Riso nero con pancetta, formaggio e olive verdi

Non v’è pretesa alcuna di fare alta cucina, ma solo l’esigenza della fretta in questo piatto: bello nei colori e molto goloso. Il riso Venere è buono anche nature, possiede un profumo di pane appena sfornato e solitamente accompagna ingredienti esotici insoliti e raffinati. Il riso Venere è bello di natura lo spiega il nome stesso e rimanda a scenari esotici anche se è italianissimo. Ora è per via della fretta, o di scarse scorte, che l’ho abbinato ad ingredienti non proprio forestieri. Ne è derivato un connubio interessante che può essere ulteriormente arricchito. Buona preparazione.

riso venere con pancetta e formaggio

Per 4 persone

Ingredienti: 300 g di riso Venere lessato*, 5 cucchiai di olio di oliva, uno spicchio di aglio, un rametto di rosmarino, 150 g di formaggio tipo Edamer, 80 g di guanciale o pancetta a cubetti, 30 olive verdi denocciolate
Occorrenti: coltello, tagliere, padella
Tempo di preparazione: 10 minuti + eventuale cottura del riso

Pelate l’aglio e schiacciatelo con il palmo della mano. Tagliate l’ Edamer a fette sottili. e le olive a rondelle. Versate l’olio di oliva nella padella e unite l’aglio e il rametto di rosmarino. Scaldate l’olio fino a far soffriggere leggermente l’aglio e aggiungete la pancetta o il guanciale. Rosolate brevemente, unite il riso e le olive, mescolando per insaporire, e scaldatelo per  5 minuti. Sistemate le strisce di Edamer sopra il riso caldo, spegnete il fuoco e coprite. Servite, non appena il formaggio si sarà sciolto, direttamente nella padella appoggiata su un sottopentola.

*Esiste in commercio il riso Venere pre-lessato, molto comodo e indispensabile quando avete molta fretta. Se preferite lessarlo potete farlo in buona quantità, perché si conserva, se ben coperto, per almeno 4 giorni in frigorifero. Questa tipologia di riso tiene molto bene la cottura ed è il protagonista di molte interessanti preparazioni veloci.

Per arricchirlo: togliete le olive dagli ingredienti e sostituitele con 2 cucchiai di pasta di tartufo, ammorbidita con poco brodo vegetale e mescolata al riso poco prima di aggiungere le striscioline di formaggio.

Felice giornata a tutti!

 

 

Ho riso e, non solo, per un buon piatto

Il mercato alimentare di Bangkok di certo incanta gli occhi. Che peccato non averlo mai visto.
Si snoda sull’acqua con le barche che sono bancarelle nei klong: incredibili food mobile. Immagino colori, mi pare di sentire i profumi, che si diffondono dai vapori di ogni tipo di cibo, cucinato e servito per strada.
Quasi tutti lì mangiano per strada: lo “street food” è un intelligente risorsa. Forse gli appartamenti sovrapposti nei grattacieli altissimi, non contemplano la presenza di cucine abbastanza ergonomiche. Se però qualcuno ti invita a casa a cena, lo fa con un “ vieni a mangiare il riso”, lasciando comprendere l’importanza che questo cereale riveste in quel luogo.
Il riso thai è tra i migliori del mondo e il suo profumo, che ricorda il fiore del gelsomino, si accompagna gradevolmente ad altri ingredienti tipici della cucina thailandese: il latte di cocco, la pasta di curry, il paté di gamberetti.
E li ho tutti! Giuro. La deliziosa novella è che la Thailandia è qui, oggi, a casa mia  con alcune delle sue tipicità, grazie a Mina, cara amica, che per la Thailandia ha un affetto speciale.
Ed io, di questi ingredienti mai cucinati, mi innamoro. Più che altro del latte di cocco, tanto che prevedo un’estensione, un libero adattamento, ovviamente dolce. Per quanto riguarda, invece, il piatto da eseguire per primo, mi attengo scrupolosamente alla ricetta che Mina mi ha portato. Vorrà dire che se il dolce che mi immagino sarà secondo le aspettative, trasferirò a mia volta la ricetta e, senza presunzione, potrei essere la prima lumezzanese a fare un dolce con ingredienti orientali davvero.
Siamo tutti cittadini del mondo e ciò è meraviglioso.  Buona preparazione!

