L’erbazzone del vicino

 

erbazzoneCome ogni anno da un po’ di anni a questa parte, vuoi perché arrivava il caldo, vuoi perché c’era da prendere visione delle migliorie fatte al giardino,  l’ultima Domenica del mese di Maggio era dedicata al picnic di condominio. Ognuno si dava da fare: c’era chi montava il tendone, chi pensava ai giochi, chi si occupava del cibo.
La Lia, che era una gran cuoca e che di quel piccolo condominio era la portinaia, preparava  il suo famoso erbazzone, secondo la ricetta antica di sua nonna Clelia. Questa volta l’erbazzone doveva essere per forza uno spettacolo di bontà e per un solo e unico motivo: fare colpo sul nuovo inquilino,  che abitava l’ultimo piccolo appartamento rimasto libero, proprio di fronte al suo.
Bello non si poteva dire che lo fosse, non nel vero senso della parola, ma era così affascinante… Forse gli ricordava, non tanto, ma così, un po’, nei modi, il suo Alfonso che l’aveva lasciata quand’erano ancora giovani per andare a lavorare in America e da allora nessuno, proprio nessuno.
Com’era distinto! Elegante anche quando vestiva sportivo -un pregio di pochi. E quando lo vedeva passare attraverso i vetri lindi della guardiola, con l’asciugamano sulla spalle che tornava dalla corsa, veniva praticamente ricoperta di un diffuso spiacevole rossore e tutto ciò che gli avrebbe voluto dire le si ammonticchiava tra la lingua e i denti, come se fosse tutto un dimenticatoio di cianfrusaglie. “Buonasera Lia! Bella serata vero?”, e lei… Lei niente.
Ora: questo fatto del picnic arrivava come il momento giusto nel posto giusto, per il tempo –un bel po’ di ore- necessario, affinché potesse offrirgli la sua prelibatezza e, forse, trovare il coraggio di vuotare il ripostiglio. Ah, se solo si fosse un poco sforzata di vincerla quella atavica, inutile timidezza.  Avevano ragione le sue amiche: “ Vieni giù dal fico, Lia!  Che a diciotto anni si può essere timide, ma a cinquanta si passa da maleducate!” Ultimamente, in verità, molti tra i condomini avevano notato in lei qualcosa di diverso: aveva il rossetto, non portava più la bandana e aveva sostituito le ciabatte un po’ troppo vissute con degli zoccoli candidi e nuovi.
E in tanti lo pensavano. Anzi, qualcuno lo diceva ormai apertamente che la Lia e il nuovo arrivato sarebbero stati bene insieme: erano entrambi soli; giunti tutti e due a quel punto della vita in cui s’ha bisogno di una buona compagnia, e abitavano sullo stesso pianerottolo. Bastava che lei scendesse dal fico, bastava.
Angelo Rosi, così si chiamava il nuovo inquilino, aveva notato gli occhi dolci e chiari come laghi della portinaia. Aveva intuito da parte di lei un’eccessiva ritrosia che però non gli dispiaceva affatto, anzi. Non aveva bisogno che gli parlasse, gli bastava di saperla lì, sempre al suo posto, quasi ad accoglierlo. Questo picnic di condominio lo incuriosiva e lo divertiva ad un tempo. Mai gli era capitato, nonostante i suoi numerosi traslochi, di dover partecipare ad un evento similare. Piuttosto avrebbe dovuto iniziare a pensare a cosa portare.
Fatte due riflessioni si decise per un erbazzone fatto a suo modo, del quale andava fiero. Se anche gli mancavano dimestichezze tecniche e conoscenze su tendoni e quant’altro, era pur sempre un bravo cuoco. La sua era una ricetta di quelle ben più veloci rispetto alla tradizionale, ma non meno appetitosa e con qualche  piccola variazione che la rendeva interessante. Non vedeva l’ora di esibirlo e mostrarlo alla signora Lia. Chi lo sa, forse si sarebbe reso assai più interessante ai suoi begli occhi di ghiaccio.
Si sa che le strade della cucina non sono infinite pari a quelle del Signore: sicuramente portano all’amore o da esso partono. Ma fu di certo per colpa di queste strade o delle burlate del destino, a volte fin troppo prevedibili, se entrambi si trovarono sullo stesso piano del medesimo condominio, nella stessa ora di un  Sabato di Maggio, ad esaminare i loro personali erbazzoni, pesanti di tante e tante aspettative.
Nella cucina vissuta, ma ordinata e accogliente, dell’interno C la Lia sfornava il miglior erbazzone della tradizione; mentre in quella nuova, ma già disordinata dell’interno B, Angelo si compiaceva del suo erbazzone “più che perfetto”.
Sì, più che perfetto lo definì la Lia, assai interessata di sapere il perché e il “percome” l’erbazzone rapido del suo vicino fosse più verde del suo.
Quello gli chiese, da cuoca curiosa, e poi molto e molto altro ancora.

L’ erbazzone secondo Lia

per 8 persone

Ingredienti per la sfoglia*: 300 g di farina, 60 g di burro, acqua fredda q.b.

Ingredienti per il ripieno: 1,2 kg di bietole fresche, 100 g di parmigiano reggiano grattugiato, 1 uovo, 1 spicchio di aglio, 2 cucchiai di olio di oliva, sale
Occorrenti: ciotola, pellicola alimentare, coltello e tagliere, casseruola, mattarello, teglia rotonda diametro 22/24
Tempo di preparazione: 40 minuti+ riposo+ cottura

Disponete la farina a fontana dentro una capiente ciotola. Mettete al centro il burro ammorbidito e iniziate ad impastare versando acqua fredda necessaria ad avere un composto uniforme. Mettere in frigorifero a riposare avvolto ben stretto in pellicola alimentare. Pulite e lavate le bietole e fatele cuocere in poca acqua leggermente salata per 5 minuti; scolatele, strizzatele e tritatele. Scaldate l’olio in una casseruola e unite l’aglio poi di seguito le bietole, lasciandole insaporire per qualche minuto mescolando spesso. Togliete dal fuoco, eliminate l’aglio, aggiungete l’uovo, il parmigiano, una presa di sale e mescolate amalgamando bene. Stendete la pasta con il matterello e formate due dischi molto sottili, uno grande quanto il diametro della teglia e l’altro più grande e leggermente più spesso. Con il disco più grande foderate la teglia dopo averla ben unta con del burro. Versate dentro le bietole livellando la superficie. Ricoprite con il disco più piccolo e punzecchiate con i rebbi di una forchetta. Infornate a 180° in modalità statica per 45 minuti.

