchetti, scatoline e teneri biglietti: questo mangialo subito, mangialo con…, poi cuori , fiorellini e via scrivendo. Lei, sempre amata e sempre di più, non finiva mai di stupirlo:” questa è la blanquette, si dice blanscet che è un piatto della Francia, per gli amici se li vuoi invitare, devi solo bollire il riso e darglielo assieme, dietro le tazze ho messo un biglietto  per loro. La tua abbronzatissima. P.s. dagli anche il tiramisù”. Che donna splendida!
Quando il Mario apri la porta aveva più che l’aspetto dell’allegro fedifrago estivo, quello di uno stanco carrozziere simile a una casalinga dell’ultima ora: il grembiule a quadretti rossi, messo su alla bell’e meglio, una mano mezza bagnata e l’altra con lo strofinaccio da cucina; il capello ruspante, la barba incolta dei frettolosi. Notò un non so che di strano nell”avanzare incerto e circospetto dei suo amici di bar e calcetto, un misterioso e guardingo volgere contemporaneamente gli occhi verso la stessa direzione, allungare i colli come galline,  guardare sopra sotto, dentro fuori, a destra e a sinistra, in lungo e in largo,  come periscopi, come se lì non ci fossero mai stati…
“beh…dov’è?” esordì il più coraggioso, lo stesso che si teneva in punta di lingua da un giorno intero un bel “lisciabbusso” per lui, il fintone, e per lei, la donna incriminata, la sfascia unioni oneste.
“ma dov’è chi”
” la bianchina, la blascietta, la bianchetta o come si chiama quella brutta lì…”
” è in tavola, spero sia calda, appena tolta dal micro…la Cecilia mi ha detto di darvela col riso bollito, datemi la roba da bere che l’appoggio qua. C’è anche il tiramisù e un biglietto per voi dalla mia Ceci…”.
Scese un silenzio tombale. E se, di nuovo, in quel momento, ci fossero stati cento occhi, tutti avrebbero guardato nella stessa direzione e cioè negli occhi stessi, perché quella sera la risposta al quesito dell’altra (sera) fu, una , una sola per tutti: che cosa siamo andati a pensare…
Inutile dire che attorno a quella tavola apparecchiata, ai vuoti delle birre che crescevano, ai piatti resi quasi intonsi dalle scarpette, il quadro, che nel corso della giornata, aveva assunto tinte sempre più fosche e tetre come l’urlo di Munch: il Mario che scappava e l’amante francese dietro, che tentava di togliergli anche gli ultimi brandelli dei vestiti. La Ceci: magra e inconsolabile e i ragazzi sparsi e dediti a sostanze-, stava ormai dissolvendo le sue inquietanti pennellate, in un più pacato, solare e tranquillo coup de pinceau ; confermando una pacifica ed educativa realtà: il Negri ,marito devoto di una donna delicata e deliziosamente formosa, padre esemplare di quei quattro maschietti studiosi, nonchè amico fedele e divertente.
Sulla tovaglia, pandant con il grembiule del casalingo, campeggiava il biglietto ” Godetevi la blanchette e la serata, saluti a voi e a tutte le vostre signore. Cecilia Negri”.
Era molto tardi quando salirono nell’ascensore che sapeva di fumo, di blanchette e di caldo. Era solo perché erano costretti in uno spazio angusto che riuscivano e sostenersi:  la serata se l’erano ben goduta e bevuta. Se c’era stato un basso malinteso, non era stata colpa di nessuno, perché nonostante tutto, nessuno può sapere di tutto.  E fu in quel momento, nello stesso medesimo istante- tutti se l’aspettavano ma nessuno aveva voluto dirlo per primo- che, per un moto  di implicito rispetto e di grata meraviglia originati dalla considerazione di avere una vita tutto sommato serena, nacque all’unisono un pensiero, e all’unisono sfociò nelle sole e vere parole che potevano dirsi, stretti in quel tubo di afa :” Ah, che gran cuoca la Cecilia!”.