Pollo al latte di cocco, bambù e riso thai pollo al bambu

Per 4 persone

Ingredienti: 700 g di petto di pollo,1 scatola di bambù, 1 lt di latte di cocco, 4 bicchieri da 160 ml di riso thai, 1/2 cucchiaino di paté di gamberetti (kapì) , 1 cucchiaino di pasta di curry rosso, sale e zucchero.
Occorrenti: 1 casseruola, 1 pentola, 1 coperchio, meglio ancora pentola per cottura del riso, ciotola, scolapasta, forchetta
Tempo di preparazione: 30 minuti

Tagliate il petto di pollo a tocchetti. Sciacquate il riso all’interno del colapasta sotto l’acqua fredda. Compattatelo all’interno della casseruola e aggiungete 8 bicchieri di acqua. Versate il latte di cocco nella pentola dopo averne tenuto da parte 4 cucchiai. Unite al latte di cocco tenuto da parte il kapì e la pasta di curry e con l’aiuto di una forchetta scioglieteli molto bene. Unite poi al resto del latte nella pentola, assieme a 3 cucchiaini di sale e 3 cucchiaini di zucchero e infine aggiungete i tocchetti di pollo. Fate cuocere il riso coperto senza mai mescolarlo sul fuoco dolce. Cuocete il pollo per 20 minuti scoperto.  Saranno pronti contemporaneamente. Servite in piatti fondi il riso e il pollo irrorandoli con il sugo.

Budino di riso thai al latte di cocco e pesca

BUDINO DI RISO THAI

 

Ingredienti per 6 dolcetti: 2 bicchieri di riso thai, 3 bicchieri di latte di cocco, 1 bicchiere di acqua, semi di cardamomo, 2 pesche gialle, 2 cucchiai di zucchero, una presa di sale, 150 g di cioccolata fondente, 50 g di sciroppo di zucchero di canna, 100 g di latte di cocco
Occorrenti: pirottini monoporzione, casseruola, coltello tagliere, pentolino
Tempo di preparazione: 30 minuti

Lavate le pesche, privatele del nocciolo e tagliatele a cubetti, tenetele da parte. Sciacquate il riso e mettetelo nella casseruola con l’acqua i 3 bicchieri di latte di cocco, lo zucchero e il sale. Coprite e fare cuocere per 18 minuti. Il riso avrà assorbito quasi tutti i liquidi. Toglietelo dal fuoco e versatelo in una ciotola. Lasciatelo raffreddare leggermente e inserite i semi di cardamomo e le pesche. Mescolate. Riempite i pirottini fino all’orlo, pressando il contenuto con la parte concava di un cucchiaino. Lasciate in frigorifero per almeno 2 ore.
Scaldate in un pentolino e su fuoco dolcissimo il cioccolato spezzettato, il latte di cocco e lo sciroppo di zucchero, fino ad ottenere un composto fluido. Tenetelo in caldo.
Per servire: togliete i pirottini, adagiate i budini freddi nei piattini e irrorateli con la salsa al cioccolato e cocco calda.

Felice giornata!

Risotto con riduzione di birra scura

Ci sono gli amici. E poi ci sono  gli “amici della birra”, quelli che le regalano un significato che va al di là del semplice buon bere.  E sicuramente è stato uno tra questi colui il quale ha scritto, su un muro sgraffignato che da Gussago porta verso la Mandolossa: Dio ci salva anche un po’ la birra però.  Tutto vero. Non fotografato, ma vero; e chi abitasse da quelle parti può testimoniare.  Il nostro amico della birra diffonde un chiaro messaggio: non è che Dio può sempre stare lì a controllarti, per cui ci ha regalato tutte quelle buone cose che possono sostituirlo nel momento topico. Proprio come la mamma, quando dice al suo bimbetto: gioca un po’ per conto con i tuoi giochi, adesso, che ho da fare.
Per quanto mi riguarda devo ad un “amico della birra” la mia prima e unica “storta”. Non potei lasciare nulla di scritto sui muri, soprattutto perché mi trovavo su un lungo pontile. Nemmeno ricordo se ho scritto “t’amo” sulla sabbia, in ogni caso non ci sono testimoni.  Non fu una storta seguita da visioni mistico-estatiche o boutade  ma, piuttosto, piena di nostalgia. Se in birra veritas è probabile che stessi vivendo tristezze. Ad ogni buon conto l’amico della birra, la gioventù, il mare, seppero consolarmi.