L’erbazzone secondo Angelo

Per 8 persone

Ingredienti: 2 dischi di pasta sfoglia pronta, 600 g di bietole surgelate, 1 cucchiaio di cipolla tritata, 3 cucchiai di olio di oliva, sale e pepe, 80 g di stracchino, 3 cucchiai di grana grattugiato
Occorrenti: teglia diametro cm 26, mattarello, padella, cucchiaio di legno

Scaldate la cipolla nell’olio e aggiungete le bietole dopo averle leggermente sciacquate sotto acqua corrente, mescolate con il cucchiaio di legno e lasciate cuocere per almeno 10 minuti. Togliete la padella dal fuoco e unite il grana e lo stracchino. Mescolate nuovamente, regolate di sale e spolverate con poco pepe. Con il primo disco di sfoglia foderate la teglia dopo averla imburrata (potete usare la carta forno del confezionamento). Versate nella teglia le bietole e livellate il ripieno. Tagliate nel secondo disco la grata e ricoprite il ripieno. Pennellate con tuorlo e latte in parti uguali, spolverate con poco grana e infornate. Cuocete in modalità statica per 40 minuti.

Ora sta a voi decidere quale sarà la versione migliore.
Ah, dimenticavo: sia Angelo che Lia ci consigliano di gustare l’erbazzone tiepido, ma dicono che è ottimo anche freddo.

Buona giornata a tutti!

Il navone e l’amore incondizionato

Navone-o-Rutabaga

Navone

Mio diletto,
vi ringrazio per il gentile quanto inaspettato pensiero. Ho gradito ed apprezzato le parole dello scritto che lo ha accompagnato.  Ora, non vorrei darvi alcun dispiacere, sappiate che vi tengo sul mio cuore ogni giorno; ma se era vostra intenzione promettermi amore senza riserve, perché mi avete mandato delle rape bianche?  Vero è che il navone è assai raro, raro quanto l’amore incondizionato che volete dichiararmi, ma pure, non è così dissimile dalla rapa bianca,  simbolo dell’ infedeltà. Apprezzo molto il vostro gesto o, per meglio dire, mi hanno così ben predisposto le vostre parole, che non posso che esserne immensamente felice. Ma parimenti non posso esimermi  dal consigliarvi di chiedere spiegazioni al vostro fruttivendolo, così da attestare la vostra buona fede e placare ogni mio dubbio. Come potrei amare chi mi promette o mi dichiara infedeltà?
Sempre vostra e con tutto il mio cuore P

Non è WhatsApp; non è nemmeno messenger o un SMS. É una lettera. Sì, una lettera che segue un pensiero su un bigliettino, una rarità ai tempi del socialnetamore.
Nel mio dizionario segreto delle verdure il navone rappresenta l’amore senza riserve o incondizionato: una rarità, quanto è raro il navone, o cavolo navone, o rapa svedese, o rutabaga.
Non è stato facile trovare un corrispettivo per la lettera N. Immediato invece è stato attribuirgli il significato proprio. Il navone è quasi impossibile da trovare, tanto quanto è difficile trovare l’amore incondizionato e se si desidera averlo costantemente bisogna coltivarlo e curarlo: l’ analogia con l’amore totale è perfino imbarazzante. lo è altrettanto la somiglianza con la rapa bianca cui è attribuito tutt’altro e contradditorio significato.
Per gli innamorati e per il fruttivendolo tutto si sistemerà: questa è una storia a lieto fine. Ma chi cucinerà la rapa bianca invece del navone sarà perdonato?
Ebbene, solo chi assaggia potrà farlo.

Crema bianca di navone o di rapa bianca profumata al curry

minestra rapa bianca

Per 4 persone

Occorrenti: casseruole, scolapasta, tagliere, frullatore, frusta cucchiaio di legno
Ingredienti: 4 grosse rape  da circa 150 g cadauna, 400 g di besciamella, 2 dl di brodo vegetale
Tempo di preparazione: 30 minuti
Difficoltà: facile

Tagliare le cime della rape e metterle da parte*. Togliere con uno spelucchino la buccia alla rapa (la parte più scura).  Lessare le rape in acqua leggermente salata mescolata ad un bicchiere di latte per 25 minuti, quindi scolare. Mettere nel frullatore le rape, la besciamella e azionare. Aggiungere un po’ alla volta il brodo vegetale, fino ad ottenere la densità desiderata; regolare di sale.   Riscaldare se necessario. Servire la crema  con abbondante curry, una spolverata di pepe e crostini a piacere.

Besciamella: stessa quantità di burro e farina, moltiplicare per 10 per calcolare il latte necessario. Ad esempio per 50 g di burro saranno necessari 50 g di farina e 500 g di latte. Scaldare e sciogliere il burro. Fuori dal fuoco aggiungere la farina in un colpo e mescolare. Rimettere sul fuoco e tostare. Aggiungere il latte un po’ per volta e portare a cottura, frustando spesso.

*Non si butta niente del navone o della rapa: potete usarle per fare un’ottima frittata.

Felice giornata!

Ritorno alle radici

SCORZONERA

Nel mese di Gennaio tornare alle radici è molto semplice…ed economico.  Le riscopro e ne propongo due, quasi sconosciute, attraverso le ricette di un grandissimo Gualtiero Marchesi.

Scorzonera

E’ una radice robusta, carnosa, con polpa bianca e sapore amarognolo ma assai delicato.  Scegliamo radici dure al tatto e croccanti..  Per pulirle, a volte sono piene di terra, lasciamole a bagno in acqua fredda per un paio d’ore, poi raschiamole fino ad arrivare alla polpa.  Tagliamo le radici a pezzi e mettiamole in acqua e limone perchè anneriscono rapidamente.  Conserviamole in frigorifero, se sono fresche si mantengono intatte per 5 giorni.

Sedano rapa

Si chiama anche sedano di Verona ed è una radice tondeggiante, grinzosa con polpa bianca, tenera e molto aromatica.  Scegliamo sedani senza screpolature, duri al tatto, con ciuffi verdi e croccanti.  Chiudiamoli in sacchetti di carta e teniamoli in frigorifero dove si conservano per 3 giorni.