Rosita Ghidini Bosco

Blanchette in salsa delicata allo yogurt

blanchette

per 4 persone

occorrenti: sacchetto per alimenti, casseruola, spago da cucina o filo di cotone, pentolino

tempo di preparazione 20 minuti, esclusa la cottura

ingredienti : 600 g di carne di vitello per spezzatini (spalla, biancostato), 1 porro, 1 carota, 5 cucchiai di olio di oliva, 1/2 bicchiere di vino bianco, brodo di carne, 2 chiodi di garofano, rosmarino,  maggiorana,  4 cucchiai  di yogurt intero, 1 cucchiaio di panna fresca(facoltativo), erba cipollina per servire, sale e pepe.

Infariniamo la carne inserendola con la farina nel sacchetto per alimenti e scuotendolo e la rosoliamo nell’olio caldo su tutti i lati, sfumiamo con il vino, e aggiungiamo brodo fino a coprirla. Uniamo anche le verdure tagliate a piccoli cubi, e il mazzetto di erbe aromatiche ben legato. Proseguiamo la cottura per 1 ora e 30 minuti. Durante la cottura assaggiamo il sugo per regolare di sale e pepe. In un pentolino scaldiamo lo yogurt con la panna e mezzo bicchiere di sugo della carne. Togliamo la carne cotta dalla casseruola la sistemiamo in un piatto, la nappiamo con la salsa e serviamo.  E’ ottima accompagnata a del riso bianco semplicemente bollito, o a del risotto alla parmigiana. In alternativa al vitello possiamo usare del tacchino o del pollo. In versione originale, la blanchette prevede una salsa legata a base di tuorli. Per ottenerla si sbattono 2 rossi d’uovo con 100 g di panna fresca e del vino bianco o succo di limone, va fatta cuocere a fuoco lentissimo fino a che non si addensa. Ho preferito evitare i tuorli per renderla più leggera, ma lascio a voi la scelta.

Se siete passati direttamente alla ricetta senza leggere il racconto non posso che comprendervi. Chiudo con sommari consigli su come lasciare i vostri single d’Estate  forse un po’ tristi, ma almeno sazi.

Gli alimenti che vanno nel congelatore devono essere o già congelati o freschi.   Se si sono scongelati vanno consumati entro le ventiquattro ore successive. Un alimento fresco va stoccato in appositi contenitori su cui poter apporre la data di inizio del congelamento, in porzioni piccole, così da rendere più veloce lo scongelamento e il consumo.  E’ importante non ricongelare mai i cibi. Facciamo attenzione anche al pane che acquisteremo al supermercato: gran parte di esso viene prodotto con pasta decongelata.  Congeliamo i cibi ,subito dopo l’acquisto e i cibi cotti solo quando si sono raffreddati.

Cosa si può congelare: tutte le verdure, dopo averle lavate e se necessario sbollentate brevemente; carne e pesce, sia crudi che cotti; primi piatti, formaggio grattugiato, formaggi a pasta dura; sughi, pane e pasta fresca e le erbe aromatiche.

Cosa non si può congelare: frutta e verdura crude al alto contenuto acquoso: pomodoro, insalata, e salse a base di uova.

Come scongelare: sono richiesti alcuni accorgimenti, non solo per preservare il gusto degli alimenti ma per garantirne la sicurezza. Lo scongelamento igienicamente più sicuro avviene in frigorifero o nel forno a microonde. Possono essere scongelati a temperatura ambiente i dolci secchi e il pane.

Buona giornata!