Devo a un vero amico la ricetta di questo risotto, che mi farebbe venir voglia di prolungare la scritta di Gussago, se non fosse che non scrivo sui muri. Buona preparazione!

risotto con riduzione di birra scura
Per 2 persone

Riduzione di birra scura:
3 dl di birra, 1 cucchiaio raso di zucchero muscovado, 1 buona presa di sale.
Unire sale e zucchero alla birra scura, porre sul fuoco e lasciare ridurre fino ad ottenere una consistenza sciropposa.
Risotto: 120 g di riso vialone nano, 3 dl di birra scura, acqua , grani di pepe nero, 1/2 verza piccola, 1/ peperone giallo, 30 g di burro 30 g di grana, 1 cucchiaio di cipolla tritata sottile, brodo vegetale , 80 g di toma.
Lavare la verza e tagliarla sottile. Lavare il peperone, togliere semi e parti bianche, tagliarlo a falde poi a quadrotti. In una casseruola mettere a soffriggere cipolla, peperone e verza in 4 cucchiai di olio d’oliva e proseguire per almeno 3 minuti. Nel frattempo portare a bollore il brodo. Pulire la scorza della toma con carta da cucina e tagliarla a cubetti.
Unire il riso alla verdure tostare e sfumare con poco vino bianco molto secco. versare poi il brodo, ben caldo, poco alla volta. Portare a cottura e regolare di sale. Fuori dal fuoco unire il burro, la toma e il grana. Mantecare e dimenticare per 2 minuti. Servire ben caldo con la riduzione di birra scura.
A tutti gli amici della birra e del risotto una buona e calda giornata!
 
 

 

La torta di Jack O’ Lantern

 