Carote

Forse le radici più conosciute, si trovano infatti tutto l’anno e adesso anche nella varietà viola.  Ma in questo mese preferiamo le carote piccole o medie, perchè le grandi hanno polpa legnosa.  Conserviamole nella parte meno fredda del frigorifero.  Si mantengono fresche per circa una settimana, oltre iniziano a diventare molli.

Topinambur

E’ molto glamour, fa tendenza.  E’ il tubero di una pianta spontanea e ha buccia rosso-violacea con molte gemme che sporgono.  Ha un sapore delicato molto simile a quello del carciofo.  Si può consumare sia crudo che cotto.  Per pulirlo stacchiamo le gemme con un coltellino e raschiamolo con un coltello.  Si conserva dentro un sacchetto di carta in frigorifero per molti giorni.

Sedano rapa al burro

Tempo di preparazione: 10 minuti

Tempo di cottura: 35 minuti

Per 4 persone

Mezzo chilo di sedano rapa

30 g di burro

Un cucchiaio di foglie di sedano tritate

Sale

Con un coltello affilato sbucciate il sedano rapa, quindi lavatelo e tagliatelo a fettine sottili, regolari.  Mettete in un tegame abbondante acqua leggermente salata, portate ad ebollizione e fatevi scottare per 5 minuti i pezzetti di sedano rapa, quindi scolateli e metteteli in una casseruola con il burro rosolato leggermente.  Fate cuocere per 30 minuti, fino a quando il sedano rapa sarà perfettamente dorato.  Salate leggermente, disponete i pezzetti di sedano sul piatto di servizio e cospargete con le foglie di sedano tritate.

Scorzonera al forno

Tempo di preparazione: un’ora

Tempo di cottura:  40 minuti

Per 4 persone

Circa 1 chilo di scorzonera

50 g di prosciutto crudo

50 g di burro

Il succo di mezzo limone

250 g di besciamella

Mezzo dado per brodo

1 cucchiaio di pane grattugiato

1 cucchiaio di formaggio grattugiato

Sale

Pepe

Pulite, raschiate e lavate la scorzonera, tagliatela a pezzetti lunghi circa 8 cm., se le radici sono molto grosse, dividetele a metà, eliminando l’eventuale parte legnosa al centro.  Mettete in una pentola abbondante acqua leggermente salata e acidulata con il succo di limone; ponete sul fuoco, portate ad ebollizione, tuffatevi la scorzonera e fatela cuocere molto al dente, quindi scolatela.  Tritate intanto il prosciutto crudo.  Fatelo soffriggere 5 minuti in una pirofila con il burro e sistemate nel recipiente la scorzonera; spolverizzatela con mezzo dado sbriciolato, un pizzico di pepe e terminate la cottura a fuoco medio, bagnando di tanto in tanto con qualche cucchiaio di acqua calda.  Versate quindi sulle radici oramai cotte la besciamella, livellate e spolverizzate la superfice con formaggio e pane grattugiato mescolati insieme.  Mettete a gratinare in forno già caldo a 190° C e servite.

In generale: se l’uso del burro ci spaventa, possiamo sostituirlo con l’olio; inoltre possiamo sostituire le radici usate nelle ricette del nostro “ grandissimo” con altre radici più conosciute.  Per eseguire le gratinature in forno ritengo davvero utile  una casseruola che possa andare direttamente  dal “ fuoco” al forno. Come la Quadra prodotta da Frabosk, dotata di  manico estraibile.  Da così

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Buona settimana!

MAMA POTEI, GO FAT E HOCHEI!

che tradotto significa: mamma, ragazzi ho fatto gli zucchelli

La prima cosa che mi appunterete miei cari compaesani è il dialetto del titolo, la seconda sarà il modo in cui li ho fatti.  Non importa e mi giustifico dicendo che: ho una madre che scrive poesie in dialetto, ma in casa mia la lingua parlata era l’italiano, almeno con noi figli.  Mio padre e mia padre intercalavano ogni tanto secondo il gergo, ma molto raramente.  Quindi non so parlare il dialetto, non me ne vanto, si dia per certo.  C’è qualcuno disposto a darmi lezioni di dialetto aulico e vero?

Inoltrandomi nel bosco insidioso delle ricette lumezzanesi, insidioso perchè non c’è niente di scritto,  ho raccolto informazioni con il “lume” del mio naso, cercando di trametterle nel modo più fedele.   Così è successo per questa ricetta: l’ho carpita, prima ricordata e poi carpita, da una zia; mia mamma non ha mai fatto gli zucchelli- seconda giustificazione attraverso la quale possiate comprendere  qualsiasi libera reinterpretazione-.  Gli zucchelli sono una zuppa- minestra o una minestra- zuppa, anzi no : sono una crema.  Parto da una fotografia, l’unica che sono riuscita a scattare

zucchelli

un’amica ha notato che lo still-life è davvero orribile, ma la foto è stata una, in secula saeculorum, perchè gli zucchelli sono finiti, e subito…erano molto buoni.

Per 4 persone

500 g di zucca, solo la polpa

1 scatola di fagioli o fagioli secchi

Una presa di sale

Latte intero quanto basterà

Noce moscata, pepe

3 cucchiai rasi di farina

30 grammi di burro

Ho messo la zucca a lessare per circa mezz’ora, in circa 6 dita di acqua.  5 minuti prima della fine della cottura ho lavato i fagioli, che erano di Lamon, ma vanno bene i Borlotti e li ho uniti alla zucca.  Facciamo un passo indietro e torniamo ai fagioli.  Se sono secchi, bisogni metterli a bagna in acqua fredda per almeno 12 ore.  Poi si sciacquano e, considerato che il fagiolo cuoce in circa 1. 30 minuti, dobbiamo prima lessare i fagioli e dopo un ora unire la zucca e portarla a cottura.  Quando è tutto cotto e la zucca si lascia trafiggere con la punta di un coltello, togliamo due cucchiai di fagioli e li lasciamo da parte, andranno uniti alla fine.  Raccogliamo in un setaccio i faglioli e la zucca e li  passiamo sopra la loro acqua di cottura.  Regoliamo di sale e insaporiamo con la noce moscata; mescolando dovremo ottenere un minestra densa.  A questo punto allunghiamo con1 bicchiere di latte intero o più e riportiamo a bollore.  Mente bolle setacciamo sopra la minestra i cucchiaio di farina alla volta, mescolando con una frusta.  Dopo l’ultimo cucchiaio uniamo i fagioli che avremo lasciato da parte.  In tutto la minestra-zuppa-crema dovrà cuocere 10 minuti.  Togliamo dal fuoco e mantechiamo con il burro.  Si lascia leggermente intiepidire e si serve in questo modo: presa una scodella si versa all’interno un dito di latte intero molto freddo, poi con due cucchiai si versano gli zucchelli.  Provare per credere…io vi do un consiglio gourmet: invece del latte, versiamo panna liquida, freddissima.