Semifreddo, CVD…

Nell’ipotesi di un semifreddo buttiamo tempo e danaro.
Ma, poiché, l’arte dolciaria e gelatiera son più simili alla matematica che non all’arte e che, se la matematica non è un opinione, tutto ciò che è opinabile è oggettivamente non certo, affidiamoci ai grandi, i quali, formulando ipotesi, hanno enunciato la tesi: senza anticongelanti zuccherini non si può creare un semifreddo, – CVD (come volevasi dimostrare).
Il semifreddo è per paradosso freddo fuori e caldo dentro e il cucchiaio vi affonda morbidamente,  che è un dolce al cucchiaio, diversamente si potrebbe enunciare come dolce al martello e scalpello. Sicché, prima regola assoluta: non deve essere ghiaccio, questo per merito degli anticongelanti.  E se temiamo gli anticongelanti a base zuccherina come fossero le incognite di un’equazione di terzo grado, mettiamoci la costante della passione.
Orbene, quindi: non confondiamo il semifreddo con il ghiacciolo e diamo a Cesare quel che è di Cesare; non confondiamo le lucciole con le lanterne e diciamo pane al pane e vino al vino; non vane al pane e Pino al vino, ché sono vane le parole e Pino non c’entra nulla. Buona esecuzione!

La meringa all’italiana

E’, lo dice il nome, un tipo di meringa. Mi pare di avervela già presentata nel contenuto Meringa e spumiglia ed è uno dei componenti del semifreddo “nato”, cioè vero. A base di albume, si inserisce nei semifreddi delicati alla frutta. Se invece vogliamo fare un semifreddo all’amaretto o al caffè, è preferibile usare una pasta bomba (non ha bellicose intenzioni), a base di tuorlo, o addirittura di albume e di tuorlo. Ho detto è preferibile, ma non è condizione sine qua non.
Niente è impossibile.

occorrenti: frustino elettrico, spatola, contenitore da freezer, pentolino, termometro

tempo di  preparazione 30 minuti

ingredienti: 200 g di zucchero, 125 g di albume, 50 g di zucchero, 62,5 g di acqua

Iniziamo a montare l’albume, quando inizia a sbianchire uniamo i 50 g di zucchero. Mettiamo un pentolino sul fuoco in cui avremo messo l’acqua e i 200 g di zucchero. Cuociamo fino alla temperatura di 121°C. E’ importante il tempismo: quando lo sciroppo avrà raggiunto i 108/110 C° iniziamo a montare l’albume. Sempre frustando versa a filo lo sciroppo di zucchero sull’albume e monta fino al raffreddamento. Questo è anche il metodo migliore per pastorizzare l’albume.

Semifreddo ai lamponi

per 4/6 persone

occorrenti: coppette di vetro o altro recipiente, ciotole spatole, frullatore, colino fine

tempo di preparazione 15: minuti

con queste quantità ottieni circa 500 g di semifreddo

250 g di panna, 125 g di lamponi, 32,5 g di zucchero a velo, 125 g di meringa all’italiana, 1 cucchiaio da tè di succo di limone

Frulliamo i lamponi , se non ci piace sentire i semini passiamo il frullato al colino fine, e uniamo lo zucchero a velo. Montiamo la panna, al lucido, cioè non troppo ferma, o semimontata. Misceliamo il frullato con la meringa all’italiana, con molta cura. Versiamo il composto nella meringa all’italiana. Mettiamo nei contenitori o nel contenitore scelto, posizioniamoli nel congelatore e aspettiamo almeno 6 ore prima di estrarli. Lasciamo a temperatura ambiente mezz’ora prima di consumare. Decoriamo a piacere.
Da una ricetta del grande Giovanni Pina

Libera e leggera reinterpretazione del semifreddo ai lamponi che non è un semifreddo

semifreddo

per 4 persone

occorrenti: frullatore, colino fine, ciotole, spatola, coppette di vetro

tempo di preparazione: 20 minuti

calorie 210 per persona

ingredienti: 250 g di  yogurt intero, 185 g di lamponi, 1 cucchiaio di succo di limone e buccia di mezzo limone, 30 g di latte condensato, mezzo baccello di vaniglia, 1 albume, 50 g di polvere di meringa