torta di zucca salataCome fosse finito un fantasma nella cucina di un’osteria non era difficile capirlo: i fantasmi possono essere dovunque. Ben più arduo era invece intuire come avesse potuto diventare un aiuto cuoca, un sous chef, via! Tutto era accaduto nella notte di Halloween.
Prima di diventare un fantasma Jack O’ Lantern non era stato quel che si suole definire un buon cristiano, anzi: viveva alle spalle della madre anziana,  tendeva allo sperpero ed era quasi sempre ubriaco. Inoltre, non aveva mai lavorato. Vista la sua condotta nessuna donna lo amò e se ne prese mai cura tranne sua madre, fino a che fu in vita, poi… Ne lui, dal suo canto, era  facile all’innamoramento  o a stabilirsi, come desidera un uomo normale. Tuttavia la sua inerzia sentimentale durò fino al giorno in cui la vide per la prima volta.
Lei si chiamava Jenna Chubby,  era la moglie dell’oste e lavorava in cucina. Non che fosse particolarmente bella, ma si sa che l’amore è cieco. Di lei lo irretivano prima di tutto il piglio deciso, la foga di donna sicura; poi la figura imponente, le braccia forti e il viso bianco e rosso della salute.  Era sempre lei a cacciarlo fuori dall’osteria  a notte fonda, imprecando contro di lui e tutto il genere maschile. E quand’era arrabbiata gli pareva ancora più bella, così forte nella sua veemenza che tutta la mitragliata di insulti a raffica diventava una sequenza di sonetti. Quindi, ciò, fu per lui l’ amore vero dal primo all’ultimo bicchiere; amore cieco e finanche sordo.  Solo con una donna così si sarebbe messo a posto, per sempre! Che dire, che fare: pur di avere le sue attenzioni avrebbe venduto l’anima al diavolo.
Non è che se qualcuno vuole vendere l’anima al diavolo lo deve dire due volte, basta solo una e pensata addirittura, ché lui è sempre alla ricerca di merce e non aspetta altro, infatti…
Nel bel mezzo di una delle sue solite bevute fino a sfinirsi, il diavolo gli si avvicinò e come un amico qualsiasi si mise a parlare del fascino che certe donne erano in grado di suscitare e poi, ancora, pontificò sul fatto che alcune erano specialiste nello stracciare il cuore. Così, vuoi perché in vino veritas, o perché non vedeva l’ora di alleggerire il sacco pieno di sentimento non corrisposto, si confidò con questo amico fortuito facendosi perfino scappare più d’una lacrima.
“Sono il diavolo”. Se ne uscì, dopo lo sfogo, il nuovo arrivato.
“Se vuoi davvero quella donna c’è un solo modo per averla: vendimi l’anima e lei sarà tua per sempre”.
Come, pensò, l’amore in cambio dell’anima? Qualcosa non gli tornava. Pensava e ripensava e, se pur ottenebrato, non si figurava di poter amare qualcuno senza più avere  l’anima. Allora gli prese la paura, la paura forte di essere andato al di là del possibile: era sì molto ubriaco, ma non uno scellerato. Valeva la pena? Mah… Così, preso dal dubbio, chiese al finto amico: “Non ti nascondo, Diavolo, di averci pensato. Ma come faccio ad essere così sicuro che  mi vorrà, dopo che mi sono privato dell’anima?”
“Oh niente di più facile, quello è un problema tutto mio. Vai questa notte al Ponte delle Streghe e la troverai là, che ti aspetta.”
Detto ciò, così com’era apparso il diavolo si dileguò, lasciandolo nella più completa confusione e totalmente immemore del patto appena stipulato. Non solo: troppo pieno di vino quella notte riuscì a mala pena ad aprire l’uscio di casa, dopo essere stato spazzato fuori dall’osteria da una Jenna infuriata, che il ponte delle streghe non sapeva nemmeno dove fosse.
Anche Il diavolo, preso da numerosi impegni, si dimenticò di quell’anima da reclamare e pensò ad altro, per un po’ di tempo; poi improvvisamente si ricordò dell’innamorato perso. Amore o no, la parola era stata data: non si parlava a vanvera con lui, il diavolo.
Quando entrò all’osteria per compiere il suo dovere di diavolo stava imbrunendo. Trovò Jack O’ Lantern seduto al solito tavolo, con la testa tra le mani e più di là che di qua.
“Sono venuto a prendermi quanto mi spetta, caro!” gli intimò.
“Ti ricordi che per amore di Jenna mi hai venduto l’anima? Ti ricordi il ponte delle Streghe? Ora dammi la tua anima!”
Jack, a dire il vero ben poco si ricordava, se non di avere solo dormito. Inoltre niente faceva suppore che Jenna si fosse finalmente invaghita di lui:  era sempre la stessa, con la voce per aria e la  scopa in mano per cacciarlo, nulla era cambiato. Ma la questione dell’anima al diavolo era sicuramente grave e doveva scoprire un modo per risolverla.
“Caro Diavolo” gli disse “Va bene, ti do l’anima. Ma prima permettimi un’ultima bevuta”. E questi, ingolosito, gli rispose: “ Oh, per tutti i diavoli! Beviti anche la decima, ma basta che ti sbrighi, non ho tempo inutile!”.
Si sa che  il diavolo perde facilmente la pazienza, che è viziato e volitivo, che se vuole una cosa fa di tutto per averla.
“Non ho più soldi, dovresti prestarmi una moneta”, e il diavolo “Non ho danaro con me”. Jack O’ Lantern tremava come una foglia, ma riuscì a chiedere: “Allora visto che sei potente trasformati in moneta!”.
Ecco fatto: il diavolo si trasformò in un soldino. Subito Jack prese il diavolo così come s’era reso, monetina, e lo mise in tasca, vicino ad una piccola croce d’argento che gli aveva regalato suo nonno. Ahhhh, che brutta fine fece quel povero diavolo che con le croci non andava d’accordo! Costretto, per giunta, in una tasca puzzolente.