Lumezzanesi e non, questa è una ricetta da provare, che devo definire evoluta.  Mi metto nei panni di questa intelligente massaia, o intelligenti massaie, che davanti ad una minestra di verdura troppo liquida abbiano ben pensato di “tirarla”, con della farina e del burro, proprio come farebbero dei cuochi professionisti.  Chapeau!

Buon fine settimana a tutti!

Il pranzo della domenica: una minestra sentimentale

minestra di riso latte e castagnaMinestra di riso latte e castagne

Non pensate a una minestra qualunque. Questa è nostalgica, rimanda al ricordo. Confortevole nei rigidi inverni, è un piatto insolito, un’idea nuova per il nostro pranzo della Domenica. Proviamo a farla seguire da un profumato arrosto di maiale e da una morbida torta di mele e tutti apprezzeranno la sua classe discreta.
Provate questa ricetta così com’è poi le dosi diventeranno “le vostre dosi”. Infatti c’è a chi piace più salata, a chi piace più densa, chi vuole più castagne, chi ne vuole pochissime…quindi io vi propongo le mie, poi le adatterete.

Per 4 persone
200 gr di castagne lesse
900 gr di latte
100 gr di acqua
Sale
12 cucchiai di riso per minestre
Portiamo ad ebollizione il latte con l’acqua, aggiungiamo il riso e portiamo a cottura; aggiungiamo le castagne dopo circa 10 minuti di cottura. Lasciamo intiepidire e serviamo. Se questa minestra dovesse avanzare, possiamo riscaldarla brevemente il giorno dopo: è fantastica-rimando ai ricordi della mia infanzia, quando tutti è quattro al mattino ci domandavamo chi avesse mangiato la minestra…era in frigorifero?!!!- Oppure…

Arancini dolci di riso

per 2 persone

100 gr di riso e latte e castagne avanzato
½ uovo leggermente battuto
2 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino di maizena
alcune nocciole
Pane grattato
Olio di semi
Quando il riso sarà freddo, l’ideale è appunto usarlo il giorno dopo, incorporiamo l’uovo lo zucchero la maizena e mescoliamo. Se l’impasto sembra morbido possiamo aggiungere dell’altra maizena. Formiamo delle palline e mettiamo all’interno di ognuna una nocciola, poi chiudiamo bene e la passiamo, prima nell’uovo(possiamo usare la meta dell’uovo avanzata) e dopo nel pane grattato. Friggiamo in abbondante olio di semi ben caldo, scoliamo su carta per fritti e non serviamoli subito, perché si servono tiepidi o freddi, cosparsi di zucchero a velo.

Torta buona riso-latte-castagne200 gr di minestra di riso latte e castagne avanzata

3 uova
150 gr di zucchero
50 gr di farina 00
Estratto di vaniglia
2 cucchiai di rum
2 cucchiai di burro fuso e tiepido
Montiamo gli albumi a neve con un cucchiaio di zucchero, e teniamo da parte. Sbianchiamo i tuorli con lo zucchero rimanente, aggiungiamo la farina setacciata e profumiamo con il rum. Aggiungiamo alla fine il burro tiepido, il riso, gli albumi montati a neve e mescoliamo. Versiamo in una tortiera ben imburrata e infarinata e inforniamo a 170° per 45 minuti.
E ancora: se volete realizzare questa torta in versione salata, sostituite il burro con panna liquida, lo zucchero con il grana, aggiungete delle verdure( stanno molto bene degli champignon ripassati con aglio e prezzemolo) a piacere e inforniamo alla stessa temperatura.

torta di riso

Dai Quaderni di Artemisia Abbondanza

Il quaderno di Artemisia è dedicato questa volta alle Ricette con 4 ingredienti. Perché 4? Gli studiosi di fisiologia del gusto sostengono che possiamo percepire contemporaneamente 3, massimo 4, sapori in un piatto e che, oltrepassato questo limite, i nostri sensori vanno in tilt, arrivando perfino a definire la pietanza sgradevole. Che 4 sapori costituiscano il limite massimo lo ha sempre sostenuto anche il più grande cuoco al mondo: Gualtiero Marchesi. Escludiamo dal conteggio gli ingredienti di base l’olio il burro, le spezie e il sale ed è tutto prestabilito: la regola del 4 può essere applicata anche alla nostra cucina. Geniale ed essenziale.

CALZONE DI RICOTTA E ERBETTE
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Pasta per pizza gr 600, erbette gr 800, ricotta gr 100, salsa di pomodoro, olio extravergine di oliva, sale, pepe, peperoncino secco

Lavate e mondate le erbette, poi sbollentate per 1 minuto, scolatele, strizzatele e tritatele grossolanamente. Mettetele in una ciotola con 1 peperoncino spezzettato e 2 cucchiai di olio. Regolate di sale e pepe. Sulla spianatoia infarinata stendete la pasta da pizza, suddividendola in 4 panetti e formando con le mani 4 dischi spessi circa ½ cm.

Distribuite la ricotta e il composto di erbette su una metà dei dischi, richiudeteli a mezzaluna facendo combaciare i bordi e sigillateli bene.

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Coprite una teglia con carta oleata, disponetevi sopra i calzoni e nappateli leggermente con un cucchiaio di salsa di pomodoro. Cuocete in forno preriscaldato a 220° per circa 25 minuti.