Sciacquiamo il lamponi e li frulliamo con il limone, poi li passiamo al colino fine se non ci piacciono i semini. Incidiamo il baccello di vaniglia, preleviamo i semini e li aggiungiamo allo yogurt. Uniamo anche la polvere di meringa(per ottenerla frulliamo delle meringhe). Aggiungiamo il latte condensato e mescoliamo. Montiamo a neve l’albume con un pizzico di sale e lo uniamo delicatamente al composto, mescolando dal basso verso. l’alto. Uniamo il frullato di lampone formando dei cerchi e suddividiamo il composto nelle coppette.  Copriamo con pellicola e mettiamo in freezer per almeno 6 ore. Togliamo dal freezer le coppette almeno 40 minuti prima della consumazione. Decoriamo con meringa sbriciolata e lamponi.
Se pur mangiabile, è “ghiaccio.” CVD.

Buon sole!

Cosa mangiare in spiaggia

In caso di spiaggia selvaggia davvero o di spiaggia lontana; di  virata verso altri lidi che non siano gli abituali; per una cambusa senza dover per forza cucinare, che cosa possiamo portare?
Oggi quindi l’argomento è il cibo di spiaggia. Siamo liberi, tutti liberi di scegliere, ci mancherebbe!?
In teoria potremmo avere borse termiche degne di una festa patronale con rigatoni al sugo, pasta al forno o parmigiane. In pratica consiglio di approfittare del caldo per mangiare fresco: colazione molto abbondante a casa e poi possiamo tranquillamente dimenticarci di mangiare. Ma non dimentichiamoci di bere. Per cui la prima risorsa abbondante deve essere costituita da acqua naturale, succhi di frutta, tè, acqua e limone; mentre eviterei bibite troppo dolci o gasate perché aumentano la sete e le calorie. Via libera inoltre a yogurt, bastoncini di carote, cetrioli, sedano bianco, falde di peperone, oppure cuori di lattuga e pomodorini. Molto gradita la frutta ben lavata e tagliata da mangiare con la buccia. Ottime le uova sode, così come cubi di pesce al vapore, pollo o tacchino cotti alla piastra in stile finger food con stecchino, o panini leggeri con bresaola e rucola, polpa di pesce e un filo di maionese.
Non pongo distinzioni tra grandi e piccoli: i bambini saranno ben felici di mangiare come i grandi.  Altre procedure, invece, per i piccolissimi, che non dovrebbero stare in spiaggia tutto il giorno, ma solo nelle ore più fresche (se ci sono loro preferiamo la comodità). Non scordiamoci mai un rotolo di carta da cucina, stecchini o forchettine per infilare i cibi solidi e una pattumiera personale che allestiremo non appena arrivati nel luogo agognato.
Se c’è il chioschetto che propone golosità e musica estiva ben venga, è assolutamente gradito per il caffè, o per il gelato a merenda dopo le estenuanti nuotate. In tal caso faremo felice anche l’oste…

Focaccia alle pesce nettarine

focaccia con le nettarine

focaccia con le pesche nettarine

Questa è un ottima focaccia dolce. Non è un obbligo farla mentre siamo in vacanza, ovviamente. Io mi sono permessa di consigliarla come buona proposta che potrete utilizzare per un picnic o come merenda per i bambini non appena rientrerete a casa.
In vacanza può essere la colazione o l’ alternativa dolce al panino in spiaggia. Per averla molto simile senza dover  accendere il forno, farciamo piccoli pezzi di focaccia pronta con della frutta che avremo fatto precedentemente caramellare, in questo modo: consideriamo un cucchiaino di zucchero per ogni frutto, lo caramelliamo in padella con qualche goccia di limone e inseriamo la frutta precedentemente lavata e tagliata, Cuociamo fino a che non diventerà leggermente morbida, raffreddiamo la frutta e farciamo farciamo la focaccia , anche salata, è un intrigante contrasto.

per 8 persone

preparazione : 35 minuti escluso il tempo della lievitazione

cottura :35 minuti

315 calorie a porzione

Ingredienti: 350 g di farina 0, 3 pesche nettarine tagliate a spicchi sottili, 15 g di lievito di birra fresco, 2 uova, una tazzina di marsala o vino passito, 50 g di olio di oliva extravergine, sale