Solo molto tempo dopo riuscì a ricomporsi, a riprendere la sua forma di diavolo, ad uscire da quella tasca e, stiracchiandosi,  tornare finalmente là da dove era venuto, cioè all’Inferno.
Non è dato sapere quanti giorni o quanti anni passarono, di fatto il Diavolo mai si dimenticò di quella tasca stretta, di quella croce che la voleva sempre vinta e dell’inganno.  Jack invece rimase sempre lì, ad ubriacarsi e a ciondolare, innamorato e solo. Poi, per via di quella sua vita dissoluta, morì.
Non che avesse sperato nel Paradiso, no, ma almeno un posto o perfino un postaccio all’Inferno se lo sarebbe meritato, dopo tutta una vita passata a cercarselo e invece… “Ah, ora mi ricordo di te! Mi restano, a memoria, ancora tre o quattro botte e tutte le pieghe, per essere stato costretto e, in assai brutta compagnia, nella tua tasca da ubriacone, brutto disgraziato! Per quanto mi riguarda l’Inferno, ora, te lo dovrai meritare. Io qui non ti faccio entrare!” E detto questo, tirandogli  dietro un tizzone ardente, lo mandò a girovagare, errante a tal punto, da non potersi fermare mai, aspettando di guadagnarsi un posto all’Inferno. Si era proprio dannato l’anima Jack O’ Lantern. Non avrebbe mai dovuto scendere a patti con il diavolo.
Stanco morto, si informò presso alcuni suoi colleghi fantasmi, che stavano vagando come lui, se vi fosse la possibilità di avere una sistemazione anche temporanea: una soffitta, una cantina, un sottoscala, in attesa dell’inferno, per riposare il suo lenzuolo. In simultanea risposero che anch’essi stavano cercando, ma che, per i fantasmi, i tempi erano davvero duri.  Ora non spaventavano più nessuno, neanche i bambini. Addirittura c’era chi li acchiappava e li metteva sotto spirito per tutta l’eternità e allora sì che erano guai seri. Inoltre, la moda del fantasma di famiglia era bell’e che passata. Non rimaneva che aspettare la notte di Halloween quale momento adatto a trovare un buon posto, forse in eterno.
Nella confusione generale di quella notte, non si distinguevano i fantasmi veri dai finti, quindi nessuno si preoccupava di cacciarIi via e nemmeno li mettevano in un vasetto, per il timore di sbagliarsi.  Anche il diavolo non si faceva vivo, per non incorrere in crisi d’identità. Così indisturbati  avrebbero potuto di soppiatto intrufolarsi in un luogo accogliente, da fantasmi.
Per lui ci fu un’unica strada, e forse l’ultima, da percorrere quella notte: la strada verso l’osteria. Perché esisteva un unico posto dove avrebbe voluto riposare il suo stanco lenzuolo: vicino a Jenna Chubby. Di certo, da fantasma, non avrebbe potuto vederlo.  E lì si diresse senza pensarci tanto.
“Oh, Jenna, Jenna! Sapessi come mi sono dannato l’anima per causa tua…” e, mentre con il cuore contrito parlava da solo, vide che alla finestra della sua ostessa rubiconda c’era una bella zucca. Fece per sollevarla e…“Jack o’ Lantern,  giù le mani da quella zucca!  Mi serve per cucinare. Non hai ancora smesso di combinare guai? Vieni qui che ti metto a posto, io…”. Una voce fin troppo conosciuta e desiderata lo fermò. Che dolce musica per le sue fantasmatiche orecchie!
“Ma c’è una candela, dentro…” solo questo riuscì a risponderle. “Che importa? Una volta tolta quella, la cucinerò. Allora! Ti vuoi muovere? Ci sono le patate da pelare, i polli da spennare, il pane da infornare, le torte di zucca da fare, forza!”
Superato lo choc provato nel ritrovarla, scoprì fortunatamente che lei era ancora lei: la stessa donna pratica ed efficiente. Lei era ancora lei: lo stesso grembiule a quadri. La stessa faccia paffuta. Le stesse braccia forti. La stessa voce. Era una certezza. “Con una così” ebbe a dirsi “non hai più paura di niente, non ti ciondoli ubriacandoti. Non vai di qua e là, né da vivo né da morto.”
E infatti fu lì che restò, con un unico dubbio: come aveva potuto vederlo? Che il diavolo ci avesse messo del suo? Mah…di fatto nessun altro mai lo vide all’infuori di lei, che, in virtù di quell’ aiuto inaspettato quanto invisibile , di lì a poco avrebbe fatto ingelosire l’oste. Prese, infatti, ad assentarsi spesso; frequentava la palestra, l’estetista e il parrucchiere. Era più rilassata, perfino dolce e spesso dopo avere ben “cazziato” il suo aiutante, gli faceva l’occhiolino. Che ci fosse un altro? Si chiedeva il buon uomo. Nooo! C’era molto altro: molto, altro, tempo.
Forse il diavolo s’è davvero dimenticato di Jack O’ Lantern, che è sempre lì, lì che lavora: pela patate, inforna il pane, passa lo straccio, e prepara per la notte di Hallowen una torta di zucca davvero buona. Ogni tanto rimpiange di essere capitato in quel posto  con la stessa intensità con la quale aveva bramato di giungervi. Spesso arriva perfino a desiderare che il diavolo torni a riprenderlo, che di tanta fatica non ne può più. Poi però si lascia trastullare dalla vicinanza di Jenna e dalla celestiale illusione di non stare lì per guadagnarsi un posto agli Inferi, bensì ad aspettare un’altra vita  e la possibilità che lei, infine, in quell’altra vita, lo amerà. Ora, per lui, l’Inferno può attendere. Non altrettanto l’amore.