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Variante 1-potete sostituire la ricotta con 100 gr di mozzarella fiordilatte tagliata a cubetti e messa a sgocciolare in un colino a maglie larghe per 30 minuti, oppure con 100 gr di provola affumicata grattugiata a filetti.
Variante 2-potete arricchire il calzone con 80 gr di speck tagliato a cubetti e rosolato in una casseruola antiaderente con le erbette assieme a 1 spicchio di aglio e al peperoncino
Variante Rosita-potete arricchire il calzone con quello che avete in frigorifero, verdure cotte o crude, formaggi di qualsiasi tipo, affettati. Ma…non più di 4 ingredienti.
Buona giornata!
Vi ricordo il concorso abbinato a Artemisia
http://www.Vallardi.it/concorso Artemisia

IL PRANZO DELLA DOMENICA: prenatalizie paste veloci

 

Siamo frastornati dallo shopping  natalizio; frenetici nelle città che si muovono a rilento.  Poco tempo per  pensare alla cucina e la pasta è la nostra grande risorsa.  Capisco questa fretta e vi propongo due ricette con la pasta integrale che appartengono alla specie “mentre lesso la pasta, preparo il sugo”.  Gli ingredienti sono facilmente reperibili, magari li abbiamo in casa.  Inoltre  La pasta integrale ha una cottura più veloce; anzi consiglio di scolarla molto al dente, perché contenendo meno amidi e più fibra tende a scuocere con facilità.  Uniamo così il dilettevole della velocità di esecuzione, all’utile delle  virtù delle pasta di grano intero.                 

Spaghettini con stracchino, radicchio e speck croccante

Per 4 persone

320  di spaghettini integrali

1 cespo di radicchio di Chioggia

1 spicchio di aglio

120 gr di speck di cui 60 gr tagliati in una fetta sola

160 gr di stracchino

4 cucchiai di olio di oliva

2 cucchiai di vino bianco

1 cucchiaio di marsala o porto

Mettiamo a bollire l’acqua per la pasta e nel frattempo: puliamo il radicchio dalle foglie esterne,  lo tagliamo a listarelle e lo risciacquiamo, poi lo sistemiamo in un colapasta, non è necessario asciugarlo alla perfezione.  Scaldiamo l’olio in una larga padella con l’aglio mondato e schiacciato,  aggiungiamo la fetta di speck tagliata a dadini e la facciamo ben rosolare; uniamo il radicchio e sfumiamo con il vino e il marsala,  regoliamo di sale e pepe e lasciamo cuocere per 5 minuti.  Lasciamo da parte.  Scaldiamo una padella antiaderente, adagiamo le fette sottili di speck e le arrostiamo, girandole per una volta, fino a che non diventano croccanti.   Buttiamo la pasta, la lasciamo scivolare, poi mescoliamo con una forchetta.  Mettiamo lo stracchino in una ciotola, aggiungiamo 1 o 2 cucchiai di acqua di cottura per ammorbidirlo.  Scoliamo la pasta al dente, la mettiamo nella padella con il radicchio , mescoliamo, aggiungiamo lo stracchino e spadelliamo per 1 minuto, fino a rendere il tutto ben cremoso.  Serviamo ben caldo con lo speck croccante tagliato a striscioline.

Fusilli al tonno, crema di patate  e curry

foto fusilli integrali

Per 4 persone

320 gr di fusilli integrali

150 gr di patata lessa

5 cucchiai di olio

2 cucchiai di brodo vegetale

160 gr di tonno in scatola sgocciolato

1 spicchio di aglio

Vino bianco

Sale, pepe

Prezzemolo(facoltativo)

Mettiamo a bollire l’ acqua per la pasta.  Nel frattempo prepariamo la crema di patate: con l’aiuto di un frullatore a immersione misceliamo la polpa di  patata con un pizzico di sale, il pepe nero, il brodo vegetale caldo e un cucchiaio di olio(possiamo usare l’acqua di cottura della patata al posto del brodo).  Buttiamo la pasta.  In una larga padella scaldiamo l’olio e l’aglio poi aggiungiamo il tonno ben sgocciolato e lo schiacciamo con una forchetta.  Lasciamo rosolare, sfumiamo con l’aceto e il vino e lasciamo cuocere per qualche minuto, regoliamo di sale e pepe.  Lessiamo la pasta al dente la scoliamo  e la  rovesciamo nella padella con il tonno ben caldo.  Aggiungiamo la crema di patate, un po’ di acqua di cottura, il curry e spadelliamo fino a condirla bene e renderla cremosa.  Serviamola ben calda, con un filo di olio crudo e il prezzemolo, se previsto.

Buon fine settimana!

                  

PRIMA REGOLA NON SPRECARE

UOVO FRITTO CON IL RISO

Questo è un modo davvero piacevole per utilizzare l’avanzo di una minestra di verdure con il riso o qualsiasi altro cereale, che dopo essere stata un caldo piatto serale, il giorno dopo ha un dubbio aspetto e ci vorrebbe un niente per gettarlo.  Prima regola non sprecare:  rieduchiamoci.  Ho messo le dosi per una persona sola, perché se anche fosse poco,  potrebbe essere proposto come assaggio, un po’ per uno.

Per 1 persona

3 cucchiai di riso con verdure o altro cereale

2 cucchiai di olio

1 cucchiaio di grana

1 uovo

Sale e pepe

Mescoliamo il riso con il grana.  Mettiamo a scaldare un cucchiaio di olio in una padellina antiaderente.  Quando è caldo buttiamo il riso e lo schiacciamo con il dorso di un cucchiaio, mettendolo in forma .  Lasciamo arrostire per circa 5 minuti a fuoco medio, poi togliamo dal fuoco e lo raffreddiamo per 2 minuti. A questo punto  lo stacchiamo, senza toglierlo dalla padella, prendiamo un piatto, lo appoggiamo sulla padella e  rovesciamo con decisione il tortino.  Lo rimettiamo nella padella e lo lasciamo arrostire sull’altro lato, poi lo rovesciamo sul piatto e lo teniamo da parte in caldo.  Nel frattempo scaldiamo l’olio rimanente nella stessa padella, apriamo l’uovo e lasciamo scendere l’albume tenendo da parte il tuorlo(appoggiamolo nel suo guscio e cerchiamo di non farlo cadere).  Non appena l’albume inizia a rapprendersi, facciamo un buchino e ci vuotiamo il tuorlo, saliamo, pepiamo e cuociamo a piacere.  Di solito quando il bordino dell’albume inizia a colorirsi, l’uovo è pronto e può essere adagiato sul tortino di riso.  Credetemi ho impiegato più tempo a scrivere la ricetta che a farla: è veloce e buonissima.