Versiamo la farina sulla spianatoia a e aggiungiamo il lievito sbriciolato un cucchiaino di zucchero  2 dl scarsi di acqua  e impastiamo per 5 minuti fino ad ottenere un impasto omogeneo. Lo trasferiamo in una ciotola e lo copriamo con pellicola, lasciamo poi lievitare fino al raddoppio del volume. Consiglio a chi fa spesso il pane in casa di acquistare una ciotola graduata, per monitorare meglio la crescita degli impasti lievitati. Sgonfiamo l’impasto uniamo le uova leggermente battute, lo zucchero rimasto, tranne un cucchiaio, l’olio e il vino e lavoriamo l’impasto con le fruste per altri 5 minuti( l’impasto è decisamente morbido).  Lo versiamo in una teglia rettangolare, 35×30 cm rivestito con della carta forno. Affondiamo nell’impasto le fette di pesca nettarina o altra frutta a piacere- il blog di Nadia Gnali mi consiglia la magnifica ananas-  , copriamo e lasciamo lievitare ancora per 30 minuti. Cospargiamo la superficie con lo zucchero bianco e inforniamo a 200°C per 35 minuti; una volta fredda la tagliamo e la posizioniamo nel contenitore.

Cuscus integrale con la  bottarga

cous cous integrale

cous cous integrale

Ma se siete innamorati di piatti e posate, e possono togliervi tutto tranne loro anche sulla battigia, le insalate di riso o di cereali sono perfette, con una raccomandazione: non girate mangiando.

Cottura: 20 minuti

preparazione 15 minuti

calorie 560 a porzione

320 di cuscus integrale, 320 g di acqua , 300 g di datterini o pomodori ciliegia, 40 g di bottarga di muggine o di tonno, 150 g di formaggio primosale, un cetriolo, un limone non trattato, origano secco 10 cucchiai di olio di oliva, sale e pepe.

Togliamo la scorza al limone e spremiamolo. Mettiamo il succo dentro ad una ciotola con l’olio l’origano, il sale e il pepe. Sbattiamo con una forchetta fino ad emulsionare. Versiamo l’acqua calda sul cous cous, copriamo e lasciamo gonfiare per 6 minuti. Sgraniamo il cous cous con una forchetta e lo versiamo su un foglio di carta forno, allargandolo per asciugarlo completamente. Tagliamo i pomodorini il cetriolo e il formaggio a cubotti , li uniamo alla salsina, mescoliamo e versiamo sul cous cous; per ultima aggiungiamo la bottarga tagliata molto sottile. Amalgamiamo con cura,  aggiustiamo di sale, e pepe,  di limone e mettiamo nel contenitore ermetico. Al posto della bottarga, possiamo usare del tonno sott’olio.

Finisco con un consiglio: è molto gentile offrire il cibo ai contigui( conosco meravigliose amicizie nate sotto il segno del cibo di spiaggia), e un accorato appello: lasciate tutto pulitissimo.

Buona giornata al mare!