Torta di Jack O’ Lantern

Ingredienti per 8 persone: 200 g di riso vialone nano, 1 albume, 3 cucchiai di grana grattugiato, 30 g di burro, brodo, 400 g di polpa di zucca, 200 g di besciamella o di ricotta, 1 uovo e 1 tuorli, sale e pepe
Ingredienti per la mousse al taleggio: 200 g di panna, 70 g di taleggio, sale

Per preparare la mousse al taleggio: in un pentolino scaldate la panna e il taleggio fino a fonderlo del tutto. Mettete in una ciotola e conservate in frigorifero coperto per almeno 10 ore. Trascorso il tempo montate la panna al taleggio a velocità media. Con la sac a poche decorate a piacere la superficie della torta, o servite a parte.

Per preparare la torta: lessate il riso nel brodo per 12 minuti, scolatelo e mescolatelo con il grana il burro e l’albume. Foderate la tortiera con carta da forno e aiutandovi con il dorso di un cucchiaio livellate il riso sui bordi e sul fondo. Infornate a 200°C per 15 minuti. Nel frattempo mescolate la polpa di zucca con l’ingrediente scelto (besciamella o ricotta) e tutti gli altri ingredienti. Regolate di sale e pepe e travasate nel guscio di riso. Proseguite la cottura a 170° per altri 40 minuti.

Consiglio: per la crosta di riso potrete usare del risotto avanzato.

Buona giornata a tutti!

 

 

 

 

 

 

Le pranzo-idee della domenica: riso Basmati in insalata mediterranea

riso basmati in insalata mediterranea

 

Questa è un’idea veloce adatta per il pranzo a casa o per il picnic. Il bianco quasi cangiante del riso basmati  si abbina  ai colori solari delle verdure mediterranee e il suo profumo, che ricorda quello del legno di sandalo, è in sintonia con l’origano e il peperoncino.

Per 4 persone

Ingredienti: 220 g di riso basmati, 1 falda di peperone giallo 1 falda di peperone rosso, 1 zucchina media, 1 cucchiaio di capperi sottaceto, olive verdi o nere denocciolate, 200 g di filetto di sgombro sott’olio, 1 melanzana violetta, 2 piccoli pomodori san Marzano, olio di oliva, peperoncino in polvere, origano, poco succo di limone o aceto bianco
Occorrenti: pentola, colino, carta da forno, coltello, tagliere, padella ciotola
Tempo di preparazione: 30 minuti
Costo del piatto: medio