Buona serata!

La spesa di novembre: Non c’è foglia che non invoglia…

E quella della  verza: ora è davvero bellissima.  Chi ha la fortuna di averle nell’orto sa che le verze delle prime gelate sono le migliori:  verdissime e tenere, si aprono, si arricciano,  lasciando che vi si posi la brina.
La verza o cavolo verza  è un ortaggio povero , ma è dotato di grande versatilità in cucina.  Presente tutto l’anno, ha un sapore dolciastro che la rende appetibile anche ai palati più difficili. Ottima come involucro, come accompagnamento di salumi e formaggi o come ripieno di torte salate. É la protagonista dei piatti della tradizione come la cassoeula, così come può diventare ingrediente ispiratore di piatti innovativi.  Da non confondere con il cavolo cappuccio, sempre parente, ma di diverso atteggiamento: se le foglie della verza sono ora verdissime e aperte, quelle del cappuccio si mantengono uguali e nel loro ostinato riserbo: sempre più chiuse.  Ecco alcune ricette.

Involtini con le verze

Questi involtini non sono di rapida esecuzione, ma sono buoni e hanno alcuni vantaggi pratici: si possono fare in più riprese e durano a lungo, li possiamo congelare e diventano facilmente un piatto unico. Se ci avanza della verza possiamo cuocerla a vapore o brasata con aceto balsamico e vino bianco, conservarla e usarla come ingrediente per sughi, torte salate, bruschette, accompagnandola a salsiccia o formaggi.

10 foglie esterne di verza
100 g di parmigiano
60 g di pangrattato
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio di prezzemolo tritato (anche congelato)
salsa di pomodoro
300 ml di brodo di carne (anche di dado)
1 cucchiaino di cipolla tritata
20 g di burro
pepe
sale

Laviamo sotto l’acqua corrente le foglie di verza, tagliamo la parte bianca che, essendo molto dura, impedirebbe di formare l’involtino, e le lessiamo in acqua bollente salata per 5 minuti. Le scoliamo e le mettiamo da parte. Mescoliamo bene pane e parmigiano e aggiungiamo lo spicchio di aglio tritato finemente e il prezzemolo, un pizzico di sale e pepe. Aggiungiamo brodo caldo quanto basta per formare un impasto piuttosto morbido. Soffriggiamo il burro con un cucchiaino di cipolla tritata e ripassiamo il ripieno nel soffritto per un minuto. A questo punto formiamo gli involtini. Se si aprono possiamo legarli con spago da cucina. Li appoggiamo dentro un larga padella in cui avremo messo 4 cucchiai di olio di oliva. Quando iniziano a friggere (dopo 4-5 minuti circa) aggiungiamo la salsa di pomodoro e il brodo rimasto. Copriamo e cuociamo a fuoco bassissimo per almeno mezz’ora.

Salamini con le verze

Questo piatto ricorda la cassoeula, famoso piatto della tradizione milanese, in versione abbreviata e semplificata.

500 gr di verzini
800 gr di verza
2 spicchi di aglio
1 cucchiaio di aceto balsamico
1 cucchiaio di marsala
1 bicchiere di vino bianco
30 g di burro
6 cucchiai di olio
½ bicchiere di grappa
Sale, pepe

Versiamo 2 cucchiai di olio in una padella antiaderente e lasciamo rosolare i verzini per 5 minuti fino a che non saranno ben coloriti, versiamo la grappa, facendo attenzione perché potrebbe flambare(è positivo, ma la fiamma va contenuta), lasciamo cuocere scoperti per circa 20 minuti, poi mettiamo da parte.  Nel frattempo togliamo alla verza le foglie esterne, che potremo usare per altre preparazioni; la tagliamo molto sottile ed eliminiamo il torsolo.  La laviamo bene sotto l’acqua corrente e la lasciamo sgocciolare nel colapasta.  Mettiamo il burro e l’olio rimasto in una casseruola e facciamo sciogliere, aggiungiamo la verza senza sgocciolarla, e mescoliamo.  Dopo circa 5 minuti, aggiungiamo il vino, l’aceto e il marsala e lasciamo evaporare per almeno 10 minuti, rimescolando.   Regoliamo di sale e pepe e cuociamo coperto per almeno 30 minuti.  A questo punto aggiungiamo i verzini con il loro sugo e proseguiamo la cottura per un’altra mezzora, avendo cura che non attacchi.  Aggiungiamo del brodo vegetale nel caso in cui la preparazione tendesse ad asciugarsi.  Serviamo ben caldo accompagnato da polenta tradizionale.

Polpettone in foglie di verza

Per 4 persone

200 gr si foglie di verza
400 gr di patate a pasta bianca
150 gr di porri
150 gr di carote
100 gr di piselli surgelati
80 gr di grana grattugiato
40 g di burro
2 uova
Pangrattato
Noce moscata
Sale,
pepe
Per la salsa
200 gr di maionese,
latte,
40 gr di filetti di acciuga sott’olio,
30 g di capperi,
prezzemolo

Lessiamo le patate in acqua leggermente salata, dopo averle sbucciate e tagliate tocchetti, per 20 minuti.  Intanto puliamo le verdure e tagliamo a rondelle i porri e a dadini le carote.  Lessiamo le foglie di verza in acqua bollente per 5 minuti, scoliamole bene e asciughiamole, avendo cura di eliminare con uno spelucchino la parte più dura.  Lessiamo le carote e i piselli per 10 minuti in acqua bollente leggermente salata e li scoliamo.  Facciamo rosolare brevemente i porri in un tegame con 30 gr di burro e uniamo anche le carote e i piselli lasciando rosolare per 3 minuti.  Passiamo le patate nel passaverdura e le lasciamo cadere in una ciotola.  Uniamo le verdure rosolate, le uova leggermente battute, il grana, 2 cucchiai di pan grattato e una bella spolverata di noce moscata.  Sistemiamo le foglie di verza a tappeto su un foglio di carta forno, diamo al composto di patate e verdura la forma di polpettone e ripassiamolo nel pan grattato.  Lo avvolgiamo prima con le foglie di verza e poi con la carta forno, in modo da ricavare una grossa caramella.  Chiudiamo le estremità con dello spago da cucina, sistemiamo il polpettone in una teglia da forno e cuociamo a 180° per un’ora.  Prepariamo la salsa: dissaliamo i capperi sotto l’acqua corrente,  li tritiamo con i filetti di acciuga e il prezzemolo.  Aggiungiamo questo trito alla maionese e la ammorbidiamo con tre cucchiai di latte, mescoliamo bene.  Quando il polpettone sarà cotto, lo facciamo intiepidire, eliminiamo la carta, lo affettiamo e lo serviamo con la salsina.  E’ ottimo anche freddo.