L’umiltà del fagiolo

Accade anche agli amori che paiono eterni, anche alle amicizie più inossidabili, di subire dei colpi d’arresto, di accusare incrinature , per quei casi fortuiti o meno della vita che siamo soliti definire malintesi. I “se” precedono i “ma”, mentre il tempo passa e tutte le più degne intenzioni  annegano nel mare tempestoso dei dubbi. Aspettando chi dei due farà il primo passo, le piccole crepe si infittiscono, tutto si sgretola sotto il peso del non detto, o della grave leggerezza di poche parole inopportune, che servono solo ad erigere barriere insormontabili. Scuri si fanno i pensieri, opachi come paludi, e i gesti si ripetono meccanici e distaccati: la fortezza inespugnabile diventa un castello di carte.
Vivevano felici e contenti, ma… c’era una volta. Fine della storia.
Che peccato. Che gran peccato. Pensare che sarebbe bastata una piccola scatola. Bianca, lucida, da bomboniera, colma di…fagioli.
Nel dizionario delle verdure siamo arrivati alla effe. Effe come fagiolo, fagiolo come simbolo dell’umiltà, di fronte alla quale cade ogni baluardo. Il fagiolo era snobbato, lo chiamavano il pane dei poveri, ora è considerato un ottimo alimento. L’umiltà è l’insostituibile nutrimento degli affetti, è generosa e progressista, è tipica di chi si vuole mettere in discussione. Il torto o la ragione poco hanno a che fare con l’amore o l’amicizia: non c’è niente da contendere, non sono ragioni di stato o materia di diplomazia, sono ragioni del cuore, che, di ragioni, conosce solo le sue. Basta fare un passo, poche parole ” ti chiedo umilmente scusa”, e una piccola scatola bianca…questo, per riprendere la strada insieme.
Concludo con una doverosa  precisazione:  non si confonda l’umiltà con la modestia, così come non s’abbiano a  confondere i fagioli  con le fave.

Fagioli rossi piccantini con uovo barzotto

fagioli

per 4 persone

occorrenti: colino,  pentolino, padella

tempo di preparazione 15 minuti

Ingredienti:  4 uova, 500 g di fagioli rossi in scatola, 5 cucchiai di olio di oliva, 1 spicchio di aglio, 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano 1 peperoncino piccante, sale, prezzemolo fresco tritato

Portiamo a bollore dell’acqua leggermente salata, inseriamo delicatamente le uova e cuociamo per 5 minuti, poi raffreddiamo in acqua fredda e mettiamo da parte. Puliamo e tagliamo le verdure, il peperoncino a  rondelle, sbucciamo l’aglio e lo schiacciamo con il palmo della mano. Versiamo in una padella 5 cucchiai di olio di oliva, rosoliamo l’aglio e il peperoncino e aggiungiamo le verdure, saltiamo brevemente e uniamo i fagioli scolati e risciacquati. Portiamo a cottura per 5 minuti mescolando spesso e regoliamo di sale. Per servire: adagiamo nei piatti i fagioli, e sistemiamo sopra le uova tagliate a metà . Saliamo leggermente il tuorlo, guarniamo con  prezzemolo fresco o  timo e un filo di olio di oliva extravergine.

Pasta integrale con gamberi e fave

pasta integrale con gamberi e fave

Per 4 persone

occorrenti: 2 padelle, pentola, tagliere, colino

tempo di preparazione 20 minuti

ingredienti: 150 g di fave prelessate, 400 g di gamberi o gamberetti(ottimi anche quelli surgelati), 150 g di pomodori datterini, 1 spicchio di aglio, 1 peperoncino, 3+2 cucchiai di olio di oliva, 320 g di spaghetti integrali

Sciacquiamo i gamberi sotto l’acqua fredda e li puliamo staccando prima la testa poi il carapace e l’intestino. Laviamo e tagliamo i datterini a metà. In una padella rosoliamo l’aglio con tre cucchiai di olio di oliva e aggiungiamo i pomodorini, li saltiamo per  circa 2  minuti, poi regoliamo di sale, mescoliamo, e aggiungiamo le fave. Cuociamo per circa 3 minuti, mescoliamo, regoliamo di sale e pepe e teniamo da parte. In un altra padella, scaldiamo 2 cucchiai di olio assieme al peperoncino tagliato a rondelle, versiamo i gamberi  e li saltiamo per non più di 2 minuti; sfumiamo con del vino bianco e qualche goccia di limone; solitamente non è necessario salarli.  Lessiamo la pasta, e  momento di colarla teniamo da parte un bicchiere abbondante di acqua di cottura. La scoliamo 1 minuto prima del termine  la saltiamo con le fave e i pomodorini e acqua di cottura, uniamo  i gamberi saltiamo e serviamo ben caldo.

Buona giornata, e sempre grazie di leggermi.