Lessate il riso basmati per non più di 9 minuti in acqua ben salata, scolatelo e raffreddatelo sotto acqua corrente; distribuitelo su un foglio di carta da forno e lasciatelo asciugare. Nel frattempo lavate e preparate le verdure: private i peperoni del bianco e dei semi, dividete la melanzana a metà e scavatela ad un centimetro dal bordo, spuntate la zucchina. Tagliate la zucchina a rondelle, la melanzana e il peperone a cubetti e i pomodori molto sottili. Scaldate poco olio di oliva nella padella e saltate brevemente la zucchina, i peperoni e le melanzane fino ad ammorbidirli; regolate di sale, spolverate con poco peperoncino e tenete da parte.
In una ciotola capiente versate i riso, conditelo con olio di oliva e il limone o l’aceto. Aggiungete i capperi, i filetto di sgombro ben sgocciolati, le olive e date una prima mescolata. Unite poi le verdure cotte, i pomodori e spolverate con abbondante origano.
Accompagnate l’insalata di basmati con uova sode e lattughino.

Le pranzo idee del Lunedì: raccomando di non abbondare ma, se dovesse avanzare, l’insalata di riso è molto buona anche il giorno dopo. Saranno invece rimaste le verdure: melanzana, peperoni, zucchine e pomodori. Improvvisate una ratatouille e servitela sul pane tostato.

Buona domenica a tutti!

Riso integrale in Primavera

riso integrale primavera

Il riso integrale è il cereale più completo. Meglio quindi consumarne in abbondanza e durante tutto l’arco dell’anno, da grandi e da piccoli. Tra le tante virtù che possiede – c’è anche quella di poter essere smaltito molto velocemente- spunta un difetto: ha una cottura abbastanza lunga. In commercio ne esiste una versione precotta, che permette di accorciare i tempi. Ma se siete stati colti come me e folgorati sulla via verso la cassa dallo scaffale multi-cereali e ne avete acquistato il “modello pazienza” , sappiate che per cuocerlo bene ci vogliono 40 minuti. Cuocerlo in pentola a pressione è una passeggiata; cuocerlo al vapore è un lento pellegrinaggio; cuocerlo in pentola è un vantaggio se ne cuociamo una buona quantità, tale da conservarlo per qualche giorno in frigorifero ben coperto- si conserva per quattro giorni. Avendolo già pronto potremo provarlo in “ vari modi”: riso integrale in insalata, riso integrale in minestra, riso integrale in brodo, riso integrale in cagnone, riso integrale al sugo, riso integrale in Primavera. E questo ultimo è davvero sfizioso, parola mia.

per 2 persone

Ingredienti: 150 g di riso integrale, 2 fette di fesa di tacchino o petti di pollo,  2 zucchine piccole, 40 g di piselli ( sono all’incirca 4 cucchiai), 40 g di fave fresche o surgelate (sono circa 2 cucchiai), 1 gambo di sedano verde, 8 asparagi (solo parte edibile), 1 cipolla bianca, 1 spicchio di aglio, 4 cucchiai di olio di oliva, il succo di mezzo limone spremuto e filtrato, 100 g di formaggio Primosale
Occorrenti: coltello, tagliere, pentola, padella, schiumarola
Tempo di preparazione: 20 minuti + cottura

Mondare i piselli e le fave e pulire tutte le verdure. Tagliare cipollotto, sbucciare e schiacciare l’aglio, tagliare la zucchina a cubetti il sedano a rondelle sottili e gli asparagi  a pezzetti, avendo cura di lasciare intere le punte. In una pentola far bollire abbondante acqua, salare e versare il riso, portare a cottura per 20 minuti . Nel frattempo battere leggermente le fette di tacchino tra due fogli di pellicola alimentare e tagliarle a strisce poi a rettangoli. In una padella abbastanza grande rosolare la cipolla e l’aglio e unire il tacchino . Mescolate e cuocete per 5 minuti. Unire il sedano i piselli e le fave e proseguire la cottura per altri 5 minuti, poi aggiungere tutte le altre verdure. Con la schiumarola scolare il riso direttamente nella padella e finire di cuocerlo bagnandolo l’ acqua di cottura, per circa 10 minuti. Irrorarlo con il succo di limone, aggiungere il formaggio Primosale tagliato a cubetti mescolare e servire. A piacere spolverare del pepe nero e poco prezzemolo tritato.

Un consiglio: se le verdure vi sembrano troppe, potete conservarle e usarle per preparare un ottimo risotto.

Buona giornata!