Buona settimana.

PS.  Della verza non si butta niente, nemmeno il torsolo che è la parte più dura.  Si può lessare e tagliare sottile, per poi unirlo ad altra verdura, cotta o cruda.

Il pranzo della domenica: I perfetti “trasportabili”

Questa Domenica abbiamo deciso di pranzare tutti insieme, di riunire i vecchi amici per ritrovarci e raccontarci. Non è tanto importante quello che si mangerà, conta di più il valore conviviale che il cibo assume in questa occasione. Sarà un momento semplice e spontaneo, quindi niente fatiche: non è un pranzo di Natale. Ognuno porterà qualcosa, secondo le sue capacità e possibilità e se non porta, basta la compagnia. I “perfetti trasportabili”,  sono piatti (lo dice il nome), che possiamo trasportare facilmente: antipasti, primi, secondi, dessert, non deperibili se le distanze sono lunghe e che una volta giunti a destinazione possano essere immediatamente usufruibili o solamente riscaldati. I padroni di casa, che si sono incaricati di avvisarci, ci daranno sicuramente dei consigli su cosa portare, perché il trasportabile dovrà essere  “politically correct” e cioè andare incontro alle esigenze di tutti.  Un ultima raccomandazione: gli incaricati di vino, birra, pane e quant’altro non necessiti di essere rifinito e riscaldato, potrebbero apparecchiare; per cui imponiamoci la puntualità.  Le ricette di seguito sono per 6 persone, non dobbiamo fare altro che moltiplicare le quantità, adattandole al numero degli invitati e pensare che: staremo tutti molto bene.

Quadrotti di polenta misti

La polenta 

2 l di acqua
500 g di farina di mais
2 cucchiaini di sale grosso
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaio di olio di oliva

Portiamo l’acqua a bollore con il sale, lo zucchero e l’olio, aggiungiamo a pioggia la farina mescolandola con una frusta e la cuociamo, scoperta, per un’ora, mescolandola ogni tanto con energia.

In questo caso va preparata il giorno prima e fatta raffreddare in un teglia rettangolare di cm 35×45 circa, cercando di livellarla e darle un altezza massima di 1 cm.  Una volta fredda, la tagliamo a quadrati regolari e la sistemiamo in un contenitore ermetico.  La nostra o il nostro ospite, ci permetteranno di riscaldarla al forno e condirla con gli ingredienti scelti, in questo modo:  dopo aver scaldato i quadrotti per circa 15 minuti, togliamo la placca dal forno e sistemiamo su ogni fettina verdure, polpettine, lardo, formaggi a pasta molle.  Rimettiamo in forno per almeno 5 minuti ancora poi serviamo, alternando le tipologie, in un piatto grande.

Verdure verdi brasate

Per 6 persone

Sono perfette le erbe di campo, ma ora non è la stagione, quindi possiamo scegliere tra spinaci o erbette.  Dopo averle pulito e lessato per 5 minuti 1 kg di spinaci, o erbette, o verdure di campo  in acqua bollente leggermente salata,  le scoliamo.  In una larga padella antiaderente versiamo dell’olio di oliva, uniamo uno spicchio di aglio, un cucchiaio di cipolla tagliata molto sottile, 2 foglie di salvia.  Non appena l’olio sarà caldo, ci vorrà circa un minuto, aggiungiamo la verdura, mescoliamo a lasciamo cuocere per circa 10 minuti.  Regoliamo di sale e pepe e se ci piace possiamo aggiungere 2 cucchiai di formaggio grattugiato.  Non appena si saranno intiepidite le sistemiamo in un contenitore di alluminio e le copriamo, perché sono “take away”.

Polpettine di tastasal

La pasta tastasal è la pasta di salame.  In commercio si trova sottovuoto, ma in mancanza possiamo sgranare della salsiccia punta di coltello.

Per 6 persone

300 g di tastasal o altrettanta salsiccia
Olio di oliva
1 dl di vino bianco o grappa

Con la tastasal formiamo delle palline con le mani, grandi come una noce.  In una padella antiaderente scaldiamo 2 cucchiai di olio di oliva, mettiamo le palline, non appena sono rosolate, aggiungiamo il vino bianco o il brandy, evaporiamo e proseguiamo per circa una ventina di minuti.  Se il sugo si dovesse restringere  possiamo aggiungere dell’acqua, non serve salare.  Una volte cotte le sistemiamo assieme al sugo in un contenitore ermetico.

La pasta al forno

Questo “perfetto trasportabile” è  metà strada tra una lasagna alla bolognese, un vingisgrassi o una pasta al gratin, è un primo  piatto talmente ricco che potrebbe bastare da solo.  Ogni famiglia ha la sua versione, come spesso capita per i piatti della tradizione italiana, e questa è la mia.

1 teglia rettangolare,  da cm 35×20
500 gr di pasta all’uovo per lasagne
750 g di ragù
1 lt di besciamella
3 mozzarelle fiordilatte
100 g di parmigiano grattugiato

Per prima cosa sbollentiamo la pasta(ma se la pasta è fresca e sottile possiamo evitarlo).  In una larga padella portiamo 3 dita di acqua leggermente salata a bollire, poi tuffiamo i fogli di pasta 1, massimo 2, per volta, poi li scoliamo e li mettiamo ad asciugare su un canovaccio, o della carta da cucina resistente.  Riscaldiamo il ragù, che avremo già pronto e prepariamo la besciamella.  Proprio non mi ricordo se ve l’ho già data, abbiate pazienza, comunque:

Per la besciamella

1 lt di latte
80 g di burro
80 g di farina bianca 00
Sale, pepe

In una casseruola con il fondo abbastanza pesante fondiamo il burro senza farlo scurire, aggiungiamo in un sol colpo la farina e mescoliamo con una frusta.   Lasciamo rosolare fino a che non sentiamo che “ sfrittega”.  Questa operazione è fondamentale, perché se la farina non viene rosolata, sentirete uno strano retrogusto, che non passerà.  Poi sempre mescolando con la frusta aggiungiamo il latte, che avremo fatto scaldare a parte, un po’ per volta, cercando di non formare grumi.  Quando, dopo aver unito circa 1/3 del latte, la vedremo densa ma ben cremosa, aggiungiamo il resto sempre mescolando, abbassiamo la fiamma e permettiamo alla besciamella di addensarsi, regoliamo di sale e se vogliamo mettiamo un po’ di pepe, alla fine.   Deve avere una media densità,  se lo fosse esageratamente, possiamo aggiungere dell’altro latte per equilibrare(ci vorranno in tutto circa 10 minuti).  Raffreddiamo mescolando, così non si formerà la pellicina, anche se in questo caso non è grave.  Togliamo la mozzarella dall’involucro e la asciughiamo molto bene pressandola tra due fogli di carta da cucina, poi la tagliamo a cubetti o la sgraniamo con le mani(meglio).  Possiamo ora montare la pasta per infornarla.  Sul fondo della teglia mettiamo un cucchiaio di besciamella e lo spargiamo.  Iniziamo stratificando la pasta.  Se la tortiera, è della misura indicata, ci vorranno circa due fogli di pasta, per ogni strato e ne verranno circa 6; importante regolarsi con gli ingredienti.  Sulle sfoglie deponiamo due cucchiai di ragù e lo spargiamo, sopra al ragù due cucchiai di besciamella e la spargiamo. Sopra distribuiamo le mozzarella( due cucchiai) e finiamo con una spolverata di grana.  Continuiamo fino all’ultimo strato.  Inforniamo  a 180° per 40 minuti.  La perfetta trasportabile rimarrà calda ancora per una mezz’ora, inoltre ha tempo di assestarsi.  Se la volete preparare il giorno prima, la potete riscaldare, gira voce che sia ancora più buona.

Polpettone da esportazione

Il nome della ricetta dice tutto.  Secondo le mie figlie avrei dovuto surgelarlo ed esportarlo nel mondo.  Quindi più trasportabile di così?

200 g di polpa di vitellone macinata
200 g di di polpa di vitello macinata
50 g di pancarré o mollica di pane, anche rafferma
latte
1 spicchio di aglio
40 g di grana padano grattugiato
1 mazzetto di prezzemolo
farina bianca
olio
vino bianco
passata di pomodoro
1 uovo (facoltativo)
brodo di carne (va bene anche quello di dado )
sale e pepe nero
1 pizzico di zucchero

Spezzettiamo il pane e lo mettiamo in una ciotola con il latte per il tempo che serve ad ammorbidirlo bene. In un’altra ciotola mettiamo i due tipi di carne, il pepe, il sale, l’uovo (facoltativo: rende il polpettone più compatto al taglio, ma io non lo metto mai, perché lo indurisce), l’aglio schiacciato o tritato molto sottile, il grana e il prezzemolo. Incorporiamo il pane ben strizzato e mescoliamo a piene mani, come se dovessimo impastare il pane, per uniformare e legare bene. Assaggiamo ed eventualmente regoliamo di sale. Modelliamo l’impasto come un salame (o lo suddividiamo in due più piccoli), lo infariniamo e lo mettiamo in una teglia da forno unta d’olio di oliva. Mettiamo la teglia sul gas e rosoliamo il polpettone (girandolo piano, se no si rompe). Spruzziamo con il vino bianco, aggiungiamo un dito di brodo e inforniamo per 40 minuti a 180°, avendo l’accortezza di bagnarlo ogni tanto con il suo sughetto. Aggiungeremo altro brodo se dovesse asciugarsi troppo; se tende a scurirsi in superficie, copriremo la teglia con alluminio.
Una volta tolto dal forno, aspettiamo 10 minuti prima di affettarlo, irrorarlo con il sughetto e servirlo con carotine lesse o insalatina verde tipo lattughino.

Cheese cake di limone e vaniglia

Il “perfetto trasportabile” dolce, sempre gradito, non deperibile, che arriva facilmente a destinazione senza avere assunto forme dervisci che e che solitamente mi spetta quando ci sono queste occasioni?  Potrebbe essere il cheesecake.  Questa e solo una tra le tante e infinite versioni che esistono.

Per 6 persone

Per la base

150 g di farina
1 uovo
75 g di zucchero
75 g di burro morbido
Mezza bacca di vaniglia o 5 gocce di estratto, sale
Burro per lo stampo

Per farcire

750 g di formaggio tipo Philadelphia
250 g di panna
3 uova
150 g di zucchero
50 g di maizena
Il succo di un limone non trattato

Prepariamo la pasta: mescoliamo in una ciotola la farina con un pizzico di sale e lo zucchero, aggiungiamo il burro e incorporiamo gli ingredienti fino ad ottenere un impasto a grosse briciole.  Aggiungiamo l’uovo leggermente battuto e la vaniglia, poi lavoriamo il composto, quel tanto che basta ad ottenere una palla, che trasferiremo in frigorifero per un’ora.  Prepariamo il ripieno:  separiamo i tuorli dagli albumi.  Mescoliamo il formaggio con lo zucchero, 3 cucchiai di succo di limone, la maizena i tuorli e la panna.  Montiamo gli albumi a neve e incorporiamoli al composto di formaggio.  Foderiamo il fondo di uno stampo diam 20 cm, dopo averlo imburrato, con della carta forno sul fondo e sui bordi,  e inseriamo la pasta dopo averla stesa.  Versiamo il ripieno nello stampo, sistemiamolo sulla placca del forno, che avremo rivestito con della carta forno, e inforniamo per circa 1 ora e mezza, tenendo la temperatura del forno a 180° per i primi 20 minuti e abbassandola poi a 160°, fino a cottura(circa 40 min. 65° gradi al cuore per chi possiede un termometro).  Raffreddiamo in frigorifero per 4 ore prima di sformarlo.  Poi lo lasciamo a temperatura ambiente per almeno mezz’ora prima di servirlo.

Buon fine settimana!